Clizia/Atto quinto/Scena terza

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Atto quinto
Scena terza

../Scena seconda ../Scena quarta IncludiIntestazione 26 aprile 2008 75% Teatro

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Sofronia, Nicomaco

Sofronia
(sola) Doria, mia serva, mi ha detto che Nicomaco è fuora, e che egli è una compassione a vederlo. Io vorrei parlargli, per vedere quel ch’e’ dice a me di questo nuovo caso. Eccolo di qua. (a Nicomaco) O Nicomaco!
Nicomaco
Che vuoi?
Sofronia
Dove va’ tu sì a buon’ora? Esci tu di casa sanza fare motto alla sposa? Hai tu saputo, come lo abbia fatto questa notte con Pirro?
Nicomaco
Non so.
Sofronia
Chi lo sa, se tu non lo sai, che hai messo sottosopra Firenze, per fare questo parentado? Ora che gli è fatto, tu te ne mostri nuovo e malcontento!
Nicomaco
Deh, lasciami stare! Non mi straziare!
Sofronia
Tu, se’ quello che mi strazii, che, dove tu dovresti racconsolarmi, io ho da racconsolare te; e, quando tu gli aresti a provedere, e’ tocca a me, che vedi ch’io porto loro queste uova.
Nicomaco
Io crederrei che fussi bene che tu non volessi il giuoco di me affatto. Bastiti averlo avuto tutto questo anno, e ieri e stanotte più che mai.
Sofronia
Io non lo volli mai, el giuoco di te; ma tu, sei quello che lo hai voluto di tutti noi altri, ed alla fine di te medesimo! Come non ti vergognavi tu, ad avere allevata in casa tua una fanciulla con tanta onestade, ed in quel modo che si allevano le fanciulle da bene, di volerla maritare poi ad uno famiglio cattivo e disutile, perché fussi contento che tu ti giacessi con lei? Credevi tu però avere a fare con ciechi o con gente che non sapessi interrompere le disonestà di questi tuoi disegni? Io confesso avere condotti tutti quelli inganni, che ti sono stati fatti, perché, a volerti fare ravvedere, non ci era altro modo, se non giugnerti in sul furto, con tanti testimonii, che tu te ne vergognassi, e dipoi la vergogna ti facessi fare quello, che non ti arebbe potuto fare fare niuna altra cosa. Ora, la cosa è qui: se tu vorrai ritornare al segno, ed essere quel Nicomaco che tu eri da uno anno indrieto, tutti noi vi tornereno, e la cosa non si risaprà; e, quando la si risapessi, egli è usanza errare ed emendarsi.
Nicomaco
Sofronia mia, fa’ ciò che tu vuoi: io sono parato a non uscire fuora de’ tua ordini, pure che la cosa non si risappia.
Sofronia
Se tu vuoi fare cotesto, ogni cosa è acconcio.
Nicomaco
Clizia, dove è?
Sofronia
Manda’la, subito che si fu cenato iersera, vestita con panni di Siro, in uno monistero.
Nicomaco
Cleandro, che dice?
Sofronia
È allegro che queste nozze sien guaste, ma egli è ben doloroso, che non vede come e’ si possa avere Clizia.
Nicomaco
Io lascio avere ora a te il pensiero delle cose di Cleandro; nondimeno, se non si sa chi costei è, non mi parrebbe da dargliene.
Sofronia
E’ non pare anche a me; ma conviene differire il maritarla, tanto che si sappia di costei qualcosa, o che gli sia uscita questa fantasia; ed intanto si farà annullare il parentado di Pirro.
Nicomaco
Governala come tu vuoi. Io voglio andare in casa a riposarmi, che per la mala notte, ch’io ho avuta, io non mi reggo ritto, ed anche perché io veggo Cleandro ed Eustachio uscir fuora, con i quali io non mi voglio abboccare. Parla con loro tu, di’ la conclusione fatta da noi, e che basti loro avere vinto, e di questo caso più non me ne ragionino.