Corano/Capitolo XXX

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Capitolo XXX

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Maometto - Corano (650)
Traduzione dall'arabo di Vincenzo Calza (1847)
Capitolo XXX
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CAPITOLO XXX.

i greci.

Dato alla Merca. — 60 Versetti.

In nome di Dio clemente e misericordioso.


1.  A. L. M. I Greci sono stati vinti1

2.  In un paese assai vicino al nostro2; ma, dopo questa vittoria, vinceranno anch’essi,

3.  Nel corso di qualche anno3. Le cose dipendono da Dio tanto prima che dopo. In quel giorno i credenti si rallegreranno. [p. 204 modifica]

4.  Della vittoria ottenuta coll’ajuto di Dio; egli assiste chi vuole. È possente, e misericordioso.

5.  Tale è la promessa di Dio. Egli non manca alle sue promesse; ma la maggior parte degli uomini non lo sa.

6.  Conoscono ciò che dà nei sensi della vita di questo mondo, e non pensano (all’esistenza) della vita futura.

7.  Non hanno forse riflettuto in se stessi che Dio ha creato i cieli, e la terra e tutto ciò ch’è fra loro, per la verità; ch’egli ha fissato la durata fino all’epoca anticipatamente stabilita? Ma la maggior parte degli uomini non crede che un giorno si comparirà innanzi a Dio.

8.  Non hanno essi viaggiato nel paese? Non han veduta qual’è stata la fine de’ loro antenati più robusti di essi? Hanno solcato il paese (di strade, e di argini); ne abitavano una parte più considerevole che essi. Vennero degli apostoli con prove evidenți. Non è Dio che li ha trattati con durezza; essi sono stati iniqui verso se stessi.

9.  La fine di quei che commettevano azioni cattive è stata cattiva. Han trattati i nostri segni di bugie, e se ne ridevano.

10.  Dio produce la creazione, e la fa rientrare (nel suo seno). Voi ritornerete a lui.

11.  I giorno in cui verrà l’ora4 i colpevoli diverranno muti.

12.  Non troveranno intercessori fra i loro compagni (le divinità che davano per compagni a Dio) e li rinegheranno.

13.  Il giorno in cui comincerà l’ora, gli uomini saranno separati gli uni dagli altri.

14.  Coloro che avranno creduto, e praticate le buone opere si divertiranno sopra un ripiano di fiori.

15.  Coloro che non credono, e trattano di menzogne i nostri segni, ed il loro ritorno nell’altro mondo, saran mandati al supplizio.

16.  Celebrate dunque Dio sera, e mattina.

17.  Poichè gli appartiene la gloria ne’ cieli, e sulla terra; celebratelo all’entrar della notte, e quando vi riposate a mezzo giorno.

18.  Ei fa sortire il vivo dal morto, ed il morto dal vivo; vivifica la terra già morta; in tal modo anche voi sarete risuscitati.

19.  L’avervi creati dalla polvere è un segno (della sua potenza). Poi diveniste uomini sparsi per ogni dove.

20.  È anche un altro segno l’avervi creato delle donne (formate) da voi stessi, perchè viviate con esse. Ha stabilito fra voi l’amore, e la tenerezza. Vi sono in tutto ciò de’ segni per quei che riflettono. [p. 205 modifica]

21.  La creazione de’ cieli, e della terra, la diversità delle lingue, dei colori, sono anche un segno. Certamente vi sono in ciò dei segni per tutto l’universo.

22.  Nel numero dei suoi segni è il vostro sonno tanto di notte che di giorno, ed il vostro desiderio d’ottenere le ricchezze dalla generosità (di Dio). Vi sono in ciò de’ segni per quei che intendono.

23.  Un altro de’ suoi segni è anche il lampo che fa brillare ai vostr’occhi per ispirarvi timore e speranza, l’acqua che fa piovere dal cielo con cui rende la vita alla terra non ha guari morta. Vi sono in ciò dei segni per quei che comprendono.

24.  È un segno ancora, che, per suo ordine, il cielo, e la terra restano in piedi. Poi quando vi chiamerà (dalle viscere) della terra, ne sortirete in un tratto.

25.  A lui appartiene tutto ciò ch’è ne’ cieli, e sulla terra: tutto gli è sottomesso.

26.  Egli produce la creazione, e la fa rientrare (nel suo seno). Ciò gli è facile. Egli solo ha il dritto di esser paragonato a tutto ciò che v’è di più sublime nei cieli, e sulla terra.

27.  Vi propone esempi tratti da voi stessi. Prendete voi gli schiavi, che avete acquistati colle vostre mani, per vostri socj nel godimento de’ beni che v’abbiam dati, in modo che le vostre parti sieno eguali? Avete per loro quel timore (o riserva) che avete fra voi? Così noi esponiamo i nostri insegnamenti agli uomini dotati d’intelligenza.

28.  No. Solamente i malvagi seguono le loro passioni senza discernimento. E chi dirigerà colui che Dio ha smarrito? Chi potrà proteggerlo?

29.  Alza dunque, pio e devoto, la tua fronte verso questa religione, opera di Dio, per la quale ha creato l’uomo. La creazione di Dio non potrà essere cambiata. Questa religione è immutabile, ma la maggior parte degli uomini non l’intende.

30.  Rivolgetevi a Dio, e temetelo; osservate la preghiera, e non siate nel numero degl’idolatri;

31.  Nel numero di coloro ch’hanno divisa la loro religione, e si sono formati in sette, in cui ogni partito è contento della sua porzione.

32.  Quando una disgrazia li colpisce, rivolti verso il loro Signore, gridano e ricorrono a lui; poi, se fa loro provare la sua misericordia, molti di loro gli danno de’ socj.

33.  Così dimostrano la loro ingratitudine de’ benefizj di cui li abbiamo ricolmi. Godete pure, ma presto apprenderete.....

34.  Abbiamo ad essi mandato qualche autorità che parli loro delle divinità che associano a Dio?

35.  Allorchè facciam provare agli uomini i benefizi della nostra grazia, si rallegrano; ma se arriva loro una disgrazia in punizione de’ lor peccati, si disperano.

36.  Non hanno essi riflettuto che Dio ora distribuisce a larga mano il nutrimento a chi vuole, ora lo misura?

37.  Dà a ciascuno ciò che gli è dovuto, al tuo vicino povero, ed al viaggiatore. Ciò sarà più utile a coloro che voglíono essere, riguardati benevolmente dal loro Signore. Essi saranno felici.

38.  (Il denaro) che date ad usura per accrescerlo col bene altrui, non accrescerà presso Dio; ma l’elemosina che farete per ottenere gli sguardi (benevoli) di Dio5 vi sarà raddoppiata. [p. 206 modifica]

39.  Dio vi ha creati, e vi nudrisce; vi farà morire, e poi rivivere. V’è egli un solo fra i compagni (che gli date) che possa farne checche siasi? Gloria a Dio! egli è troppo al di sopra di ciò che gli s’associa.

40.  La distruzione apparve sulla terra, e sul mare, per le opere della mano dell’uomo; essa lor farà gustare (i frutti di) una parte de’ suoi misfatti.

44.  Di’ loro; Percorrete il paese, e vedete qual’è stata la fine di quei popoli, di cui la maggior parte era composta d’increduli.

42.  Alza la tua fronte verso la religione immutabile prima ch’arrivi quel giorno che niuno potrà allontanare da Dio6. Allora saranno divisi in due partiti,

43.  Gl’increduli portando il peso della loro incredulità, e quei che han praticato il bene, e preparato il loro luogo di riposo,

44.  Affinchè Dio ricompensi colla sua generosità quei ch’han creduto, e fatto il bene. Ei non ama gl’infedeli.

45.  È uno de’ segni della sua potenza, quando manda i venti a recare felici notizie7 per far provare agli uomini i doni della di lui misericordia; quando per suo ordine le navi dividono le onde; quando gli uomini chiedono ricchezze alla sua generosità. Forse gli sarete riconoscenti.

46.  Prima di te abbiamo mandato degli apostoli a ciascuno di que’ popoli, che si presentarono con prove evidenti. Ci vendicammo dei colpevoli. Era nostro dovere di soccorrere i credenti.

47.  Dio manda i venti, ed i venti solcan la nube. Dio la distende nel cielo come vuole, la divide, e fa sortire la pioggia dal suo seno; e quando la fa cadere sopra quei che vuole fra i suoi servi, essi sono allegri,

48.  Essi, che prima che cadesse erano disperati.

49.  Volgi i tuoi sguardi sulle tracce della misericordia di Dio; vedi come rende la vita alla terra morta. Questo stesso Dio farà risorgere i morti, è onnipotente.

50.  Ma, se mandiamo un vento (ardente), e se veggono (i loro raccolti) ingiallire, allora si mostrano ingrati.

51.  Tu non potrai (o Maometto) farti sentire dai morti; non potrai far sentire un grido ai sordi, quando se ne vanno volgendo il tergo.

52.  Tu non sei la guída de ciechi per impedirli di smarrirsi. Tu non potrai farti ascoltare che da quei che credono ne’ nostri segni, e si dedicano intieramente a noi.

53.  Dio vi ha creato deboli; dopo la debolezza vi dà la forza, e dopo la forza ritorna la debolezza, ed i capelli bianchi. Crea ciò che vuole; è il Sapiente il Potente.

54.  Il giorno in cui verrà l’ora, i colpevoli giureranno.

55.  Che non son restati che un’ora (nel sepolcro). Così essi mentivano (sulla terra).

56.  Ma quelli a cui furon date la scienza e la fede, diranno loro: Vi siete restati, secondo il decreto del libro di Dio, fino al giorno della resurrezione. Eccolo questo giorno, ma voi l’ignoravate.

57.  In quel giorno le scuse de malvagi non serviranno loro a nulla; non saranno più invitati a rendersi accetti a Dio.

58.  Abbiamo proposto agli uomini in questo Corano ogni sorte di parabole. Se farai veder un miracolo agl’increduli, diranno: Siete impostori.

59.  Così Dio imprime il suggello sul cuore di quei che non sanno niente.

Note

  1. La parola Er-roum del testo che traduciamo per greci, si applicava, e s’applica ancora in arabo ai greci d’Alessandro il Grande, all’impero romano dí Occidente, ed a quello d’Oriente, od ai greci del Basso Impero. E di questi che si tratta in questo capitolo. La disfatta l’ebbero i persiani, adoratori del fuoco, per conseguenza idolatri. Questo successo d’un popolo che gli arabi idolatri potevano riguardare fino ad un certo punto della stessa lor religione, mentre che i greci, come Cristiani, ed in possesso delle Scritture, erano reputati avvicinarsi più al culto unitario predicato da Maometto, cagionò una gran sensazione nell’Arabia. La rivelazione contenuta nei versetti 2 e 3 aveva per scopo di abbassare l’orgoglio degl’idolatri, e rassicurare i maomettani. Dopo che la predizione del successo de’ greci si realizzò, tutto questo passo del Corano è citato nei musulmani come una prova evidente del l’ispirazione profetica di Maometto. Ciò nonostante non è d’accordo sulle date di questi due avvenimenti: gli uni mettono la vittoria de’ persiani all’anno 5° prima dell’egira; e quella de’ greci all’anno 20 dell’egira; altri pongono il primo al 5° o 4 anno dell’egira, ed il secondo al fine del sesto, o al principio del settimo. Senza voler qui stabilire l’esattezza di queste date, faremo osservare che il passo, di cui trattasi riferisce all’epoca di questa lunga guerra che il re di Persia Cosroe Perwiz faceva tanto felicemente all’impero d’Oriente, fino a che l’Imperatore Eraclio con una vittoria decisiva, nel 623, vendicò gli affronti sofferti dal suo predecessore, e continuò una lunga carriera di fortune. Dunque la profezia sarebbesi verificata l’anno 5 o 4 dell’egira. Ved. nota 3.
  2. I commentatori differiscono nell’applicazione di questo passo. Uno dei più celebri, Ebn-Abbas, crede che si tratti della Palestina.
  3. Queste parole: nel corso di qualche anno, corrispondono al bed’issinina del testo, ed ecco ciò che i commentatori dicono su questa designazione. Quando fu rivelato questo passo che profetizzava la vittoria de’ greci, Abou-Bekr (che fu poi Califfo) fece una scommessa con Obba ben Schalf, arabo idolatra, che la profezia sarebbe verificata in termine di tre anni, e scommise dieci cammelli. Maometto, avendo saputo di questa scommessa, disse ad Abou-Belir che la parola Bed’ (qualche) s’applícava ad un numero qualunque da tre fino a dieci, e lo consigliò di correggere i termini della scommessa in tal senso; le parti fissarono dunque il tempo a nove anni, ed il premio a cento cammelli. Si dice che Obba morisse l’anno 5º dell’egira, e chè la predizione essendosi realizzata, poco tempo dopo i suoi eredi furon costretti di dare i cento cammelli ad Abou-Bekr. Un’ultima osservazione resta a fare su questo versetto, che servirà ad apprezzare il carattere del Corano. Si sa che nel sistema grafico degli arabi, come anche in tutte le lingue d’origine semitica, non si scrivono che le consonanti, e si supplisce colle vocali nel leggere. Il Corano ha ricevuto la sua vocalizzazione attuale molto tempo dopo che fu redatto, per conseguenza all’epoca in cui si poteva essere d’accordo sul senso delle parole e fissarlo definitivamente. Ora, le parole gulibatirrumu (i greci sono stati vinti) possono esser lette senza alterare le consonanti galabak tirumu (i greci sono stati vincitori); quindi al versetto 2 le parole saiaglibuna (saranno vincitori) posson leggersi sempre conservando le stesse consonanti saiuglabuna (saranno vinti). Nel vedere l’incertezza e la brevità di queste parole, si direbbe che questo passo del Corano è stato ad arte scritto in modo d’aver sempre ragione in qualunque circostanza, siccome il celebre oracolo di Delfo nella risposta, Ibis redibis non morieris in bello. Le interpretazioni dei commentatori hanno però fissato il senso tale quale è dato nel testo attuale.
  4. L’ora nel Corano, significa il giorno del giudizio finale.
  5. Alla lettera: che farete ricercando la faccia di Dio.
  6. Cioè, che niuno potrebbe allontanarlo per impedire a Dio di far i conti cogli uomini.
  7. Cioè, annunziando la pioggia.