Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro quarto – Cap. VI

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Libro quarto – Cap. VI

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De Ponti di Legno, et di Pietra, et del situargli: de le Pile, Volte, Archi, Cantonate, Serragli, Spranghe, lastricatura, et rilievo loro.

cap. vi.


I
L Ponte certamente è parte principalissima de la strada. Nè sarà ogni luogo commodo a farvi Ponti; Percioche, oltra che e’ non è conveniente lasciarlo fitto in una estremità d’un rinchiuso cantone, per commodità di pochi; ma bisogna che sia nel mezo del paese per i bisogni de lo universale; egli [p. 91 modifica]certamente si debbe situare in sito facilissimo da finirlo con non grandissima spesa, et da sperare, che egli habbia quasi ad esservi eterno. Debbesi adunque eleggere un guado, che non sia de più profondi, nè de più scoscesi; che non si vadia variando, nè movendo; ma stia uguale sempre, et da durare. Debbonsi fuggire i ritrosi de le acque, gli avolgimenti, le voragini, et cose simili, che ne cattivi fiumi si truovano. Debbonsi ancora principalmente schifare i gomiti de le ripe, et gli avolgimenti de le acque, si per molte cagioni (essendo le ripe certamente in questo luogo molto sottoposte al rovinare) si ancora perche i legnami, i tronconi, et gli alberi, che de la campagna levati son portati giù da la piena, non possono passare per essi gomiti a diritto, per cammino espedito: ma si attraversano, et si aviluppano impedendosi l’uno l’altro: et accostansi a le Pile, fanno una grandissima massa, onde riturate le vie, gli archi, de Ponti vanno sotto; di maniera che tale edificio per il pondo de le impetuosissime acque si guasta, et si rovina. Ma de Ponti ne sono alcuni di Pietra, alcuni di Legname. Diremo prima di quelli, che si fanno di legno, come più facili a metterli in opera; Dipoi passeremo a trattare di quegli che si fanno di Pietra. Bisogna che amenduoi sieno fortissimi. Quello che sia di legname adunque si affortificherà con grande, et gagliarda abbondanza di legnami; et che tal cosa si conseguisca eccellentemente, ne darà grandissimo aiuto il Ponte di Cesare. Il quale ne insegnò il modo di farlo in questa maniera. Egli congiugneva insieme duoi legni discosto l’uno da l’altro duoi piedi (misurati a l’altezza del fiume) grossi tre quarti di braccio, et auzzati alquanto da basso; Questi metteva egli nel fiume con certi instrumenti ficcandoli a castello, non diritti a piombo a guisa di pertiche, ma a pendio, ritirandoli alquanto di sopra che pendessino secondo il corso del fiume. Rincontro a questi dipoi ne ficcava duoi altri, congiunti insieme nel medesimo modo, con intervallo da basso di quaranta piedi; volti contro la forza, et l’impeto de la acqua, fitti l’uno, et l’altro di questi, cosi come noi habbiamo detto, gli congiugneva insieme, mettendovi sopra travi grosse duoi piedi, lunghe, quanto era la distantia di essi confitti legni. Queste cosi postevi travi erano da la parte di fuori sostenute da due legature, le quali aggirate attorno, et in la contraria parte ripiegate, era tanta la fortezza de la opera, et tale la natura di tali cose, che quanto maggiore vi si fusse incitato l’impeto de le acque, tanto più strettamente le travi postevi sopra si serravano insieme. Sopra queste postevi altre legne, si intrecciavano et vi si faceva sopra un piano di pertiche, et di graticci. In un medesimo tempo si mettevano da la parte di sotto del fiume alcune travi più sottili a pendio, le quali postevi in cambio di Ariete, et congiunte con tutto l’edificio, resistessino a l’impeto del fiume. Et si mettevano altre travi ancora con mediocre intervallo da lato di sopra del Ponte, che avanzavano di poco l’altezza del fiume, accioche se da i nimici fussino mandati o tronconi di arbori, o navi giu per il fiume, per rovinare detto Ponte, si scemasse, mediante la defensione di dette travi, la violenza delle dette cose, et non potessino nuocere al Ponte. Queste cose ne insegnò Cesare. Nè sarà fuor di proposito, quello che e’ costumarono presso a Verona, di lastricare i Ponti di legno, di verghe di ferro, et massimo da quella parte dove hanno da passare le carrette, et carri. Restaci a trattare del Ponte che si fa di Pietre, le parti del quale sono queste: I fianchi de le ripe, le Pile, le Volte, et la lastricatura. Infra i fianchi de le ripe, et le Pile vi è questa differentia, che i fianchi bisogna che sieno oltra modo gagliardissimi, atti non solamente a sostenere il peso de gli archi postivi sopra, come le Pile, ma che sieno molto più gagliardi a sostenere le teste del Ponte, et a reggere contro al pondo de gli archi; di maniera che non si aprino in luogo alcuno. Debbonsi adunque andare scegliendo le rive, o più presto le ripe di Pietra, [p. 92 modifica]conciosia che le sono le più stabili, a le quali tu debba fidare le teste de Ponti; et le Pile si fanno più, o meno, secondo la larghezza del fiume. Gli archi in caffo, oltre a che e’ dilettano per il numero, giovano ancora a la stabilitade; conciosia che quanto il diritto del corso del fiume è più lontano da fianchi de le ripe, tanto è più spedito, et quanto è più espedito, tanto più veloce, et più presto corre via: Questo adunque si debbe lasciare molto espedito, et aperto, accioche con il combattere, percuotendo ne le Pile non faccia loro nocumento. Et dette Pile si debbono porre in que’ luoghi del fiume, dove le acque (per dir cosi) corrono più lente, et più infingarde. Et gli inditii onde tu possa conoscere questi luoghi, te gli mostreranno le piene. Quando che no, te n’avedrai in quest’altra maniera. Imiteremo veramente coloro, che gittarono le noci per il fiume, de le quali gli assediati ragunandole si cibarono. Gitteremo nel continovato corso del fiume, di sopra quasi mille cinque cento passi, et massimo quando il fiume sarà grosso, alcune cose simili, che vadino a galla: Et quel luogo dove simili cose saranno in gran parte ragunatesi insieme, ti servirà per segno, che quivi sia il maggiore impeto de le acque. Nel situare adunque le Pile fuggirem questo luogo, et pigliarem quell’altro, dove le cose gittate si condurranno più rare, et più tardi. Il Re Mina, quando e’ deliberò di fare il Ponte a Memfi, cavò il Nilo del letto suo, et lo mandò in altri luoghi fra certi Monti; et finita la sua muraglia, lo ricondusse poi nel proprio letto. Nicore Regina de gli Assiri havendo messo in punto tutte quelle cose, che gli facevano mestieri a fare un Ponte, fece cavare un grandissimo lago, et volsevi il fiume, et mentre che il lago si empieva, seccandosi il letto del fiume, murò le Pile. Queste si fatte cose feron costoro. Ma noi seguiteremo il fatto nostro in questa maniera. Faccinsi i fondamenti de le Pile ne l’Autunno, che l’acque son più basse, fattovi prima attorno alquanto di riparo. Et il modo da farlo è questo. Ficchinsi duoi filari di pali folti, et spessi, che con le teste avanzin fuor de l’acqua, quasi che come uno argine, mettinsi poi da lo lato di dentro verso le Pile, nel circuito de filari de pali, graticci, et i vani di detti filari si riempino di alga, et di loto, et con il mazzapicchiarli si condensino; di maniera che l’acqua non vi possa più entrare in modo alcuno. Quelle cose di poi, che dentro a lo argine si ritruovano, o acqua, o oltre a l’acqua fango, o rena, o qual altra cosa si voglia, che ti dia impedimento, bisogna che se ne cavino. A l’altre cose poi si da perfettione in quel modo che noi t’insegnammo nel passato libro. Cavasi infino sul sodo, o più presto vi si fa una palafitta di pali abbronzati, per tutto il terreno, foltissima. In questo luogo ho io considerato, che i buoni Architettori usarono di farvi una continovata basa, di tanta lunghezza appunto, di quanta esser vi deve il Ponte. Et cio feciono non con il serrare con un solo argine tutto il fiume ad un tratto, ma fattone prima una parte, passarono a far l’altra, et a congiugnerla poi con la già fatta. Conciosia che egli è impossibile rimuovere, et ritenere ad un tratto tutto l’impeto de l’acque. Debbonsi adunque mentre noi muriamo ne fiumi lasciarli foce aperte, per le quali passi via l’impeto de le gonfiate onde. Queste foci si lasceranno aperte, o in esso guado, o quando più faccia a proposito, faccinvisi doccie di legname, et canali, che stieno sollevati in aria; per li quali l’acqua che soprabbonda, scorrendovi sopra, passi via. Ma se la spesa ti paresse troppa, farai a ciascuna Pila una basa semplice solamente, fatta et finita a guisa di una Nave con uno angolo in la poppa, et uno ne la prua, dirizzandole a filo secondo il corso de le acque, accioche l’impeto de le acque nel dividersi, si scemi. Et bisogna ricordarsi che l’onde nuocono molto più a le poppe, ch’a le prue de le Pile. Il che da questo ci si manifesta, che da le poppe de le Pile vi si aggira molto più copia di acque, che da le prue; oltra che in quel luogo si veggono aggiramenti d’acque, che le scavano insino nel fondo, et le prue stanno saldissime [p. 93 modifica]essendo rincalzate dal letto del fiume, ripieno di rena. Il che essendo cosi, è di necessità, che queste parti per tutto l’edificio sieno gagliardissime, et fortissime a reggere contro gli, impeti delle acque. Sarà dunque molto a proposito, che esso edificio sia molto a fondo, et con gran fondamenti da ogni banda, et massimo verso la poppa insino a tanto che per qual si voglia accidente andatasene una parte del fondamento, ve ne restino tante, che sieno bastanti a reggere il peso de le Pile. Et innanzi tratto gioverà grandemente, ancora che da principio tu habbi cominciato a limare le base ne la più alta parte del letto del fiume, che le acque, che vi passano sopra, non vi caschino rottamente come in un precipitio; ma sdrucciolino facilmente, come per un dolce pendio. Percioche l’acqua, che cade precipitosamente, commove il fondo, et quì fatta più torbida, porta via le cose smosse, et continovamente cava sotto tali luoghi. Faremo le Pile di Pietre lunghissime, et larghissime, che di loro natura resistono a diacci, et che non infracidino per l’acque; nè per altro accidente facilmente si risolvino, nè sotto il peso si fiacchino: et si mureranno con ogni diligentia secondo il regolo, il piombino, et l’archipenzolo, non pretermettendo per lo lungo alcuna collegatura, et per il traverso con commettiture che scambievolmente leghino l’una l’altra, lasciando da parte ogni ripieno di sassi minuti. Aggiugnerannovisi ancora molto spessi et perni, et spranghe di bronzo appiattate, et acconce di maniera ne luoghi loro, che le Pietre per esse buche non diventino deboli; ma con si fatte sprangature stieno ferme. Et tirisi tale opera in alto con amendue le teste elevate angularmente et da prua, et da poppa; di maniera che le fronti de le Pile sopravanzino sempre le piene maggiori. Sia la grossezza de le Pile, per la quarta parte de l’altezza del Ponte. Et sono stati alcuni che non hanno terminate le poppe, et le prue di cosi fatte Pile con angoli; ma con un mezo cerchio, credo io, per conto de la venustà di tale lineamento. Et ancorche io habbia detto che il cerchio habbia forza di angolo, io appruovo più tosto in questo luogo gli angoli, purche e non sieno tanto appuntati, che spuntati da ogni piccola molestia sieno guasti. Piacerannomi ancora quelli, che saranno fatti in cerchio, se e’ saranno talmente spuntati, et bistondati, che e’ non sieno lasciati ottusi, di maniera che si contraponghino a la molesta prestezza, et impeto de le onde. Haranno le Pile ragionevole cantonata se ella sarà in tre quarti d’uno angolo retto; et se questa non ti piacesse, fa ch’ella n’habbia duo terzi. Et questo basti quanto a le Pile. Se per natura del luogo noi non haremo i fianchi de le ripe cosi fatti, come desidereremmo; faremoli nel medesimo modo de le Pile; et a ultimo de le ripe faremo altre Pile, et tireremovi alcuni archi ne lo stesso asciutto terreno, accioche se per aventura per la continovatione de le onde et de le piene, in successo di tempo, si levasse via parte de la ripa; con l’havere allungato il Ponte nel terreno, ti rimanga pur libera la strada. Le volte, et gli archi, si per conto de le altre cose, si per i crudeli, et continovi intronamenti de carri, bisogna che sieno fortissime, et gagliardissime. Aggiugni che alcuna volta havendosi a tirar sopra detti Ponti pesi smisurati di Colossi, o di Aguglie, o simili; non ti intervenga come intervenne a Scauro nel far tirare quella foglia di Pietra, che i Ministri pubblici habbino ad haver paura de danni fatti. Et per questo conto il Ponte et di disegno, et di ogni sorte di lavoro si debbe accommodare in modo contro le spesse, et continove scosse de carri, che e’ duri eternalmente. Che i Ponti vorrebbono esser fatti di Pietre molto grandi, et saldissime, ce lo dimostra facilmente la ragione con lo esempio de la ancudine, la quale se in vero è molto grande, et grave, sostiene facilmente i colpi de martegli; ma se ella è leggiere, risalta per i corpi, et si commuove. Noi dicemmo che la volta era fatta di archi, et di ripieni; et quello arco esser il più forte, che era d’un mezo cerchio, se per la dispositione de le Pile il mezo cerchio si rileverà tanto, [p. 94 modifica]che tale rilievo ti offenda, useremo l’arco scemo, afforzificati i fianchi de le ripe con farli più grossi. Qualunque arco si voglia finalmente, che harà a stare per testa di esse volte, bisogna che sia di Pietre durissime, et grandissime; non altrimenti che quelle, che tu harai poste ne le Pile. Et in detto arco non vi saranno Pietre più sottili, che almeno non corrispondino con la loro grossezza, a la decima parte de la sua corda. Nè sarà la corda più lunga, che per sei volte quanto è la grossezza de la Pila, nè più corta che per quattro. Et commettinsi insieme quelle Pietre ad arco con perni, et spranghe di bronzo gagliardissime. Oltra di questo l’ultima Pietra ad arco, che e’ chiamano il serraglio, sarà ridotta da lo scarpello a la misura de le altre Pietre ad arco, et ancora da l’una de le teste sarà lasciata alquanto più grossa, accio non vi si possa mettere, se non per forza, et con mazzapichiarla leggiermente. Percioche in questo modo le altre Pietre ad arco di sotto, più ristrettamente serrate insieme, gagliardamente, et lungo tempo staranno ne lo officio loro. Tutti i ripieni dentro si murino di Pietre; di maniera che non se ne possa trovare alcuna più salda, et di commettiture di sorte, che non se ne truovi alcuna più strettamente congiunta. Et se nel fornire i ripieni, tu non havessi tanta abondantia di Pietre forti, non ricuserò de le più deboli in caso di necessità, pur che per tutta la stiena de la volta non si mescoli ne serragli cosa alcuna, se non Pietre forti. Restaci a lastricare tal lavoro. Non si debbe manco assodar il terreno a Ponti, che a le vie da durare eterne, et si debbe alzare di ghiaia sino a la altezza di tre quarti, dipoi distendervi sopra le Pietre, con riempitura di rena pura di Fiume, o di Mare. Ma il vano sotto il lastrico de Ponti, si debbe riempiere, et pareggiare di pezzami, sino a la altezza de suoi archi; dopo questo, quel che tu vi lastricherai sopra, assetteralo con la calcina. Ne le altre cose che restano, si deve avere uguale rispetto a l’una, che a l’altra; conciosia che da gli lati con fortissima muraglia, si affortificheranno, e si lastricheranno con Pietre, nè piccole, nè frombole atte a voltarsi, che con ogni poco di spinta si smuovino; nè anche con Pietre tanto grandi, che le bestie habbino, come sopra cosa lubrica cominciandovi a sdrucciolare, prima che le truovino fessure dove possino fermare l’unghia, a cadervi. Et veramente importa molto di che Pietre si lastrichino; hor che pensi tu che avenga il lungo, et continovato consumamento de le ruote, et de le bestie; poi che noi veggiamo che le formiche in esse felici, con il passare de lor piedi, vi hanno ancor esse scavato il loro cammino? Ma io ho considerato che gli Antichi in molti luoghi, et ne la via ancora che và a Tiboli, lastricarono il mezo de la strada di felici, et i lati da le bande copersono di ghiaia minuta. Et questo fecero, accioche le ruote vi facessero manco danno, et i piedi de le bestie vi si attaccassino meglio. In altri luoghi, et massimo su per i Ponti, accanto a le sponde feciono andari con Pietre rilevati, che servissino per i pedoni; et la parte del mezo lasciarono a carri, et a le bestie. Finalmente gli Antichi in simili opere lodarono molto la felice, et infra le felici, quelle, che riavevano più buche, o più fessi; non perche le fussino più dure, ma perche manco vi si sdrucciolava sopra. Useremo adunque qual si voglia Pietra, secondo che ne haremo abbondanza, pur che si sceglino le più dure; con le quali almeno si lastrichi quella parte de la via, la quale è più battuta da le bestie; et la più battuta da quelle, è la più pari, conciosia che sempre fugghino quelle parti che pendono. Et pongasi, o vuoi felice, o qual altra Pietra si voglia, grossa tre quarti di braccio, et larga al manco un piede con la faccia di sopra piana, congiunta l’una con l’altra, che non vi sia fessura alcuna, colmandovi la strada; acciocche raccoltevi le pioggie scorrino via. Il modo di colmare le strade è di tre sorti; conciosia che i pendii saranno fatti o inverso il mezo de la strada; il che s’aspetta a le strade più larghe, o vero da gli lati, che impediscono manco le vie più strette; o [p. 95 modifica]veramente per il diritto de la lunghezza de la strada dal principio a la fine. Questi veramente si vanno accommodando, secondo che è più commodo, o che torna meglio a le sboccature de le fogne, et de Rigagnoli ne la Marina, o ne laghi, o ne fiumi. Quella colmatura sarà ragionevole, che ad ogni braccio et mezo, sarà un mezo dito. Io ho considerato i pendii degli Antichi, con i quali salivano al monte, che gli usavano alzare un piede ad ogni trenta piedi. Et in alcuni altri luoghi, come verbigratia a le teste de Ponti, si veggono alzati tali pendii ad ogni cubito un palmo; ma questi sono talmente corti, che una bestia carica, con uno sforzo solo li passa via.