Delle notti/Dodicesima Notte

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Dodicesima Notte

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Edward Young - Delle notti (1745)
Traduzione dall'inglese di Giuseppe Bottoni (1770)
Dodicesima Notte
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XII. N O T T E..


  • •. I vantaggi delia Notte -, e della.

Solitudine v •


A R £ © M E N X O.



li* uomo solitario, nel notturno silenzio, fuori degli strepiti delle creature, ha per com* pagai la ragione, i beali Spiriti, Dio. &accolto ùl se stesso r vede il v&ro di tutto ciò che lo circonda, e si innamora della, vir^ tu. I cieli y gli astri y * tutto richiama, in 4ui la ricordanza di Dio. Il Filosofo solitario, c taciturno è solo al coperto dalle ingiurie» che si immane* contìnuamente alV augusta, verità dall’inridia,^ doli 9 impostura, dal^ V ipocrisia*. La notturna quiete dipinge coi più viri colori ali 9 anima la soave idea del-* le cose, che piacquero... tifali’ ale. tenebrosedi quella varca il pensiero oltre la tomba *, e trova i dolci amici nel seno deW vmnur*

Ih robusto pensar, V alta virtùde %,
I trasporti deh cor 3 dell’alma il sapFO*
Sublime volo o non conosce, o perde
Chi sol si crede In solitario albergo».
5Angelico custode! Iddio! Ragione k
Che dolce società* nobile, immensa
Quanto dail* uom più s* allontana il mondo ^
Più alP nom s* appressa e la ragion* % e Dio *
Quando dalF uomo le create cose
10Tutte s’involeranno, a Ini non resta
Che la ragione, il Nume.. Oh quanto amaro
Saranno il primo incontro! Oh quanto acerbo
Dover mirarli abbandonato, e solo!
Esser per essi uno straniera ignoto >

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15Esserne condannato! Ah Tuoni s’affretti
Ad averne il favor, stringa con essi
Amico,. eterno, indissolubii nodo.
Per soddisfar dell’uom Pavide brama
Altro il. mondo non ha. Se ancora m petto.
20Una brama riman, bramar si puote
Un amico fedel y ma, questo ancora»
Di morte è schiavo, e questo pur si renda
Periglioso desia. Se dolce è all’uomoli’
amicizia goder, quanta è crudele
25Perder l’amico r e rammentarne i pregi!-,
Febo abbandono a v*i r cantori accesi*
Sei dal raggio solar, ebbri di quella.
Bidente sorte, che scòrgete assisa
Sul margine canali© * e vi trasportaIn
30vergognosa error* Voi r di ragiona
Rotto ogni frèn, dalla ragion fuggite**
Voi r di follie seguaci, avidi* siete
Di brillanti fantasmi, e sol del mondo _
V’occupa il vago, il: menzognero aspettò.
35Neifocosi trasporti at sol volgete
Suppliche, e voti: al suo fulgor si scioglie*?
Ogni vostra armonia: del gtlasto mondo
Ogniguasto piacer da voi si- esalta,.
K si *anta del cor pace mentita.
40Fino al momento, in- cui funerea- coltre •
Tutta affoghi in sen. V incauta voce.
Altra fortuna io seguo, ad altri accenti’
Io sciolgo iUabbro,. ed altro nume invoco
Troppoal vibrar dell’armoniose corde
45" Tinsero in Eindo di vergogna il viso*
Vergini Dee, che rimirar ne’ vati;
Un estro animatòr de* folli sensi v
Reso nobile ih vizio, e resa, altera?
Ogni più. rea passion... Fórse dal cielo»
50Il°numerico stil sì dolce incanto,.
Sì; magico poter sortì per farsi..
Servo alla colpa, e con celeste ^ntó»
Della, colpa occultar V orrido ceffo l

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Se di sì grave error già noto è al mondo
55Il moltiplice esempio, al mondo ignòta
Non resti le cagion. Con rea catena
Tengono de’ mortali il core avvinto
L’orgoglio, ed il piacer; con moti opposti
Lo strascinano entrambi, entrambi a gara
60Ne contrasta l’impero. Il fiero orgoglio
Qual aquila superba al ciel s’estolle,
E qual palustre augel s’annida al suolo
Il reo piacer, che di gustar de’ bruti
I diletti si pasce. Avido è l’uomo
65Di gloria, e di piacer. Vorria se stesso
Render più illustre, e soddisfar la voce
De’ bassi sensi: e mentre l 1 alma tende
All’etra il corpo in fango vii s’avvelge*
Ma pur d’entrambi nel momento stesso
70L’uomo goder vorrebbe, e tenta in vano
Di giungere a compir sì dura impresa.
Ma che non tenta l’uom quando gli bolle
Viva brama nel seno? Or se de’ sensi
II diletto non nasce insiem con quello,
75Che la ragion produce, il nostro spirto,
Qual sofista ingegnoso, una novella
Ragione inventa, che non torce il ciglio
Dalla scena più vii, nè a quella avara _

  • J dl sua ] °de • Al suo lavoro invita

80Quest* spirto U grazie, e a lor togliendo
Il casto cjntt, ed il rossor, le rende
guai Bassaridi impure, ailor che il nume
Jibbnfestoso a tracannare invitano.
Con tale scorta al. nostro ciglia espone
85Mi le fantasmi, e mille dolci incanti,
li. 1 alma assonna, istupidisce, opprime,
Che nel gioire il rio veleno ingbiotte.
Perde questa il vigor, perde il coraggio,
~~ x * 1 arno, ciò che l 7 offese,
90ira 1 orgggho, e ’l piacer, che guerra eterna

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Farsi dovean per ottener l 1 impero
Del core uman, fu dallo spirto accorto
Stabilita la pace, e niun dell’altro
È più geloso. Ed or lieto s’immerge
95L’uomo nel fango: ad ogni infame eccésso.
Corre lenza rimorso, ed a se stesso,
Scosso ogni orrore, i falli sioi perdona.
E chi non chiami abbominevol 1 arte
Questa, che toglie ad ogni volto umano
10011 nativo rossor, che di vergogna
Incapace lo rende? Eppure allatta
1/ avvilirsi così,* gloria si chiama.
S’applaude il reo cantor dell’empia impresa,
Gli piace il suo delitto: e il vizio infame
105Temerario s’avanza, e dalla lode
Quel premio vuol, che alla virù destina
quanto ingombra il letterario monda
È da’ codici rei di questa impura
Licenziosa moral! Quanto è maggiore v
110La schiera di color, che i folli sensi
Prendono a sostener di quella ov’abbia
Stabil difesa, e la ragione, e l’alma!
Ovunque il genio uman sparge di fiorì
L’orror del vizio, a rivestir s’affanna.
115Di splendore ogni detto, e l’onda impura
Render vuole immortai col dolco canto.
Ma non giunga al cantor, che tutta intende
La sua grandezza, quella taccia istessa,
Che soffrir dee chi della colpa è vate,
120Se non mancano al vizio, alla follìa
Amabili sirene: ha il mondo ancora
Celesti muse, che con voce altera
E di ragione, e di virtù sublime
Ripeter fanno i generosi accenti.
125Quanto] eccelso è* il cantor, che sdegna il passo
Fermar del tempo nell’augusto cerchio,
E che mirando alla natura in seno,
Questa misera terra un punto vide
( Che punto è pur! ). Da questo punto oscuro

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130Dispiega H voi per gir correndo i globi;,.
Che natanti si stanno entro lo spazio,
Ed elevarsi a gradi all’Esser sommo,
Che degli esseri tutti è fante» <s vita*
Giunto che fia colà dove s 1 arresta
135Del pensiero, e del cor l’ultimo ardire y.
Sebbene ei vegga del creato il vasto
Splendidissimo seno l’apprende allora „
Che nel mondo inorai soltanto ei può te
L* immutati! trovai* vera grandezza.
140Lorenzo, non sperar ch’io ti -presenti.
Passatempo gentil, che il- canto mio*
Il vizio esaltil o soz a fiamma ascenda,,
O la vera grandezza oscuri., e celi».
L Scorrere invan tu speri in prati ameni
145Di favole ingegnose, e i fior più belli
Nel canto mio trovai*, che un caldo ingegno»
Con vano studio in vaghe forme intreccia.
Solenni dogmi io l’offro,, augusti detti,
Severe verità, che il grande spazio
150Traversando ove fan gji astri notturpi.
II lor viaggio, in mezzo a queste amiche
Tenebre,. in cui come in u» vel m? avvolgo
In questo cheto orror, che della, morte
Il silenzio somiglia, a me nel core
155Scendon dal vasto incomprensibil seno
DelPalta eternità Veri pensieri
Nel mio dir troverai, che de 7 tuoi - giorni!
Neir ultimo momento in faccia all’alma
Vedrai schierarsi, ancor che tu non cerchi)
160Di rammentarli allor. Tu porgi intanto,
Oscurissima notte, il tuo sì nero"
Color, che misto a quel che in sen m’imprime
Insanabil tristezza, ancor più< imbruni,
Ed il quadro, ch’io pingo, adombri, e compia.
165E voi, che sol d’amabili follìe
Seguaci siete, e sol del riso a-mici,
Porger dovrete alte mia vooe orecchia-,
Se pur v’impegna un. sol istante il vostro

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Interesse maggior. Se voi sdegnate
170Approvar© i miei detti ± approva il saggia
Col voto del suo cor quelle ch’io, canto
Sublimi verità: premio più bella
Del fastoso minor, che fama appresta,
Colui, che nel pro<Jur detti, e pensieri.
175Limita a, se del siuo lavoro il frutto,, >:
Cerca, soltanto la sua glaria, e questa:.:
Nè meritar puV mai, nè farne acquisto
D’un sonno, lusinghiero ei s’innamora, r,
Per uà’ ombra s’affanna, e mostra intanto,
180Glie alla schiera de’ folli anch’ei l’uniice *» 1
Del tue vota però soli io geloso • *
illustre amico (1), * non è sol* mia scorta*
Per innalzarmi a te fervido ardire *
La vezzosa Narcisa agli occhi tuoibicognita
185non è, non è straniera:
È dubbio è ancor,, se con più saldo laccioA
te l’unisce o la virtude, o il sangue/
Vedi, che scende dal suo bel soggiorno,
Ghe l’amaranto adorna> e donde viene
190Ogni armonico stil. Chiede Narcisa,
Che tu porga al mio dir fàcile orecchio.
Nè temer gii, ch«per «alitar tue lodi;
Men grata* a te la musa mia si renda:.
6he sulle tue virtudi or passa, e tace,
195Perchè a sfera più bella or drizza il volo.
Sei tu*, Padre,, e Signor, sorgente prima
Degli esseri, che in sen tutti chiudevi
Di quelli i germi pria che a v esser vita,
E che tutti miravi i varj moti,»
200E le varie sembianze, a cui dovea Esser
soggetto l* univèrso un giorno:
Sei tu, che un dì con invisibil destra
Sul margine guidasti i passi miei..*
Di purissimo fonte, a cui no» giunge
205Quel che sognò su le Castalie cime,

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Per farmi dissetar eon nuovo, e grata
Prodigioso licor, eh* ora m’ispira
Entusiasmi divin, ch’ebbro mi rende?
Ovver m’è duce un eittadin del cielo. ’
210Che dall’alto tuo trono all’uom sen Tiene
Per conservare all’uom la pace in seno;,
Perchè l’alma dell’uom rigetti, abborr* K
hm basse, e vili idee, perchè s’innalzi., l’Vi
A contemplar le verità sublimi? v < *
215Ben lungi è ansor,, che in me rimanga estinta
Quella di verità sete, ch’io sento:
Sebben gran tempo è che tu reggi al volo
Quest’alma mia,’ che va spaziando in seao
Al morale universo, in esso alberga %
220E i suoi tesori avidamente aduna
Al notturno splendor di stelle amiche....
All’ingegno dell’uomo è delle stelle
Il tranquillo splendor scorta più fida,
E ctlla notte sorge in seno all’uomo
225Il dono di * pensar. 1/ alma riceve
Nell’orror.della notte il più bel raggio.
Della ragion, del Vero, e più lucenti
Son quell’ore per lei. N*l giorno è l’alma
Oppressa dalle tante ansiose cure»
230Della vita, che trae. Stordita allora
Dal costante rumor, per troppa luce
Abbagliata,, confusa, e dalla folla
Ora incalzata, os risospinta ondeggia
Nell’incanto de’ sensi, e di ragione
235Smarrisce ogni sentier; passiva resta
Tutta l’alma nel dì: gli oggetti esterni
Le imprestano i pensieri, e questi urtati
A vicenda tra lor, rotti, e confusi,
Pria che compiuti sien, restano estinti.
240Ma della notte all’apparir ritrova - #..
La prima libertà: tutta se stessa
L’alma possiede, e in quel silenzio amico
Ogni viva passito si calma, o tace. *
Scordata l’alma allor de* bassi oggetti,

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245Liberi sono i suoi pensieri, e questi
Essa sola risveglia j a suo talento
Gli ordina, li combina: e a lei non basta
D’un mondo sol la sfera, ove si spazj
Quei forte immaginar, che padre, e figlio
250È di se stesso: e con robusti vanni
Scorrendo allor Y immensità del cielo,
Sulla terra dipoi- raccoglie il volo") % ’
Come nocchier, che dopo lungo errore
Getta l’ancora fida, e si riposa.
255Quando la notte il tenebrosp velo
Lascia cader sul globo, io mi ngtiro
L* ombra dell 1 alto onnipotente braccie.
Posta tra l’uomo, e quei fallaci oggetti,
Che nascondergli vuol. Lungi dal inonda
260Va la scena incostante, e si dilegua >
Che troppo vasto, e solitario spazio
La divide dall’nom» Di quel sonante
Strepito, che prodotto è dall’inquieto
Agitarsi di quella, all’uom non giunge
265Che un indistinto suono, e questo ancora
Si confonde coll’aria, e poi si perde;
E di quel mondo i flutti infidi, i tanti
Vortici ascosi, e gl’infelici avanzi s
Di quei, che ciechi a naufragar sen vanno,
270Allor da lungi, e senza rischio osserva.
In questi istanti di perfetta calma
Libero al cielo s’erge il core, in questi
Agli accenti del Nume il cor risponde*
In noi veggiamo allor tjuell’universo,
275Che meditar si debbe, in cui discende
L’alma, e sul trono della Coscienza assisa
( Qual Re tra’ suoi più fidi ) a stretto esame
Chiama il passato, e l’avvenir prepara.
Più non v’ha chi difenda i nostri errori f
280E già mira scoperta allora il vizio
Ogni menzogna sua: dell’alma in faccia
Nudo apparisce, e del color fallace,
Che nel dì ci sedusse, allora è privo.

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Come ogni tinta ad ogni oggetto invola? r.
285E qnal notturno vel tetro ci sembra»
Air innocenza son l’ombre notturne
Sicuro asilo, e ia ragione in quelle
Sul nostro cor riprende il primo impero
Dubitaallora almen, se ira Nume esiste
290Chi rigetta ogni Nume l’e crede il giusta
La presenza sentirne. Oh notte, oh fida
Della virtù dell’uon* tenera amica t
Questo a qùelJa tu rendi, e tu di nuovo
Torni a stringer tra lor pace sincera.
295Se la virtù, che quanto. è bella, è frale 9
Nel mondano tumulto il piede arre ta,
Non può serbarsi intatta. È l’esser sua
Delicato, gentil, nè al guasto mondo
Puote appressarsi, o trattenersi in quelli*
300Senza che oscuri ih suo candor natio*
Pochi i mortali son, che del mattino
Abbiano in petto P innocenza stessa,
E la candida utente alior che imbruna Sempre
qualche pensier nel di ’ si perde*
305O ciò-, che Piloni già stabilì, vacilla,
O torna ad inquietar men giusta idea T
Che rispinta già fu, ne tal vicenda
È pessibil cangiar. La luce, il moto
Lo strepito la folla inquieta e folta
310Degli uomini, de’ tanti l’e varj oggetti,
Snerva i pensieri, o li distrugger e Pai mai
Distratta, errante ogai vigor smarrisce,
Quasi in vapor si scioglie, i nostri alFetti
Più non regola, o muove:, e senza scorta».
315Senza difesa a* tristi esempli, al vizio
L’alma ci lascia in preda, e ci abbandonaDelP
umana ragion P esempio altrui
Arbitro fassi-: in doppia guisa agisce
Sovra i sensi dell’uomo il iiio audace l’* *
320E raro è quei, ciré gli urti suoi sostenga
Destanoad altri ia se» fiamma ambiziosa

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L’ambiziose scintille; in ogni petto,,
Qual pestifero umor t serpeggia 9 e grida
D’argento, e d’or U non mai sa?ia &ete:
325La crapula > l’orgoglio, il tradimento. >,.
Epidemici effluvj a noir d’intorno
Spargono sempre: e con ridante labbro,
L’uomo ad esser crudele all’uomo indegna.
Ora concordi sono, or fan contrasto,
330Le più fiere passioni: ognuna il vanto
Vuole, e da tutto incendio in noi si desta*
Un guardo sol,, che d’altro ] ciglio i moti
Sol per caso incontrò, dell’uomo in petto
Improvvisa febhril smania d’amore
335Spessa seppe svegliar, seppe talora
Freddo, ed atra velen versargli in seno
Di famelica invidia, e d’odio atroce •
No, non si può da noi senza periglio
Ascoltare, o veder, ed ogni senso sj
340È nemico dell* alma * In tal liceo
E di vizio, e d’inganno esser conviene
O censore, od alunno t esser nemico,
O complice si dee:, perde la pace j:
Quei cìie resiste, e più colui, che cede >
345L’innocenza non ha. Fugga il tumulto
Chi sicuro esser vuol. Bramano i saggi
Per genio naturai tacito albergo.»
Ed ombroso silenzio è lor diletto *
La notte, gli astri suoi produsse il Nume
350Perchèl’alma s’ergesse, un più bel fuoco
Concepisse il pensiero e il cor dell* uomo
Di sublime virtù più fosse amante.,
Ma l’uom sempre orgoglioso al Nume ancora
Sempre resiste; ei vuol confuso, o infranto
355L’ordine stabilito, e in proprio danno.
Ri volger tenta il beneficia stesso.
Di questo sacro ve!, che adombra, e. cuopre
Dell’universo i portentosi incauti,
Che rispetta, stupor, virtude ispira,
360A se stesso ne fa profano. a,silo,

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Donde a rendersi reo prende coraggio • *
Finché risplende il sol, Torrido ceffo
Nascondono i malvagi; in alto sonno
Àbitan le caverne i rei sicarj,
365Finché l’ombra ricuopra e monti, e valli 5
Sorta è la notte, ed or vegliano insieme,
Insiem la preda a rintracciar sen vanno-*
Li mira ogni astro spaventato il passo
Muover tra l 1 ombre con proterva fronte
370E mira della notte il cupo orrore
Pieso da’ lor delitti ancor più tetro.
Or con immoto ciglio, e piò sospeso %
Chi rapisce l’altrui l’avaro osserva,;
Che un tesoro nasconde, e al nuovo giorno
375Sarà costretto a mendicar del pane * "
Or le nere congiure, i rei disegni
Vegliano, e uopre della notte il manto.
Quelle orribili trame, in cui nascose
Stragi, mine son, che il sol non vede,
380Ma che sapranno un dì far fronte a’ regi,
E di sangue inondar cittadine regni*
Or del vizio brutal gii empj* seguaci, ~
Quasi la notte impara fiamma avvivi, Yollno
a celebrar opre nefande,
385Ed or.. • Dirlo degg’io? Tacere io deggio?...
Ma i fulmini che fanno?... -Or dell’amico
Va l’adultero infame al casto letto Con
pie sicuro, e nel macchiarlo ei ride,,.
E dispregia in suo cor gli uomini, e Dio.
390Tanto ardisce il mortai, sempre in contrasto
Con se stesso, col Nume: i suoi delitti
Senza tema, o rossor de’ cieli espone:
Al purissimo sguardo, e trema, e gela
Se nell’ombre notturne un uomo il mira*
395Dunque formati fur gli astri minori
Per servigio degli emp}? Insiem coll’ombre
Mischiano lo splendor sol perchè il ferro
Guidi a ferire, e l’omicida asconda?
Ma non più di si rei ’maligni insetti.

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400Nodriti di velen, che van tra l’Ombre,
Quai tristi augelli, ad infestar la notte
Uomini già vi fur saggi, sublimi,
Che seppero goder de 1 cieli, e trarne
Vantaggio illustre. Agli astri in sen sull’ali
405Del pensiero ascende* 1? anima altera:
Che già resa maggior poscia restava ’
Di speranza iaimortal ebbra, e ricolma:
E trar sapean dal ciel nuovo coraggio
A soffrir della vita i rischi, i mali,
410E conpiù. franco pie muovere il passo
Per quel sentier, che allà virtude è guida.
Fin da che nacque il Mondo, e della notte
Il manto illuminò l’argentea luna,
Lampa essa fu dal sommo Nume accesa,
415Perche splendesse al meditar del saggio,
E quel puro splendor per lui fu guida
A rintracciare il vero, e farne acquisto.
Mira d’Atene il cittadino illustre,
Che primiero tra noi chiamò dal cielo
420Sacra filosofia, del basso mondo
La rese abitatrice, utile all’uomo;
All’uom, che in premio di sì grande impresa
Fredda cicuta a tracannar l’astrinse,
Sovra il suo capo in insensibil moto,
425Ed in alto silenzio ogni astro passa 9
Pien di timor di frastornar di quegli
I profondi pensieri, ed or s’arresta
A contemplarne il portentoso ingegno.
Mira quell’alma ecceda intenta, e fissa
430Alla grand’opra; alla saviezza ei porge
I suoi fervidi voti 4 e ne riceve /,
I tacri detti in taciturno albergo.
Mira, che senza moto, e fermo in volto
Nel meditato oggetto assorto ei resta >
435Finché importuno il sol dal mar sorgendo,
Riconduce iL tumulto, e i detti vani.
Con gl’inquieti suoi raggi il sole offende
Quella luce gentil, j>ura, tranquilla,

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Che il filosofo gode, a forza il toglie"
440A IT estasi sublime, e lo ’rispinge
Nell’inquieto ondeggiar del mondo insano «
L’Indiche genti f e chi di sogai è amante
Idolatrino il sol e la sua luce
<JH agiti j li rallegri: a me la notte
445Sembra più sacra. Io vi saluto, o cari
Solitarj momenti, illustri avanzi
Di quel tempo, di cui fé’ strage il giorno*
E te propizia a me, da me bramata
Ora, in cui giunge alla metà del corso
450V oscurissima notte, io pur saluto.
Qnal diletto in quest’ora io provo in seno
Tenero,, delicato! E come io sento
Quest’alma in libertà 5 nè cinto io sono
Quasi in cupa prigion da questo orrore!
455Forma» quest’ombre a me chete d’intorno
Delizioso riparo, e mia difesa
Questo si rendei e di piacer ricolmo
In quest’ombre sì care allor m’aggiro.
Oh come in questo orrore i miei pensieri
460Senza impulso, o cagion liberi io sento
Sorger! Da questo orrore ogni lor pregio
Traggono, ed hanno in lui sicuro. asilo»
Dal pianeta maggior resta avvilito
Il pensier, nè da quei luce riceve:
465La prende sol da quella fiamma altera,
Che non potìhe scintille un giorno impresse
Alja materia inerte e moto, e vita:
La prende sol da quel soggiorno augusto,
Donde celeste Urania a noi discende,
470Che del mio canto è insiem maestra, e duce.
Questa Diva non sdegna allor che annotta
Al fianco mio restar ’Ma quanto, oh Dio!
È rìgida in voler, che il mio pensiero
Torni al severo giogo, ah giogo ingrato!
475Necessario però} nè vuol ch’io segua
A gustar quel piacere, ond’io mi pasco
In quest’ore notturne. Ella un oggetto

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Rende alla mente, che nel cor mi desta.
Palpiti, oh quanto varj! ed alla tomba.
480Della cara Narcisa «fra mi guida.
Quale in un punto sol fiero tormento
Ritorna ad assalirmi! E questo è colpa
Della fiacca natura, o nelle vene
Un mortifero umor mi gela il sangue?
485È, come pur son io, ciascun soggetto
don sì rapido volo a far passaggio
Dall’uno all’altro estremo? Ogni mortale
È costretto soffrir le leggi istesse.;
Quanto ineguale è P uomo! Or si solleva
490A portentosa altezza, ora ritorna
NelP abisso a cader; nè mai si avvera,
Che possa P uom restar sempre lo stesso.
Qual caro prezzo per sì tristo albergo
1/aJina debbe sborsar! Quanto i consigli
495Della nostra ragion son folli, e vani!
Questa ragione i nostri mali accresce
Col render certo Tuoni, che in lui non regna
Vigor, che basti a raffrenarne il corso.
In questa valle oscura, e sempre involta
500Tra le tempeste i nembi, invano affronta
I/alma più coraggiosa il suo destino.
Nella sua debolezza ella s 1 affanna,
S* agita, si tormenta, e della sorte
Ingrata invano alla vittoria aspira:
505ffi se vince talor, per pochi istanti
Il contrasto sostien, vacilla, e cede.
Nè puote P uom che contrastare, oppresso
Sorger di nuovo: e in non fuggir l’assalto.
Ogni mortai la gloria sua riponga.
510Invan cosa maggior neJP uom si cerca
DelP uomo stesso: e sebben egli ardito
E prometta, e risolva, assai si vanti
Di legger nel futuro; i suoi trionfi
L’esperienza smentisce, e li distrugge.
515Ed io, che poco fa, lieto sorgendo
DalPorror della tomba, ove il dolore

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Sì gran tempo arrestò quest’alma, a volo
Per l’eterea region mi spinsi, al vago
Seggio degli astri io m* appressai; già reso
520Vincitor d’ogni pena, e quasi adorno
Dell’immortalità’, schiusi a’ viventi
D’interminabil gloria aurate porte,
E /eci loro a quel soggiorno augusto
D’ogni felicità fervido invito,
525Sento eh ogni valor già m’abbandona,
E dal polo in un mar d* affanni e pianto
In un istante a ricadere io torno:
Ma benché al dorso io porti icarie penne,
Cado in quel mar senza restarvi assorto.
530Quanto infelice è Tuoni, che mai dal ciglio
Versò tenero pianto! Ed io nel duolo,
Nelle lagrime mie ricca ritrovo
Lucidissima gemma. Io non somiglio
Colui, che stolto del suo crudo affanno
535Tutto sorbisce il mal, nè trarne ci vuole
i. Quel vantaggio, che è pur prezioso, e grande.
Inutile si rende il suo tormento,
E invan la sorte i colpi suoi raddoppia,
Se nel soffrirli ei non divien più saggio


II Fine della prima Parie,

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NOTTI


DI YOUNG


PARTE SECONDA


CON L’AGGIUNTA


DEL


GIUDIZIO FINALE



  1. (*) Intende di *dcnotar& il Conte. dlLUehfieldsuo suocero*