Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 74

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Lettera 73 Lettera 75

[p. 190 modifica]1 3 9° A frate Niccolo di Grillila, e frate Giovanni Zerrt, cd a frate Hiiccolò di Jacoino di Vannuzio di miosite Olivcto (A)..

I. Gli esorta all’imitazione di Gesù Cristp, con seguitare la vi,?

eh’ egli è venuto nel mondo ad insegnarci, acciò ottenessimo la vita eterna.

JI. Dell’errore di quelli cbe vogliono seguitare una vìa a modo suo, e del danno che ne ricevono. , III. Del modo d’amare Iddio non per proprio utile, ma per di lui gloria, come egli amò noi per sua mera bontà.

IV. Della pazienza, umilità ed altre virtù insegnateci da Gesù Cristo, e del lume della fede con cui dobbiamo rispondere alle mo Icstie del demonio.

V. l/e sorta all’esercizio della santa orazione, alla perseveranza, obedienza, annegazione della propria volontà, pazienza, ed a Intte l’altro virtù che ci convengono per imitar Gesù Cristo.

sii nome dì Jesà Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. ilarissimi figliuoli in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi seguitatori dell’umile cd immacolato Agnello, il quale ora c’è rappresentato dalla santa Chiesa in tanta umilità e mansuetudine, che ogni cuore di creatura ne doverobhe venire meno, e confondere e spegnere la superbia sua. Questo parvolo è venuto per insegnarci la via

la dottrina delia Verità, perche la via era rotta

[p. 191 modifica]lyl per lo peccato d’Adam, per modo che neuno poteva giognere al termine di vita eterna. E però Dio padre, costretto dal fuoco della sua carità, ci mandò il Verbo dell’unico suo Figliuolo, il quale venne come uno carro di fuoco, manifestandoci il fuoco dell’amore ineffabile e la misericordia del Padre eterno, insegnandoci la dottrina della Verità, e mostrandoci la via dell’amore, la quale noi doviamo tenere. E però disse egli: io son via, e verità e vita: chi va per me, non va per le tenebre, ma giogne alla luce: e cosi è, perocché, chi seguita questa via in verità, ne riceve vita di grazia, e va col lume della santissima fede, e con esso lume giogne aH’elerna visione di Dio. Dove ce l’ha insegnata questa dottrina questo dolce ed amoroso Verbo? Su la cattedra della santissima croce, ed ine ci lavò la faccia deU’anima nostra col prezioso sangue suo. Dico, che c’ insegnò la via dell’ amore e la dottrina della virtù: elli ci mostrò in che modo noi doviamo amare e volere avere la vita; onde noi siamo tenuti ed obligati di seguitarlo, e chi noi seguita per la via delle virtù, esso fallo il perseguila col vizio.

II. Unde molti sono che vogliono perseguitare, e non seguitare, e vogliono andare innanzi a lui, ma non dietro a Iiii, facendo un’altra via di nuovo, cioè di volere servire a Dio ed avere ìe virtù senza fatica; ma ingannali sono, perocché elli è la via. Questi cotali non son forti, nè perseveranti, anco vengono meno e nel tempo della battaglia gittano a terra l’arme, cioè l’arme dell’umile e continua orazione con l’affocata carità, ed il coltello della volontà con che si difende, il quale ha due tagli, cioè odio del vizio ed amore della virtù, il piglia con la mano del libero arbitrio, e dallo al nemico suo: sicché trattosi l’arme che riparava a1 colpi delle molle tentazioni, molestie dalla carne, e persecuzioni dagli uomini, e dato il coltello con che si difendeva, rimane vinto e sconfìtto; onde non gli seguita gloria, anco vergogna e confusione; e tutto gli addiviene, perche non seguita la dottrina del Verbo, ma persegui[p. 192 modifica]J92 tava, volendo andare per altra via cli

tenesse elli.


III. Adunque ci conviene tenere per lui, ed amare schiettamente in verità, non per timore della pena che seguita a colui che non ama, e non per rispetto dell’umillà e del diletto che trova l’anima neiramore, ma solo perchè il Sommo Bene è degno d’essere amato da noi; e però il doviamo amare, se mai utilità non ne avessimo, e se danno non avessimo per non amare, noi doviamo pure amare; così fece elli, perocché elli ci amò senza essere amato da noi, non per utilità che elli potesse ricevere, nè per danno che ne potesse avere non amandoci) perocché elli è lo Dio nostro che non ha bisogno di noi, unde il nostro bene non gli è utile, ed il nostro male non gli è danno. Dunque perchè ci amò per sua bontà, così dunque noi il doviamo amare per la bontà sua medesima; e quella utilità che noi non possiamo fare a lui, doviamo fare al prossimo nostro, ed amarlo caritativamente, e non diminuire l’amore verso di lui per alcuna ingiuria che ci facesse, nò per sua ingratitudine; ma doviamo esser costanti e perseveranti nella carità di Dio e del prossimo; perocché così fece questo dolce ed amoroso Verbo, che non attendeva ad altro che all’onore del Padre e alla salute nostra; e non allentò l’andare, nè di corrire all’obbrobriosa morte della croce per nostra ingratitudine che ci vedeva spiegatori del sangue, nò per pena, nè per obbrobrj che si vedeva sostenere.

Perchè? perchè il suo fondamento era d’amare noi solo per onore del Padre e salute nostra.

. IV. Questa dùnque è la via che ci ha insegnata, dandoci dottrina d’umilità e d’obedienzia, di pazienzia, di fortezza e di perseveranzia, perocché elli non lassò il giogo dell’obedienzia, che aveva ricevuto dal Padre, nè la salute nostra per alcuna pena, ma con tanta pazienzia, che non n’ è udito il grido suo per neuna mormorazione, forte a perseverante insino all’ultimo, che elli rimiss

la sposa dell’umana generazione nelle mani del Padre eterno. Adunque vedete, figlioli mici,

[p. 193 modifica]N ’. 193 che èlli v’ha mostrata la via e insegnata la dottrina; dovetela seguitare dunque virilmente e senza alcuno timore servile, ma con timore santo, con speranza e fede viva, perocché Dio non vi porrà maggior peso che voi potiate portare; e con questa fede rispondere al «limonio quando vi mettesse timore nelle menti vostre dicendo: le battaglie e le fatiche dell’Ordine, ed il giogo dell’obedienzia tu non lo potrai portare; e dicendo: meglio è che tu ti parta e stia nella carità comune, o tu va in uri altra religione (Z?) che ti sia più agevole che questa, e potrai meglio salvare l’anima tua; non è da crederli, ma col lume della fede perse\erare nello stato vostro infino alla morte. Già sete levati, carissimi figliuoli, dalla bontà di Dio dalla puzza del secolo, e sete entrati nella navicella della santa religione a navigare questo mare tempestoso sopra le braccia dell’Ordine e non sopra le vomire, col timone della santa obedienzia, e ritto avete l’arbore della santissima croce, spiegatevi su la vela della sua ardentissima cariL,, con la quale vela giocnei ete a porto di salute, se voi vi soffiarete col vento del santo desiderio, con odio e dispiacimento di voi, con umile, obediente e continua orazione.

V. Or con questo vento prospero si gionge. e con perseveranzia al porto di vita eterna. Ma guardate che l timone dell’obedienzia non v’esca delle mani, perocché subito sareste a pericolo di morte. So certa, che se averete spogliato il cuore del proprio amore sensitivo, ed in verità vestili di Cristo crocifisso, cioè d’ amare lui schiettamente senza rispetto di pena o di diletto, eome detto è, voi il farete stando nella navicella dellOidine, ed abbraccerete l’arbore della santissima croce, seguitando le dottrine e le vestigie dell’ amile ed immacolalo Agnello, annegando ed uccidendo la vostra propria volontà con obedienzia pronta, che mai non allenti per alcuna fatica o per obedienzia incomportabile, ma sempre obedienti insino alla morte. O S. C/iìerina. Opere. T. IV. i3 [p. 194 modifica]

  • 94 gloriosa virtù, che porti teco l’umilità, perocché tanto è l’uomo umile, quanto obediente, e tanto obedienle quanto umile. Il segno di questa obedienzia che ella sia nel suddito, è la pazienzia, con la quale pazienzia non vorrà recalcitrare alla volontà di Dio, nè a quella del prelato suo, guarda già che non gli fusse comandato cosa che fusse offesa di Dio, perocché a questa non debba obedire, ma a ogni altra cosa sì. Questa virtù non è sola quando ella è perfetta nell’anima, anco è accompagnata con Io lume della fede fondata neU’umiltà, perocché altrimenti non sarebbe obediente con la fortezza e con la longa perseveranzia, e con la gemma preziosa della pazienzia. Or questo modo corrite per la via dell’amore in verità, tenendo per la via del Verbo unigenito Figliuolo di Dio, e seguitarete la dottrina sua d’essere obedienti, correndo per onore di Dio, e per salute vostra, e del prossimo all’obbrobriosa morte della croce, cioè con ansietato desiderio di Volere sostenere pene, in qualunque modo Dio ve le concede, o per tentazioni del dimonio, o per molestia del corpo vostro, o per mormorazioni, o per ingiurie che vi facessero le creature, ed ogni cosa portarete per amore di Cristo crocifisso infino alla morte!

e non venite a tedio per alcuna battaglia che vi venisse, ina ditelo al prelato vostro, e portate virilmente, e conservate la volontà che non consenta. A questo modo non offenderete, ma riceverete il frutto delle vostre fatiche, e per questo modo seguitarete la dottrina dell’ umile ed immaculato Agnello, perocché in altro modo verreste meno, e non perse ver» reste nel vostro andare, ma ogni movimento vi darebbe a terra!

e però vi dissi ch’io desideravo di vedervi seguilatori dell’umile cd immaculato Agnello, perchè altra via non ci sapevo vedere: e così è la verità, e chi altra via cerca, rimane ingannato. Adunque virilmente, carissimi figliuoli, adempite la volontà di Dio in voi, e la promessa che faceste quando vi partiste dalle tenebre del mondo, ed entraste alla luce della santa [p. 195 modifica]iy5 religione. Siavi raccomandato Giovanni (C), che pregate Dio per lui, che ritorni al suo ovile, e pigliale esemplo da lui d* umiliarvi, e non tenete la infirmila del cuore. Jesù dolce, Jesù amore. [p. 196 modifica]Annotazioni alla Lettera 7A.

(A) Questa lettera che già era la ottantesima nella impressione d’Aldo, trovavasi di bel nuovo rapportata al nntnero novanta, a cagione, come mi-credo, della diversità del titolo; dacché I’ una avessi indirizzata a Fra Niccolò di Gbido, a Fra Giovanni Serri, od a Fra Niccolò di Jacomo di Vannuzzo di Monte Oliveto; l’altra vedeasi eoa quest’ altro titolo. A certi di Monte Oliveto presso alle Chiusure. La lettera è però in tutto la stessa, se non in quanto nella seconda eranvi pochi versi non posti nella prima.

(B) O tu va in un altra religione. Non essendo a que’ tempi disdetto agli Olivetani il far passaggio ad un’altra religione, alcuni di loro, non reggendo al rigore di questa congregazione, l’abbandonavano, passando ad istituto men rigido. Il pontefice Gregorio XI, Fanno 137 5, tolse via questa libertà, ordinando con suo breve, cbe all’ avvenire non fosse consentito alli Olivetani il passare ad altra religione, salvo che a quella di Certosa.

(C) Siavi raccomandato Giovanni. Quest’ ultimi versi non erano nella lettera 80 dell’ edizione di Aldo, come è detto sopra. Simili mancanze trovansi in altre, forse perchè quelli cbe le trascrissero, mirando specialmente al pregio de’sublimi sentimenti, non si diedero cura delle cose meno rilevanti. Tuttavia, coll’ajuto de’testi a penna, si è procurato di riempiere ogni lacuna, e dare così un’edizione completa e perfetta.