Favole per i Re d'oggi/Rinomate virtù, Beni desiderati, Certezze incerte/La Furberia

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La Furberia

../La Civiltà ../Il Quietismo IncludiIntestazione 25 novembre 2013 100% Letteratura

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XXXIX.


LA FURBERIA


Non poteva esser nel mondo più gran corbellone di Menico. Era così arida la sua zucca che per quanto grandi glie le dessero a bere, ei le beveva sempre.

E tutti nel contado lo chiamavano a nome e si prendevano gioco di lui.

Ora venne su quella terra il castigo della siccità, e le messi nel campicel di Menico giacevano arsicciate che facevan piangere a vederle. Un cipresso di cent’anni che si sentiva venir meno dalla sete, lì nel mezzo di quell’arsura, sapendo anche lui con che razza di baggiano avea che fare, ne pensò una di molto grossa e poi lo chiamò e glie la disse: — Senti Menico; io saprei la maniera di cavarti da questa miseria e di far crepar d’invidia tutti i tuoi nemici. Se non mi sbaglio tra una quindicina di giorni è la luna piena. Quando la riman qui sopra a picco, s’io potessi arrivare a farla sternutare con la punta del mio pennacchio, ecco che tu avresti bagnate tutte queste messi e avresti pane per tutto l’inverno.... Ma bisogna ch’io cresca almeno tre braccia, se no non ci potrò arrivare. Per questo mettimi un po’ di concio d’attorno e dammi acqua più che tu puoi!... —

[p. 77 modifica]Il buon Menico bevve anche questa: e tutto felice e speranzoso, incominciò a dar tutta l’acqua che aveva a quel furbacchione di cipresso che se ne rideva come un pazzo.

Venne la luna piena: — Eh! ci vuole altro! disse scotendo la vetta il cipresso — mi ci mancano ancora due braccia bone!...

E porta acqua ancora il povero Menico.

Torna la luna piena e passa sul campo. Ci arrivi? — domanda Menico al cipresso. — Per bacco!... — risponde il cipresso — un braccio ancora: poi ci arrivo davvero!

E riporta acqua per un altro mese il povero Menico e non avea più braccia per la fatica e nemmeno avea pane nella madia, nè chicco nel granaio, nè quattrino in saccoccia. «Sternuterà poi la luna?» pensava qualche volta: e ormai dubitava.

Ritornò finalmente la luna piena. Menico guardava in su attento: Ecco! — gridò il cipresso — ecco.... ho toccato la punta del naso.... per Dio! dentro non ci sono ancora!... Ma per quest’altra volta è sicura!...

Menico diventò serio e non disse nulla. La mattina di poi, per tempo andò in cerca di un mercante di legnami e lo condusse a vedere il cipresso che era una bellezza davvero.

Così quel giorno stesso il cipresso fu segato, e Menico mangiò.

Chi le dà a bere non è sempre più furbo di chi le beve.