Favole per i Re d'oggi/Virtù cardinali/Temperanza

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Temperanza

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VII.


TEMPERANZA


Avevo fatto amicizia una volta, con uno di quei cani vagabondi che girano il mondo dicendo: «Dove c’è un mucchio di spazzatura là è la mia patria». E mi divertivo a contargli, ogni giorno meglio, i nodi della spina e a dargli qualche osso da rodere, in mezzo alla riprovazione incoraggiante di sconosciuti e compassati vicini di tavola.

Un giorno m’arriva tra le gambe questa bestia, con un’allegria insolita, e con il corpo pieno. Gli era capitata una bella fortuna! In un giardino pubblico aveva incontrata una paffuta e agghindata cagna inglese, che l’aveva trattenuto un’ora parlandogli d’una cosa meravigliosa: veramente straordinaria, mi diceva, che nel mondo non ha l’eguale!

— E come si chiama questa cosa così rara? — gli chiesi.

— Oh! mi rispose, vivessi vent’anni non dimenticherei il suo nome: si chiama Temperanza!

— Si vede — soggiunse subito all’atto del mio volto — si vede bene che voi ne avete sentito parlare, ma non l’avete mai veduta. Anch’io a sentirne parlare m’annoiavo mortalmente! ma quando quella cagna [p. 20 modifica]gentile pregò la sua governante di condurmi a casa con lei e di dare a me un piatto uguale al suo, perchè io imparassi a conoscere la Temperanza, allora capii e vidi finalmente che divina cosa era quella! Immaginatevi un po’ d’ogni bene: carne condita, ossi con la midolla, biscotti inzuppati nel latte, insomma, vi dico: una cosa da non credere!.... E poi.... Se sapeste!... Dopo mangiato.... siamo rimasti soli!... e....

E dire, che aveva perduto un’ora quella povera canina, per far intendere a questa bestiaccia spudorata, che non avrebbe dovuto poi raccontare nulla a nessuno!