Fotografie matrimoniali/III

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III. — Mode del giorno

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II IV
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Mode del giorno.

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III.



Alla Signora Giuseppina Rossi
Calolzio per… Prov. di Bergamo.


Mia cara amica,

Ti scrivo nel primo mese della mia luna di miele; questa, mi pare, è una bella prova d’amicizia.

Veramente… a parlar schietto, la corte che mi fa mio marito non occupa certamente le dodici ore della [p. 40 modifica]giornata. Gigi, vedi, è un uomo serio, posato, tutto il contrario di quell’ideale romantico che ci facciamo noi ragazze quando leggiamo l’Aleardi — un poeta che si permette alle ragazze, che esse prediligono sopra tutti — ma che in fondo dice delle cose assurde.

Per tornare a mio marito, io sono felicissima; sarei un’ingrata se non lo fossi, perchè davvero Gigi mi ama e se ad onta di questo ho perduta qualche illusione, egli non ne ha colpa. Voglio diventare positiva anch’io; almeno faccio il possibile per diventarlo… e se non vi riuscissi? Ebbene, anche allora la colpa non sarà mia.

Rispondo ora alla tua lettera che [p. 41 modifica]trovai a darmi il benvenuto appena tornata dal mio viaggio di nozze. Sono stata a Genova, a Firenze, a Roma, a Napoli: Dio quant’è bella l’Italia! Però, se devo dire tutto tutto, sono tornata a Milano con un gran piacere. Questa nostra cara città mi parve ancor più seducente, ancor più viva ed elegante dopo aver visitato tanti musei, tante chiese e tante pinacoteche.

Tu mi raccomandi di parlarti di mode e veramente non è difficile, perchè in questi giorni di sole, di caldo, in questi bei giorni di primavera, sbocciano le mode come sbocciano i fiori. (Ti lascio questo raffronto come tema [p. 42 modifica]di meditazione; considera la vaghezza, l’inebbriamento, la fragilità di entrambi… io intanto continuo).

Milano è invasa, dominata, posta se non a ruba certo a sacco dagli scozzesi; c’è qui una Land League di giallo fuso col rosso, di verde digradante in azzurro, di color rame stretto insieme col color cielo e tutta questa setta aggressiva strilla, schiamazza nelle vetrine dei nostri negozi, intorno alle gambe delle Signore e ci fa vedere l’arcobaleno a tutte le ore del giorno.

Sono pentita di aver fatto per il mio viaggio un abito scozzese: bisogna che lo porti subito e che lo finisca in fretta perchè tra pochi mesi tutte le [p. 43 modifica]signore, congiurate, grideranno agli scozzesi: Va fuori d’Italia, va fuori stranier.

Un’altra moda della quale si è abusato sono le capotes. Si vede la prima capote e si dice: Carina! Se ne vedono due: Graziose! Se ne vedono tre: Oh? oh? Quattro: Seccano alla fine: Cinque… ah! non si guardano più. È da sperarsi che coll’estate troveranno qualcos’altro. Perchè non si tornerebbe ai nostri veli neri lombardi, che somigliano tanto all’acconciatura della bella spagnuola cantata da Vittor Hugo?

«Ses yeux noirs brillaient sous sa noire mantille». [p. 44 modifica]

Decisamente si sta troppo attaccati alle mode francesi. Ma guarda un po’, questa bella esclamazione patriottica io la faccio in coda a un verso francese!…

Domenica sono andata al Corso con Gigi e osservando l’effetto complessivo della moda attuale dovetti convenire che si tende proprio sempre più alla ricercatezza, alla cincischiatura.

La stoffa è tormentata, stirata in tutti i sensi: affastellata in tutti i modi: la linea non c’è più, il disegno è scomparso; camminiamo a gran passi verso il barocco. Un passo ancora e vedremo risorgere dalle loro tombe grottesche le merveilleuses nel pieno [p. 45 modifica]trionfo dell’eccentricità e del cattivo gusto.

Non si sa più cosa pretenda questa moda da noi: essa ci tramuta, ci sposta, scombussola tutta quanta l’opera di madre natura, ci schiaccia da una parte, ci rigonfia dall’altra, sicchè io penso che se il serpente biblico tornasse a fare una passeggiata quaggiù, ci penserebbe due volte prima di offrire il pomo ad Eva.

Come porti tu i fazzoletti, cara Giuseppina? L’ultimo modello è rotondo, di batista rosea, o color cielo, con tre orli di batista separati da entredeux di valencienne, e infine un giro di valencienne tutta pieghettata, fitta fitta. [p. 46 modifica]Domandiamo qualcos’altro, perchè è pochino: che te ne pare?

Mi ricordo che tu vuoi la descrizione del mio abito da nozze. Eccolo: Io l’ho rotta colla tradizione del solito abito di seta bianco e mi feci fare un abito di crêpe bianca invece, molto più grazioso ed aereo e che si presta a qualunque combinazione. La vita però era di raso e tutto il davanti fino alla balza coperto alla lettera di fior d’arancio e rose bianche. Il velo di crêpe anch’esso, con un orlo alto e una bella blonda tutti in giro: nessun fiore in testa. La pettinatura l’avevo e continuo a portarla bassa, quantunque l’ultimo figurino prescriva i capelli [p. 47 modifica]rialzati sulla nuca. Io sto male, coi capelli rialzati, e non so perchè dovrei rendermi brutta… per essere alla moda forse?

Ti saluto in fretta. Gigi mi chiede dove ho nascosta la sua canna. Veramente non l’ho nascosta ma la nasconderei volentieri, se con ciò potessi impedirgli di andare a quell’abborrito club.

Addio cara.

Tua Sofia.

Milano, 7 Aprile 1883.