I rossi e i neri/Primo volume/XVI

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XVI

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XVI.

Dove si chiariscono gli effetti della contromina

- Padre, mi sento assai male.

- Eh, lo vedo, lo vedo pur troppo dagli effetti. Ma che cosa si sente?

- Un grave ingombro allo stomaco; non posso più digerire. La tosse mi molesta da capo.... [p. 137 modifica]

- E che cosa ne dice il suo medico? Egli sarà certamente uomo di sua confidenza. -

Il vecchio Vitali a queste parole mandò un lungo sospiro, che gli fu interrotto da un assalto violento di tosse; laonde il padre Bonaventura si alzò per andargli a mettere con piglio affettuoso una mano sulla fronte.

Dodici giorni erano passati dal dialogo avvenuto tra il gesuita e il maggiordomo del Vitali; dodici giorni assai bene spesi, poichè, mentre il padre Bonaventura e il Collini, simulando lo sdegno, non s’erano più lasciati vedere in casa del vecchio banchiere, la sua salute, in cambio di seguire quel miglioramento che s’era avverato da principio, andava peggiorando rapidamente.

Il Mattei ed Aloise di Montalto non sapevano indovinare le cagioni di quel mutamento. Pensarono un tratto che il diavolo, per opera de’ suoi bravi sergenti, il padre Bonaventura e il Collini, ci avesse messo la coda; ma in che modo? Questo era il difficile. Ambedue s’erano licenziati dalla casa del Vitali, facendo dire al vecchio che gli aveva offesi, col mostrare di non aver più fede in essi, e il maggiordomo Battista si lagnava forte di essere stato maltrattato da ambedue, come la prima cagione di tutto quel guaio. Ora, come poteva il Mattei, come poteva Aloise indovinare che il Battista fosse di balla con quei due, egli che appunto aveva largamente aiutato i nostri giovani nella loro opera di misericordia?

Però il Mattei andava da parecchi giorni almanaccando di guasti organici e d’altri malanni inerenti alla natura del vecchio banchiere; vigilava egli stesso i rimedii, e raccomandava al Battista di attenersi fedelmente a’ suoi comandi, così nel ministrar le pozioni, come nella misura del cibo; e aspettava intanto che tutti quei nuovi sintomi gli dessero il bandolo della matassa.

L’infermo frattanto, condotto alla peggio dai celati maneggi del Collini, ai quali aiutava il maggiordomo, fedele esecutore di tutti i suoi iniqui comandi, inasprito contro il suo nuovo medico dalla ostinatezza e dall’accrescimento del male, insospettito per giunta di certe smorfie di malaugurio che Battista faceva, ogniqualvolta era solo con lui e gli occorreva di nominare il Mattei, cominciava a pentirsi d’aver sospettato del suo primo medico, e si lagnava di tutti.

Il momento era buono, e il padre Bonaventura ne approfittò, incalzando cosiffattamente per opera del suo fidato, che l’infermo mandasse a chiamar lui e il Collini, per iscusarsi con loro e scongiurarli della loro assistenza. [p. 138 modifica]

I lettori sanno già le prime parole scambiate tra il vecchio banchiere e il padre Bonaventura, in quella medesima camera dove li abbiamo un’altra volta introdotti.

- Signor Giovanni, - proseguì il gesuita, poichè fu cessato quell’assalto di tosse, - io non so proprio che dirle. Ella mi ha mandato a chiamare. Son qua. Che cosa dimanda Ella dai suoi nemici?

- Miei nemici? - chiese l’infermo con un gesto di meraviglia. - E può credere che io....

- Sì, credo che qualcheduno l’abbia data ad intendere a Lei. Ma io non me ne offendo, qualunque cosa Ella abbia potuto pensare di me. La religione m’insegna a perdonare le ingiurie, e come Ella vede, signor Giovanni, eccomi al suo capezzale quell’istesso di prima.

- Grazie! - mormorò tutto confuso il vecchio. - E il medico Collini?

- Il signor Collini non metterà molto a giungere; egli mi ha promesso di correr qua appena si sarà sbrigato di alcune faccende della sua professione. Ma, intendiamoci bene, egli verrà a vederla come amico, non già come medico.

- Perchè?

- Perchè? E me lo dimanda, signor Giovanni? Ella sa benissimo che il nostro ottimo amico, allorquando si fu avveduto che il signor Vitali non aveva più fede nel suo ingegno, nella sua perizia, e, diciamolo pure, nel suo cuore, che il signor Vitali aveva mandato a cercare un altro medico, dal quale si faceva visitar di soppiatto, ne fu molto addolorato e giustamente offeso. -

Il padre Bonaventura lasciava cadere queste parole con quella dolce lentezza che ognuno sa quanta forza accresca ai rimproveri; e il Vitali, così nominato ironicamente in terza persona, gli dava certe occhiate supplichevoli, con le quali aveva aria di confessare tutte le sue colpe.

- Mi perdonino! - esclamò egli finalmente. - Ero così fiacco! Non sapevo proprio che cosa facessi.

- E ora, di grazia, - proseguì il padre Bonaventura, - come si sente?

- Oh, peggio che mai! Dio mio, chi mi risanerà? Sono abbandonato da tutti!

- Tutti! Per carità, signor Giovanni, non sia così ingiusto verso gli uomini. E lo abbandonassero pure tutti quanti, forse che Dio non rimane? Dio non abbandona nessuno di coloro i quali si volgono a lui con purità d’intendimenti e intensità di desiderio. Provveda a’ casi suoi, mio buon [p. 139 modifica]amico. È Dio, lo riconosca ora, è Dio, il quale si giova delle male arti dei tristi per darle un insegnamento efficace.

- Ah, padre! Ella dice benissimo. Ma come potrò risanare, se il signor Collini non mi perdona?

- Intendiamoci! - rispose il padre Bonaventura; - il signor Collini le ha già perdonato. Egli sulle prime aveva giurato di non metter più piede in sua casa; ma io l’ho tanto pregato, segnatamente oggi, dopo che Ella ha mandato a chieder di noi, che egli si è finalmente piegato; e verrà appunto per salutarla, affinchè Ella non lo reputi uomo da tener astio nel cuore. Ora non crede Ella giusto che il signor Collini ricusi di occuparsi più oltre della cura? Vi sono consuetudini nell’arte medica, alle quali non si può contraffare, senza meritarsi il biasimo universale de’ colleghi. Però, quantunque il dottor Mattei non si sia diportato molto cortesemente con lui, il nostro amico non vuole guastargli le sue faccende e lo lascia solo a curarla. Il dottor Mattei è un gran medico, a quanto dicono, e speriamo che la guarisca. -

Qui il solito piglio sarcastico mutava il senso delle parole; e l’infermo che si sentiva così giù dell’animo e del corpo, poteva intendere tutta la forza dell’ironia.

- Oh, non mi abbandonate! - diss’egli. - Io voglio, io desidero essere curato dal signor Collini.

- E allora non ha che una cosa a fare; liberarsi anzitutto dal medico Mattei.

- È vero; ma come fare? - rispose il vecchio, alzando gli occhi angosciosamente verso il cielo. - Mio nipote....

- Suo nipote! E che ha Ella a temere di suo nipote? - gridò il padre Bonaventura. - Signor Giovanni, quando vorrà Ella intendere che i nostri parenti sono i nostri peggiori nemici? È una trista verità, dolorosissima a dirsi, e il nostro cuore d’uomini e di cristiani ricusa di acconciarvisi; lo so. Pure, è così. Costoro si accostano al nostro letto, non come amici, ma come eredi: sono iene che odorano il cadavere.

- Mio nipote, - rispose l’infermo, - non ha mai voluto un soldo da me.

- Artifizi, signor Giovanni. E che altro avrebbe ad essere? Egli alla perfine sa di essere suo nipote e di aver diritto alla sua eredità. Oh uomini, uomini! Ma noi, per quale tornaconto nostro ci siamo fatti ad assisterla? Le nostre ragioni sono note: di personali non ce n’è punto; si fa tutto per il trionfo della religione, e a questo sacrificheremmo [p. 140 modifica]ogni cosa, anche la nostra amicizia per Lei. Ella è convenientemente ricco, signor Giovanni, ed è pure delle sue ricchezze che io mi occupo, come di ogni altra cosa sua. Dio non le ha dato di ammassarle perchè vadano poi in mano di scostumati libertini. Ecco perchè Le raccomandavo di fare il suo testamento, quando Ella non era in pericolo di vita; ed ecco perchè la consiglierei ancora adesso a far ciò, se non reputassi debito mio operare diverso.... -

A queste parole il vecchio banchiere aguzzò gli orecchi, e fece tanto d’occhi per guardare il suo interlocutore. Questi proseguì sulla medesima solfa, tra il dolce e l’amaro:

- Debito mio! Non lo so. Fors’anche m’inganno, e fo peggio. Ma Iddio mi è testimone della onestà dei propositi, e mi perdonerà se io commetto errore, non insistendo più oltre presso di Lei. Sì, signor Giovanni, ho pensato di non chiederle più nulla. Speravo che Iddio le avrebbe restituita la sanità in ricompensa delle sue buone opere; oggi in cambio lo supplico di concederle la grazia, senza che queste opere siano venute a far fede della sua pietà cristiana. Egli è grande e misericordioso, e la sua infinita bontà di sovente si compiace nello spargersi sui più ostinati peccatori. -

Il Vitali non rispose nulla a quella intemerata. Le parole erano amare, ma la sostanza era dolce. Il padre Bonaventura non gli chiedeva più che facesse testamento, e questo era il busilli.

Tuttavia, se non rispose al discorso di lui, fu sollecito a ricondurre la conversazione su ciò che più gli premeva.

- Padre, - disse egli, - mi consigli Lei. Come posso fare a mandar via quell’altro?

- Eh, se non vuol altro, la servo subito. Battista. -

E così dicendo il padre Bonaventura andò fino all’uscio della camera, per chiamare il maggiordomo. Battista fu pronto a rispondere, e come fu presso il letto del padrone, gli chiese che cosa volesse da lui.

- Quando verranno quei signori, - ammonì il padre Bonaventura, - direte loro che il signor Vitali non li può ricevere. Se vi chiederanno il perchè, risponderete essere desiderio del vostro padrone, avendolo espressamente raccomandato il dottor Collini, nel quale egli ha la massima fiducia.

- Sì, va benissimo; - soggiunse l’infermo, suggellando in tal modo la pensata del padre Bonaventura. -

In questo modo veniva fatto al gesuita di sgominare i disegni di Aloise [p. 141 modifica]e del suo amico Mattei. Costoro, entrati nella rocca minacciata del vecchio banchiere, avevano scavata con finissimo accorgimento la mina che doveva guastare il negozio agli assedianti. Senonchè il padre Bonaventura se n’era accorto in tempo, e aveva risposto con una contromina, tanto più efficace in quanto che era scavata all’ombra del maggiordomo confidente dei due amici, e loro unico aiuto in quella guerra di astuzie.

Poco dopo i comandi dati al Battista, giunse il medico Collini, e fu un ricambio di tenerezze tra lui e l’infermo. Nè mancarono le lagrime, sebbene il Vitali, giusta la natura dei vecchi, non ci avesse molta virtù nelle glandole lagrimatorie, e il Collini per contro avesse da lunga pezza inaridita la fonte degli affetti. Ma che volete? a pianger lagrime vere si suda; laddove ad infingerle, basta far greppo alla guisa dei bambini stizzosi, e spuntano tosto che la è una meraviglia.

Dopo le tenerezze dell’amico, vennero le dimande del medico. Il Collini, simulando di non saper nulla, chiese minutamente quali fossero e in che modo amministrati i rimedi del Mattei, e dopo aver dimenate a dritta ed a manca le labbra ad ogni risposta dell’infermo, aggiunse a mo’ di conclusione:

- Sarà una buona scuola, non lo nego. Ci sono parecchi medici odierni, i quali stanno per la teorica del rinvigorire l’infermo. Ma, anche ammettendola, bisogna guardare se l’infermo può essere curato con quel metodo energico. Vedete, padre Bonaventura; qui, con tutte le loro novità, hanno complicato la malattia con un principio di gastrite. -

Era agevole al Collini lo inventare a sua posta, poichè i rimedi del Mattei erano stati da lui, complice il Battista, raddoppiati o guasti con nuovi ingredienti.

Il Vitali non perdeva una sillaba di quel dotto discorso, ed aspettava che, finita la diagnosi, il medico pronunciasse la sentenza. Nè il Collini la fece aspettar molto, e un raggio di contentezza rasserenò la faccia dell’infermo, quando udì che i mali effetti della cura sarebbero stati combattuti e che il Collini stava mallevadore del suo risanamento.

Erano tutti e tre in quei ragionari, allorquando entrò nella camera il maggiordomo con aria turbata.

- Che c’è di nuovo? - chiese sollecito il padre Bonaventura.

- Il dottor Mattei, che domanda di entrare, - rispose Battista. [p. 142 modifica]

- E non gli avete detto che il signor Giovanni non può riceverlo?

- Sì certo gliel’ho1 detto. Egli è venuto in compagnia del marchese di Montalto, il quale, appena io gli ebbi risposto, si fece pallido in viso e volle andarsene. Ma il signor Mattei gli ha detto andasse pure, che in quanto a sè non voleva uscire senza prima parlare col padrone.

- E che cosa vuole? - ripigliò il padre Bonaventura, voltando in parola il gesto di meraviglia e di malcontento del vecchio Vitali.

- Non lo so; - rispose Battista. - Egli è qui in anticamera che aspetta. -

Il padre Bonaventura e il Collini si guardarono in volto, come per chiedersi a vicenda consiglio. Ma l’incertezza fu breve; imperocchè il gesuita, avvezzo a simiglianti battaglie, aveva già meditate tutte le conseguenze del fatto.

- Ditegli che entri; - soggiunse egli.

Poscia, voltandosi all’infermo, e presagli la mano, gli disse:

- Signor Giovanni, non abbia timore. Siamo qui noi ad assisterla. Se il medico Mattei s’argomenta di venir qui a farle rammarico, la sbaglia di grosso. -

Il medico Mattei entrò nella camera. Egli era pallido, ma composto nei modi e in apparenza tranquillo, sebbene i suoi occhi mandassero lampi di malaugurio per i due signori che stavano presso il Vitali.

Entrò con la fronte alta e con passo sicuro; girò gli occhi intorno, con piglio di alterezza, e accostatosi a’ piedi del letto, col suo cappello in mano, incominciò a parlare in questa guisa:

- Signor Vitali, non si disturbi per questa visita che io le faccio contro il suo espresso divieto. Ho poche parole a dirle, e so molto bene come si debba parlare a persone rispettabili per la loro età e pel loro stato di salute. Nella accoglienza che mi è stata fatta testè sul suo uscio di casa, ho notato un tal po’ di mistero, e nimico giurato qual sono del segretume, ho voluto chiarirlo, perchè non s’abbia a dire che sono stato discacciato da casa sua.

- Oh, non è stata questa la mia intenzione! - borbottò il Vitali. - La creda....

- Sta bene, sta bene! - interruppe il Mattei. - Ella sa che se io ho consentito a venir qui, fu perchè Ella stessa mandò a chieder di me, e mi supplicò di tornare ogni giorno, poichè le pareva di ritrar giovamento dalle mie cure. Forse lo aver accettato, mentre mi era noto che Ella era in mano [p. 143 modifica]di un altro medico, potrà dare appiglio a sospetti: ma di ciò non m’importa, ed io sarei lieto di renderne conto al signor Collini, se pure gli desse l’animo di domandarmelo. A quest’uopo saprei invocare il giudizio di onesti colleghi (che, la Dio mercè, abbondano nell’arte nostra), e non sarei io certamente colui che dovesse arrossire. Ora, ripeto, la mia cura avea fatto buona prova, ed Ella, signor Vitali, ebbe a ringraziarmene più volte. Tutto ad un tratto si mutano le cose; il signor Vitali, che andava risanando ad occhi veggenti, peggiora.... Che vuol dir ciò? Non mi curo di saperlo. Vedo questi due signori tornati in sua casa, e non mette conto che io cerchi altro. A Lei in cambio, signor Vitali, io debbo chiedere una schietta dichiarazione....

- Che cosa vorrebbe? - gridò il Collini, che si struggeva dalla rabbia.

- Non parlo con Lei, signore! - rispose Mattei con un’aria di spregio che fece chinar gli occhi a quell’altro. - Parlo col signor Vitali.

- Il signor Giovanni è molto fiacco, - soggiunse il padre Bonaventura, - e non mi sembra opportuno che Ella venga ora a turbarlo.

- È tuttavia opportuno, - disse di rimando il Mattei, - che le loro Signorie si trovino qui a conciliabolo. Ora io ho soltanto poche parole da chiedere al signor Vitali, e faccio assegnamento sulla sua onestà perchè egli dica alle Signorie loro quanto mi abbia pagate le visite.

- Oh, nulla! nulla! - si affrettò a dire l’infermo, che era sulle spine.

- Orbene, - aggiunse con pari fretta il Collini, - il signor Giovanni sa il debito suo e sarà pronto a soddisfarla. -

Il Mattei fu ad un pelo di avventarsi al Collini e stampargli le cinque dita sul viso. Ma lui soccorse la prudenza, come Achille la dea Minerva, nel primo canto dell’Iliade. Tuttavia se egli, pensando al luogo dov’era, contenne la mano, non volle per fermo tacersi.

- Signor Collini, - diss’egli, - non mi pigliate per a pari vostro, vi prego; o ch’io sarò costretto a mostrarvi che non tratto soltanto la lancetta. -

Poi, volgendosi da capo al letto dell’infermo, proseguì:

- Non chiedo certamente di essere pagato per l’opera mia. Poichè, come ho già avuto l’onore di dirle, si ha l’aria di scacciarmi da questa casa, desidero si ponga in chiaro che io non ci venni per alcun pensiero di guadagno. Ed [p. 144 modifica]ora, signor Vitali, la riverisco e le auguro un sollecito risanamento.... se questi bravi signori glielo vorranno permettere. -

E buttate queste parole come una ceffata sul viso dei due, il dottor Mattei se ne andò di quel passo con cui era venuto.

Il padre Bonaventura e il Collini erano rimasti mutoli, fortemente turbati per quella sfuriata del Mattei. Anche l’infermo era rimasto di sasso; non sapeva più a chi dovesse credere, e nascondeva il suo turbamento in un assalto di tosse.

- Signor Giovanni, si calmi, per carità! - gli disse finalmente il padre Bonaventura. - Non badi alle parole di quello screanzato. -

Contuttociò, il dialogo rimase freddo. Quella scena aveva tolte le parole a tutti; e poichè ebbero dato da bere al Vitali, il Collini e il Gallegos si accomiatarono da lui, promettendo che sarebbero tornati nella sera.

Uscirono taciturni, come già una volta dalla chiesuola di San Nazzaro. Ma fatte due scale, il padre Bonaventura si fermò, mettendo una mano sul braccio del discepolo, e gli disse:

- Abbiamo vinto a mezzo. Ora bisogna che il vecchio risani a volo.

- Sta bene; ma perchè?

- Perchè oramai questo Mattei ci terrà d’occhio. Abbiamo svegliato i mastini, e ci vorrà cautela. Anche il vecchio sta all’erta....

- È vero! - borbottò il Collini.

- Bisognerà dunque rinunziare per ora al testamento. Il Vitali deve aver piena fede in noi, e la otterremo facendogli ricuperare la salute. Io intanto provvederò ad altri spedienti; e anzitutto torremo di mezzo i mastini.

- Ah sì! questo è il più rilevante per ora. Ed io mi potrò vendicare finalmente?...

- Sì, certo, figliuol mio. So i segreti di Lorenzo Salvani; saprò quelli di Aloise da Montalto; bisognerà indovinar quelli della ragazza di casa Salvani.... Lasciate fare a me. Chi s’aiuta il ciel l’aiuta; e noi ci aiuteremo con mani e piedi, se occorre. -


Note

  1. Nell’originale "gliel ho".