Il Parlamento del Regno d'Italia/Casimiro Ara
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ARA CASIMIRO, avvocato
deputato.
È nato a Trino, provincia di Vercelli, il 19 febbrajo del 1813 dal causidico Giuseppe e da Irene Albasio.
Crediam merito dell’opera il notare che il padre, lo zio e i parenti dell’Ara erano di sentimenti e d’opere italianissimi, e che quindi ei fu allevato, come suol dirsi, a buona scuola. Lo zio sopratutto, Casimiro Ara, che fu capitano ajutante-maggiore nel reggimento Piemonte, gravemente compromesso nelle agitazioni politiche del 1821, condannato in contumacia a dieci anni di galera, emigrò in Inghilterra, ove visse fino al 1847. Rientrato in patria, allora, e riabbracciati i suoi, forse dal trabocco dell’emozione, morì.
L’Ara fece i primi suoi studi in Vercelli, quindi si recò a Torino onde seguire all’università di questa metropoli le discipline legali. Se non che l’università essendo stata chiusa pei torbidi del 1831 fino al 1837, il giovine studente valse a subire nel corso di quest’ultimo anno tutti gli esami, e s’ebbe la laurea.
Ritrattosi poscia in Vercelli, si diede colà ad esercitare la professione, e non tardò a guadagnarsi l’amore e la stima dei propri concittadini, promuovendo tutto quanto poteva tornar utile e decoroso al paese.
Concessa appena la costituzione dal magnanimo Carlo Alberto, l’Ara incominciò la sua vita pubblica coll’essere eletto consigliere municipale, provinciale e divisionale, e col coprire volta a volta le cariche di segretario, e vice-presidente e di presidente di tali consigli; nel tempo stesso gli venivano confidate le amministrazioni di tutte le opere pie della località.
Nel 1855 ei fu inviato al Parlamento nazionale dal collegio di Vercelli, e confermato a sì onorevole ufficio dallo stesso collegio nelle due successive sessioni.
Il di lui contegno alla camera, sempre saggio e italiano, richiamò sopra di esso l’attenzione del governo eminentemente patriotico, presieduto dal conte di Cavour, che il diede compagno al cavaliere d’Azeglio durante la sua missione nelle Romagne, dal quale ultimo venne mandato in qualità di commissario straordinario a Forlì.
La condotta tenuta dall’avvocato Ara in sì rilevante occasione fu sotto ogni riguardo tanto meritevole di encomio da eccitare l’ammirazione de’ Forlivesi; sicchè quando, pel ritirarsi di tutti i funzionari sardi, l’Ara fu in procinto di lasciarli, quel municipio, con lettera in data del dì 5 agosto, esprimendogli in modo oltre ogni dir lusinghiero la propria riconoscenza, gli conferiva il titolo di cittadino forlivese.
Rientrato in patria l’Ara, in benemerenza dei servigi resi fu insignito della croce de’ Ss. Maurizio e Lazzaro, e nelle elezioni del 1860 fu rieletto rappresentante nel primo Parlamento Italiano dal collegio di Trino.