Il Parlamento del Regno d'Italia/Emmanuele Bich
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deputato.
Discendente da antica famiglia, originaria di Siena e trapiantatasi a cagione di guerre di fazione in Valtournanche nel fondo della valle d’Aosta verso il 1376, il barone Bich nacque a Chàtillon, capo-luogo di mandamento nella suddetta valle, nell’anno 1800. Il 27 maggio di quest’istesso anno il primo console della repubblica francese, dopo aver varcato con una delle più prodigiose marce che ci additi l’istoria il gran S. Bernardo, arrestato nel suo procedere da quella bicocca che aveva nome il forte di Bard, veniva, durante i tre giorni che ci vollero a superare lo strano intoppo, ospitato insieme al cognato Gioacchino Murat e al fido generale Berthier dal padre del nostro protagonista, ch’era sindaco di Châtillon. Crediamo dover notare, così di volo, che questa carica di prima magistratura municipale può dirsi ereditaria nella famiglia dei Bich, che conta sette generazioni di sindaci.
Orbo del padre ne’ suoi più teneri anni, il barone Emmanuele fece i suoi studî in Torino nel liceo imperiale suffraganeo del Monte, poscia nel collegio del Carmine, ora collegio nazionale, ove conseguì premi di classe e strinse amicizia con quei distinti personaggi, che si nomano, e si nomarono i Cibrario, i Boncompagni, i Ceppi, i Persoglio, i Siccardi ed i Giulio.
Passato quindi all’università, vi studiò medicina, e si ebbe laurea in questa facoltà nel 1823, epoca in cui, sebbene in età così giovanile, fu nominato regio ripetitore e professore straordinario all’università stessa.
Ma non pago dei lumi e dell’esperienza che nella difficile sua professione gli era dato acquistare nella capitale del Piemonte, il nostro protagonista recossi a far pratiche per due anni a Parigi, mettendosi nella metropoli francese in contatto coi sommi nell’arte salutare.
Amor della patria valle l’indusse poscia a stabilirsi nella città d’Aosta, ove si ebbe nomina e ufficio di medico ordinario dell’ospedale Mauriziano, carica che ha esercitata per ventitrè anni, ed ove può dirsi senza la menoma esagerazione abbia preso la parte la più attiva e diretta a tutto quanto ha servito e serve a promuovere l’ammegliamento morale e materiale dell’antico ducato, nella sua qualità di protomedico del medesimo, e come capo dell’ospizio dei Cretini — tristi fenomeni dell’umanità! — come membro della giunta di statistica, come vice-presidente del consiglio di sanità, come consigliere civico e delle opere pie, infine come sindaco di Aosta.
Il dì 13 luglio del 1841 re Carlo Alberto conferì ad Emmanuele Bich, in benemerenza de’ servizi da lui resi al governo e al paese non che per riguardo alla lunga ed inalterabile devozione de’ suoi antenati verso l’illustre Casa di Savoja, il titolo patrizio di barone, trasmissibile ai suoi discendenti maschi per ordine di primogenitura.
Nell’agosto poi del 1854 il nostro protagonista, che specialmente pe’ suoi studi ed opere sull’interessantissima questione del cretinismo aveva ricevuto l’onore d’esser nominato membro delle più cospicue accademie scientifiche d’Italia e dell’estero, venne creato cavaliere dell’ordine Mauriziano, nel qual ordine venne promosso ad ufficiale nell’ottobre dell’anno scorso.
Non è da tacersi che il Bich appartenne, in qualità di direttore del Comizio agrario locale, e di membro in Torino, a quell’associazione agraria che contribuì tanto al risorgimento italiano col preparare il movimento liberale presso i consiglieri del magnanimo martire d’Oporto.
Il collegio elettorale di Quart ha inviato a sedere in seno del primo Parlamento del regno italiano il barone Emmanuele, porgendogli così nuova occasione di giovare efficacemente alla patria.