Il Tesoro (Latini)/Appendice al Libro V/Capitolo I

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo I
Appendice al Libro V Appendice al Libro V - Capitolo III
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lu questo libro, per col()a ()robabilmente degli

imperfetti codici che ebbe fra le mani, il maestro commise parecchi errori.

Capitolo I.

«Li serpenti.... tutto verno giaciono nelle loro tane, e la state n’escono.» Isidoro, Origin. XII, 4 copiato da Brunetto, scrive: Unde et hyeme in nodos torquentur, aestate solvuntur. Nel t: Tout yver se gisent en lor wieten esté s’en isseut. Avendo letto in nidos, anzi che in nodos, cambiò la lezione dell’ inciso.

«Tutti i veneui sono freddi, però addiviene che r uomo ci ha paura, quando egli n’è ferito, però che l’uomo è di calda natura, e però fugge la freddura del veneno.» Il t: Car l’ome qui est chaus (bX. [p. 332 modifica]chaude ). Ha peraltro anche la variante l'ame. Isidoro, loc. cit. Omne autem venenum frigidum est: et ideo anima, quae ignea est, fugit venenum frigidum.

CAPITOLO III.


Le stampe leggono: «E la sua grandezza (del basilischio) ’.woi;)fr?/.» Corressi è sei piedi. Il t: Sa grandor est VI piez. Ma Isidoro scrisse: longitudine 5?mipedalis. Solino (XXVII, 51): est poene ad smipedem longitudinis. Plinio (Vili, 78): duodecim non amplius digitorum magnitudine. Fortunati ((uegli uomini, che impunemente poterono misurarlo a tutto loro aaio!

CAPITOLO XVIII.


«E ’l suo polmone schiara gli occhi a chi gli ha turbati.» Il t: ses poumons, colle varianti pohnon, pnrnions. Vincenzo de Bauvais (Bellovacensis) nello Speculimi natur. XVI, 44. Os crassum in crure, cujus medulla oculos caliginantes si quis linierit, eos clarifìcatos boni visus effìcit. Lo sappiano i medici (X’ulisti!