La chioma di Berenice (1803)/Coma Berenices/Versi 53-54

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Coma Berenices - Versi 53-54

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Unigena, impellens nutantibus aera pennis,
     Obtulit Arsinoes Locridos ales equus. 54

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varianti.

Verso 53. Mureto, Stazio impellente. Nic. Heinsio undigena. Mureto natantibus. Bentlejo, Valcken. nictantibus. Stazio aere. — Verso 54. Principe, edizioni antiche, e gli editori tutti sino a Doering Chloridos per Locridos. Stazio trasse da’ mss. locricos. Mss. nostro Y elocridicos. Bentlejo assicurò la nostra lezione: Corradino e Valcken. soli la accolsero. Guarino per ales equus lesse ales equis; e Stazio vorrebbe alisequus come pedisequus. Scaligero alis equos.

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note.

Unigena. Gemello. Esiodo, Teogonia verso 378 canta l’Aurora madre de’ venti. Tanto più dev’essere madre di Zefiro vento soave, e mattutino. Catullo nelle nozze di Peleo, verso 300, chiama Diana unigenam Phoebi, i quali Dei sappiamo nati di Latona in Delo ad un parto. A che dunque i commentatori tormentano se e gli altri per l’interpretazione di questa parola? Il gemello dell’Etiope Mennone è Zefiro che spira su l’aurora. Badisi che l’attributo di recare per conforto della terra il vento dato da Callimaco all’aurora, ove non converrebbe fra noi se non ne’ mesi estivi, nel caldo cielo degli egizj e de’ cirenei è giustamente attributo perpetuo.

Impellens aera nut. etc. Pittura evidente del volar degli uccelli quando si affrettano. Meglio Virgilio En. v. 515.

     Jam vacuo laetam coelo . . . et alis
     Plaudentem .... columbam.

Verso tolto dall’Iliade lib. xxiii. 875, ed abbellito. Molte belle immagini di numi, di genii, e di cavalli alati abbiamo, dopo Omero, negli ebrei ed in tutti gli altri poeti [p. 108 modifica] d’ogni nazione. Ma il volo più sublime di tutti mi sembra quello d’Eloa in Klopstock canto viii quando dalla terra al cielo, e dal cielo all’inferno annunzia iu un punto al creato il primo sangue sparso dal Messia.

Arsinoes locridos ales etc. sino a tuito il verso 58. — Eccone alla Sfinge di tutti gl’interpreti, né sarò io forse d’Edippo. Giova prima leggere la versione del bifolco Arcade.

     « Molto non è che le recise chiome
     » Sorelle mie al regio capo unite
     » Su quel destin piangean che a lor mi tolse;
     » Quando pur la Fenice al mondo sola
     » De’ zefiri al favor spiegando il volo
     » Per l’eteree più pure aure serene
     » Me dal tempio di Venere rapita
     » Nel casto di lei seno in ciel mi pose.

Odi eleganza pretta d’Arcadia, ed armonia di chittariglia! E s’ei non si lodano chi li loderà? Così il Maggi, il Lemene, il marchese Orsi, lo sdolcinato Zappi (e chi può ricordare di tutti?) congiurando lodi co’ gesuiti furono dittatori della letteratura italiana, e meritamente il Voltaire grida echeggiando la crocciata contro a Jacopo Sannazzaro ed a’ nostri migliori, poiché il Muratori medesimo in quelle mille e più pagine in-4.° della Perfetta poesia zeppa di lodi a’ nobiletti, ed a’ frati rimatori, trascura il Poliziano, e non nomina pur una volta le pastorali del Sannazzaro, sole in Italia a que’ giorni. Noi non saremo, o Niccolini, mai, nè accademici, nè mercatanti di lodi. Le lettere si nutrono di solitudine e di libertà, e molto più di magnanimo sdegno.

Ales. Augello; e s’usa da’ latini per qualunque [p. 109 modifica] immagine alata. Virg. v verso 88: chiama ales il sonno. — Tutti gli antichi finsero i venti alati. Oltre il passo di Claudiano, Ratto di Proserpina lib. ii. verso 88 e seg. citato da tutti quasi gl’interpreti trovo i seguenti esempj. Salmo xvii. verso ii. Inclinavit coelos et descendit; et caligo sub pedibus ejus. Et ascendit super Cherubin et volavit: volavit super pennas ventorum. Salmo ciii. verso 4. Qui ponis nubem ascensum tuum; qui ambulas super pennas ventorum. Apollonio lib. ii. 273 ed altrove, fa alati Calai e Zete Argonauti, figliuoli di Borea. E Ovidio Metamorfosi i. 264: Madidis Notus evolat alis. Vitruvio parla di una torre in Atene detta d’Andronico Ceraste che determinò il numero e l’ufficio de’ venti, della quale non trovo menzione in Pausania. Vedesi anche oggi: è ottogona ed ha scolpiti sulle facciate gli otto venti alati. Vedi di questa torre anche in Varrone, e Spon, viaggio in Levante tom. ii, che ne dà il disegno.

Ales equus. Zefiro figurato come cavallo alato: così chiama Valerio Fiacco cavalli Traci tutti i venti: lib. i. verso 610.

— Fundunt se carcere laeti
Thraces equi Zephirusque, et nocti concolor alas
Nimborum cum prole Notus.

Passo recato dal Volpi. Ed è celebre nelle Fenisse d’Euripide verso 220 il zefiro cavalcante.

               Ζεφύρου πνοαῖς ἱππεύσαντος ἐν οὐρανῷ

d’onde imitò Orazio nell’ode iv lib. iv verso 43.

          Dirus per urbes Afer ut Italas,
               Ceu flamma per taedas, vel Eurus
               Per Siculas equitavit undas.

Leggo spesso i cavalli paragonati da’ poeti a’ venti, ed [p. 110 modifica] i venti a’ cavalli; e sono rinomale le cavalle impregnate dal vento: di che vedi nella considerazione v, dove parlasi del giuramento scitico. Il cavallo e l’ali sono simboli di velocità e d’impeto, qualità de’ venti. Il cavallo alato fu anche simbolo Pitagorico del sole. Vedi Santi-Bartoli, Lucerne de’ sepolcri antichi: il quale incisore reca molti emblemi di cavalli alali nelle pitture antiche del sepolcro de’ Nasoni illustrate da Gioan Pietro Bellorio. È inutile dunque la congettura del Vossio che le statue di Berenice e d’Arsinoe e delle eroine che erano nel tempio fossero equestri, congettura fondata sopra niuna autorità; ed è assurda l’interpretazione Scaligeriana che ei attribuisca un cavallo ad Arsinoe, perchè una Berenice chiamavasi Ἰππεία, e che questo cavallo alato fosse Pegaso di cui egli si finge a suo senno una nuova storia non diversa da quella della Fenice al mondo sola. Dagli autori citati appare chiaramente 1.° che il Zefiro di Callimaco è alato perchè così sempre si dipingono tutti i venti: e che è cavallo alato, perchè cavalli si fingeano alcuna volta. 2.° Che è ministro d’Arsinoe perchè essendo ella stata deificata ed associata al culto di Venere ( il che li sarà provato ne’ versi seguenti ) doveva essere Zefiro e non altri. Nunzio infatti è Zefiro in Lucrezio lib. v. verso 737.

     — Veneris praenuntius ante
     Pennutus graditur zephyrus.

E nella torre di cui parla Vitruvio Zefiro è dipinto giovinetto, alato, e versante fiori dal grembo. E Lucrezio, nell’invocazione a Venere, Genitalis aura Favoni. Anzi ho letto in Plutarco, né mi ricordo dove (forse negli opuscoli amatorj ), che Amore diceasi figliuolo di Zefiro.

Ma sorge in me un’altra opinione intorno al cavallo [p. 111 modifica] alato. Lucifero è stella di Venere, e si finge ch’ei monti al cielo guidato da un cavallo, Ovid. trist. iii eleg. v. E negli amori ii eleg. xi, quasi con le stesse parole;

Haec mihi quam primum coelo nitidissimus alto
     Lucijer admisso tempora portet equo.

E metamorf. xv Albo Lucifer exit Clarus equo. Tibullo gli attribuisce il carro lib. i eleg. ix verso 62.

Dum rota Luciferi provocet orta diem.

Anzi Lutazio scoliaste di Stazio lib. vi Teb. afferma; Quadrigas dant Soli, bigas Lunae, equos singulos stellarum; sono a questo proposilo belli que’ versi di Claudiano nel quarto consolato d’Onorio, e duolmi che sien lordi di sì sfacciata adulazione.

Quia etiam velox Aurorae nuntius Æthon,
Qui fugat hinnitu stellas, roseoque domatur
Lucifero, quoties equitem te cernit ab astris
Invidet, inque tuis mavult spumare lupatis.

Æthon è uno de’ cavalli del Sole, e se s’ha a credere a Servio nell’xi dell’eneide verso 89 è cavallo dell’Aurora, seppure questa non è invenzione de’ poeti men antichi perchè Æthon viene da ardere, improprio attributo di Lucifero e dell’Aurora. Ad ogni modo potrebbe essere che Callimaco trattando in questo poema di costellazioni, non abbia voluto dipartirsi dagli attributi delle stelle, e da quello di Venere, e che il messaggiero di questa Dea fosse appunto il cavallo alato che guida Lucifero; il quale splendendo mattutino può dirsi gemello di Mennone eroe prematuro. Scrivo questo parere perchè non lo trovo pensato da verun interprete: ma inclino più a credere che il cavallo alato sia Zefiro.