La morte e l'immortalità/Prefazione

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Prefazione

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La morte e l'immortalità I

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PREFAZIONE





E appunto al declinare dell’arco della nostra vita, ed allorché la forza delle passioni, e delle illusioni cominciano a darci tregua: che il desiderio di conoscere e possedere la verità si fà in noi più prepotente.

La Verità! Vi è al mondo più nobile scopo da conseguire? guida più sicura al nostro stanco pensiero?

Ma (se ci rapportiamo alla Ragione dialettica, morale, e psicologica) una necessità, un dovere, una gloria avrebbe dovuto esser sempre per tutto l’umano consorzio il congiungere gli sforzi di tutti gli uomini per raggiungerla questa Verità passo a passo, (beninteso,) brano, a brano: poicchè ella questa verace Dea sacra e veneranda non lascia rimuovere i mille velami che la nascondono al nostro sguardo se non ad uno per volta, e dopo il laborioso e lungo tirocinio della scienza assiduamente coltivato; E talmente, essa la Verità, compenetra e si spande per le interminate regioni dell’immenso universo, che uno strano paralogismo sarebbe per Puomo il vantarsi di possederla tutta come una presuntuosa Dommatica, o meglio le diverse Dommatiche hanno spacciato da secoli per il mondo.

Ma in vece di un savio accordo degli uomini nella ricerca del vero fatta con quella calma, dignità ed abnegazione che si competono a così grande scopo quale è lo spettacolo che ci si è mai sempre offerto dinnanzi da tutti i popoli?

Un continuo avvicendarsi di leggende, opinioni, dommi, e credenze più o meno fantastiche ed erronee, e di sistemi filosofici e di religioni sullo stampo medesimo, e prestigi di autorità formantisi ora in grazia di futili argomenti, ora di sfrontate ciurmerie. [p. ii modifica] E meno male quando originate, le credenze, da semplici Simboli allegorici che per lo meno conservano alcun che di grande sebbene fonti di equivoci e malintesi conducenti ad errori e falsi giudizi.

Gli antichissimi libri sacri dell’India Orientale si perdono in ardite ipotesi ed astrazioni, ed inclinano ad un trascendentale Panteismo.

I libri di Ermete come rileviamo da Champollion-Figeac contengono la vetustissima scienza filosofica degli Egizi e dove qua e là lampeggiano giuste sentenze scientifiche e morali: Ma già vi si piantava come Domma l’immortalità dell’anima. Non si dice però se intesa individualmente ed il tutto poi si ingolfa in ipotesi Cosmogoniche le più fantastiche.

La Filosofia Ellenica spartita in diverse scuole moralizza sublime con Pitagora, ma con Socrate ed altri ancora, inclina allo Scetticismo. Platone fece un passo avanti a Socrate, suo maestro, dipartendosi dai principi delle altre scuole contemporanee, e la sua Filosofia arieggia del Cristianesimo.

L’enciclopedico Aristotile ebbe poi influenza grandissima sul processo scientifico del suo secolo e dei seguenti della antichità.

Dal Tahio, o grande studio, redatto da Confucio e dal suo discopolo Tseug-Tseu si può trarre quanto basta per farsi una idea dello spirito posato ed inclinevole al Razionalismo dei Chinesi, i quali ebbero ancora il loro Epicuro in Lao-Hiun i di cui seguaci vennero chiamati i dottori della ragione.

Roma metropoli del mondo antico ancogliendo a fascio le Filosofie e le religioni varie diede prova di uno spirito di tollerantismo assai vicino al più profondo Scetticismo. E di fatti collo spirito positivo legale e severo della antica Roma il principio Razionalista dovea sempre trasparire anche a traverso alla Solistica che cominciava a regnare nelle scuole di Filosolia sotto l’impero dei Cesari. [p. iii modifica]A comprovare le stranezze dello spirito umano rileviamo dal Gassendi Syntagma Philosophicum i più curiosi cenni sulla Cabala e precisamente sulla Art-magna di Raimondo Lullo che di questa intese farne un trattato ridotto poi a compendio nella Ars-parva. Già prima, la filosofia Cabalistica avea preso le mosse dagli Ebrei, ed il Rabbino Akiba nel suo libro il Tetsirah ossia creazione, porge delle misteriose teorie. ed i commenti che ne conseguitavano vennero raccolti al 1677 da Hnorrio da Rosenroth nella sua Kabala denudala.

Speculazioni per vero stiracchiate ed insulse dell’uman cervello ed alle quali in fine dal nostro Pico della Mirandola fù applicalo il nome di Cabala e reso questo volgare.

Cesare Cantù ha voluto criticare la definizione della Filosofia scolastica data dal Cousin con queste parole «applicazione della filosofia come forma al servizio della fede''» e si vorrebbe modificala con queste altre «applicazione della filosofia alla discussione dei dogmi della fede.

E notale che egli il Cantù intende dopo ciò di sostener tuttavia l’Ortodossia come se fosse possibile lo applicare la vera Filosofia o meglio la Filosolia Critico-Dialettica alla Dommatica senza che questa se ne vada in fumo.

Segue la Filosofia dello Spinoza, banditrice di quel Panteismo che tanto ha progredito ai giorni nostri specialmente in Alemagna.

Da ultimo ci si mostra l’odierna Filosofìa critico-dialettica coltivata al di là del Reno ed appoggiala ai due grandi filosofi alemanni Hegel, ed Heine.

In Italia Gioberti, Rosmini, e Ventura, hanno tenuto il campo filosofico certo con ingegno non comune ma erano preti tutti e tre, ed hanno credulo poter conciliare il Domma col progredente Razionalismo. Conciliazione impossibile!

Essi però hanno per lo meno dato a conoscere agli stranieri che la nostra terra Italiana non è mai rimasta priva d'intelletti superiori, ed altronde non può essere spenta la memoria dei nostri grandi italiani che al XVI secolo, [p. iv modifica](ed in quel torno) levarono arditamente il Vessillo della libera, filosofia: tali un Telesio, un Campanella, un Giordano Bruno, un Arnaldo da Brescia, ed altri non meno cospicui.

Ora fra noi primeggia fra gli attuali Ausonio Franchi che generosamente tiene alto il Vessillo della Ragione umana indipendente e libera, e non poche elette personalità lo seguono nella ardita sua traccia, dando la mano ai più distinti liberi pensatori di oltralpi ed oltre Reno.

La Religione, come quella che ha in se più del poetico e dello istintivo della Umana essenza, dovette necessariamente precedere alla ragion filosofica la quale per posarsi come scientifica discliplina infra gli uomini suppone per lo meno in questi un certo grado di istruzione e quindi di civiltà.

Afforzandosi della opinione di Benjamin Constant, il Cantù vorrebbe sostenere che prima Religione sulla nostra terra fu il Teismo, indi il Politeismo, in fine il Monoteismo.

E ciò in opposizione agli odierni Critici che la fanno esordire col Feticismo per indi passare al Politeismo por al Monoteismo.

Oziosa ricerca aparer nostro poichè trattandosi di epoche antestoriche la quistione. per far che si faccia, si agiterà sempre nel bujo quindi senza soluzione di sorta che possa tenersi accettabile.

Checché ne sia, sursero le Religioni nel mondo ad-antiquo, e se dobbiamo prestar fede al racconto mosaico già fin dallo inizio si moltiplicarono a dismisura i Politeisti e gli Idolatri attorno ai pochi Monoteisti o Patriarchi, e loro famiglie.

L'idolatria Egiziana traslata in Grecia e rinnovata all’alito del Genio Ellenico rivesti forme venuste ed artistiche, e L’Olimpo degli Achei fu ed è tuttavia da per tutto un vero repertorio di Estetica laddove la società è in grado di apprezzare di questa il bello ed il sublime.

Portata a Roma e modificata da Numa Pompilio, la Mitologia greca vi assumeva un carattere più grave e più severo. [p. v modifica]Nell'India la Religione di Brama poi rimpiazzata dal Buddismo, tiene assai del simlxdiro. del contemplativo, e del Monoteismo: ma con caratteri spiccatamente diversi dalle Religioni dell’Occidente.

E per vero se un lungo corso di secoli ed il numero dei milioni di Credenti, e martirii. e martiri più o meno volontarii ed ammirandi; e Santoni, e Venerabili, e corredo di ordini e Gerarchie jeratiche, se tutto ciò, diciamo, potesse far prova apodittica a favore di una Religione rivelata: certo che la palma spetterebbe di pien dritto alla Religione dei popoli delle Indie Orientali.

Ma le Religioni di Zoroastro, o di Confucio (persiana e chinese) di pochi secoli anteriori a Cristo hanno in loro ben segnalato un carattere razionalista, e per contro la mitologia degli Scandinavi (vuoto eccleltismo di principii ed idee di differenti paesi) presentava in origine una amalgama scomposto ne’ minore o meno strano lo si scorgeva al suo decadere allorché in line si mutava nel Cristianesimo.

Il quale nato siccome setta in mezzo al Mosaismo già corrotto ed alterato profondamente dal tempo spunta appena che già eccolo diviso in moltissime svariate opinioni e credenze. Montanisti, Donatisti, Ariani, Nesloriani, Eutichiani, Novazian, e tanti altri a tacere degli gnostici e delle loro strane fantasticherie sul genere Cabalistico.

Pur non di meno in grazia della sua organzizazione come Chiesa e della sua disciplina e Gerarchia perdurò il Cristianesimo, e crebbe anzi rigoglioso in Europa mirabilmente ajutato dallo sminuzzamento politico delle signorie. dalla rozza semplicità dei Barbari prevalenti di forza materiale nel Medio Evo.

Se non che all’esordire dell’epoca moderna la grande riforma Alemanna del secolo XVI venne a portargli un gravissimo colpo.

Dappoicchè apertasi la via al libero esame ne conseguitava la moltiplicità delle sette protestanti e quindi un’ [p. vi modifica]ampia breccia si offriva al varco della ragione scientifica che ormai colla sua odierna Critica dialettica ha troncato dalla radice ogni prestigio dell’autorità dommatizzante. ed emancipato una volta davvero non già il pensiero dell’uomo che virtualmente almeno o internamente libero sempre è stato in tutti i tempi: ma la manifestazione publica aperta e sicura di esso pensiero.

L’Islamismo posteriore di sei secoli al Cristianesimo presentasi nella sua origine come la più semplice espressione del Monoteismo, e se la rapidità delle sue conquiste nel mondo, la vastità delle regioni occupate e lo zelo dei prischi credenti potesse provare incontestabilmente a prò di una Religione rivelata certo questo vanto non si potrebbe negare ai seguati del Korano.

Di fronte adunque ai filosofi e loro sistemi stanno da secoli le Religioni, svariati quelli, svariatissime queste le quali in sostanza malgrado il supposto accordo generale fra di esse questo solo hanno di comune a tutte, il servir di pascolo al cuore ed alla immaginativa del genere umano il quale nella sua grande maggioranza non sapendo adagiarsi in pace nella schietta realtà delle cose, e della universa natura, perchè non la intende, e diffidente di se perchè conscio della propria ignoranza, è pel motivo stesso deferente lino alla servilità alle autorità che con mille modi a lui s’impongono e che soventi si foggia egli stesso colle sue proprie mani per una specie d’impellente bisogno di illudersi e credere ciecamente senza oltre affaticarsi lo spirito e spender tempo a prendere in serie disamina le proprie credenze.

Male dunque si appone chi assegna alla Religione ed alla Filosofia uno scopo solo e comune la ricerca della verità. Questo scopo esclusivamente si addice alla filosofia, e della Religione meglio si affermerebbe dicendo che essa non è già la ricerca della verità, ma sibbene l’omaggio, il culto, l’inno, l’apoteosi, che la parte affettiva e sensitiva della umanità porge alla verità già scoperta per l’assiduo lavoro [p. vii modifica]della parte più nobile dell’uomo la ragione scientifica. Scoperta, diciamo, in parte e gradatamente ed a prezzo di laborioso tirocinio non mai nella sua immensa totalità. Basta difatti volgere uno sguardo a questo immenso universi che ne circonda, ed a noi stessi, cioè all’umanità per sentire come la medesima non è che una parte e ben minima di questo gran tutto parte cui malgrado tutti i suoi sforzi collettivi e lunganimi nell’arringo scientifico non sarà mai dato di penetrare proprio avanti nel gran mistero che copre ed involve lo scopo ultimo la essenza assoluta, la origine, ed il complesso delle leggi generali che governano l’universo.

Ora domandiamo noi allo imparziale lettore un imparziale giudizio tra il procedere in fatti ed in parole dei Razionalisti, e quello dei loro avversari gli odierni scolastici Ortodossi e Neocattolici.

I Razionalisti adempiendo prima di tutto all’antica massima nosce te ipsum (cioè conoscere la nostra essenza); si stanno paghi alla verità che la scienza e la Ragione con mirabile accordo ci presentano e saggiamente si astengono dal pretendere di spiegare i grandi problemi dell’universo, e di slanciarsi colla fantasia in un mondo sopranaturale mai sempre incompreso perché incomprensibile come cosa di semplice ipotesi, per quanto grandiosa, divulgata, e speciosa si voglia, e giammai finora constatata da prove scientifiche e quindi accettabili.

Gli Scolastici e Dominatici dall’altra parte con una rara e vanitosa superbia, spacciano sentenze Uomini, e Catechismi mercè i quali si vantano di dar ragione e spiegazione della origine, destino, e finalità delle cose tutte non solo di questo mondo sublunare ma eziandio di altri mondi foggiati in cento edizioni diverse dalla più sfrenata fantasia.

Fra gli uni e gli altri diteci or voi stessi, di grazia, da qual parte sta la saggezza la moderazione, e la verità e da quale l’errore, la presunzione, e la vanità?

Più o meno potente o impotente che vi piaccia crederla, [p. viii modifica]la Ragione sola ajutata dalla scienza è il solo ed unico criterio d’ogni verità nel nostro mondo. Se voi la detronizzate, se la tenete a vile, voi non soltanto pagate di ingratitudine la Natura che in essa vi ha dato il più nobile distintivo mercè del quale primeggiate sul mondo tutto degli esseri organici viventi: ma che cosa in verità vorreste voi mettere in sua vece? Ci si dirà forse. Una ragione sopranaturalc divinamente a noi rivelata.

Ma mancando come sempre hanno mancalo linci a le proe di questo miracolo dei miracoli la Rivelazione; i;e segue di necessità che voi con una logica senza pari balzana ed assurda preferite il sogno, la illusione, la fantasia noè la ragione ebbra, traviata stravolta, alla Ragione virile sana, dotta, e tranquilla, quale è quella del buon senso e della Dialettica Scientifica.

E notate che è pur sempre ad una ragione che avete ricorso ma preferite meglio la vanità alla solidità, il paradosso e la iperbole alla adequata giustezza, l’immaginario al reale, lo stato patologico dell’umano cervello al lisiologico.

È superfluo lo aggiungere che ogni Religione rivelata esaltando i suoi Domini esclude quelli delle altre cioè niega le altre rivelazioni sopranaturali. Di tal che tutte queste Dommatiche si niegano a vicenda mettendo in un serio imbarazzo chi si avvisasse di fare liberamente una scelta in mezzo a così numerosa collezione di Donimi.

La parte sensitiva, affettiva, ed immaginosa della grandissima maggioranza degli umani individui soverchiando di forza materiale e di coazione morale la parte dialettica, libera, e razionale induce quasi violentemente le masse a volersi illudere ad ogni costo sopra i grandi problemi" dieci presentala natura nellasua imponente vastità. Le caste ieratiche profittando di questa per loro utilissima disposizione sociale si danno a spiegar tutto con tale un’appiombo, ed una fidanza che sarebbero risibilissime dove non fossero causa di errori e di danni non pochi per la società. La quale [p. ix modifica]vaneggiando rimbambita dove più dove meno, in fatto di credenze nel sopranaturale; direste che a forza vuole spiegarsi ciò che la Natura ci lascia inesplicabile e chiuso nei grandi suoi enigmi. Ed una tal società ci olire, in vero, la immagine di un fanciullo che polendo starsene a suo bell’agio in un prato ameno e liorito non sente di poter vivere e godere se non salta un fosso largo dieci metri che gli sta dinnanzi, che sa di non poter saltare, e pure vuol tentarne la prova, e vi cade dentro con meritato castigo della sua follia.

Che se poi vi fate a domandare dove mai la necessità di un mondo sopranaturale, e di sopranaturali spiegazioni ai grandi problemi dell’universo, vi diranno che senza di ciò ogni morale, ogni ordine, ogni società va a fascio ed a rovina, che insomma è il finimondo. Come se la morale che è una ed universa fra gli uomini e basata sopra se stessa cioè sul senso comune del giusto e del buono; fosse bene allidata in custodia alla versatile fantasia dei tanti Donimi che modificandosi e cangiando incessantemente coi tempi hanno gittate il povero unum cervello in una incessante fantasmagoria infernale e celestiale.

Ma che? udiamo dirci, vi figurate di poter cangiare gli uomini tutti in tanti filosofi? E non vedete che le masse hanno bisogno di Simboli, di credenze e Religioni belle e fatte, e di autorità costituite inappellabili, infallibili?...

Rispondiamo.

Noi vogliamo ricondurre gli uomini al giusto, al buono, al Vero, senza aver ricorso all’impostura ed all’ipocrisia, o a vani prestigi; E certo a tale scopo non occorre far prima di essi altrettanti Plafoni ma basta parlar loro dallo inizio il semplice linguaggio della Verità come lo dettano il buon senso e le sincere nostre convinzioni. Oh! che codesti credenti ai miracoli biblici di (piatirò mila anni or sono pretendono far gl’increduli ai miracoli odierni della pubblica istruzione?

Forse non è abbastanza notorio, che fin le infime plebi [p. x modifica]tra le culle nazioni d’Europa sono ormai in condizioni ben altre e ben migliori che non ciano ai tempi della terza Crociata? E tacciamo delle classi più elevate presso alle quali il progresso ottenuto è già grandissimo, e grande per corollario la decadenza dell* antico zelo ortodosso e del fanatismo religioso. Voi ben vedete adunque che le aspirazioni nostre ben lungi dal sentir la Utopia, stanno invece nei limili dell’attuabile e del giusto.

Ma non basta il conoscer noi stessi, e d’uopo è pure conoscere la potenza la portala del nostro Scibile in generale, effetto dello studio e della Ragione.

Ora a noi pare che se a questa massima si fosse posto mente davvero, come altresì al mettersi ben d" accordo sulle definizioni delle cose prima d’entrare in discussione, di certo che alcune delle così dette grandi quistioni che da secoli si dibattono ancora, o non si sarebbero mai prodotte, o si sarebbero sepolte appena nate.

Cosi p: e: da tempi assai si è travagliala la Psicologia per iscoprire la essenza e nalura dell’anima umana.

È l’eterno duello tra lo spiritualista e materialista: Ma domandate di grazia, a questi signori contendenti, ad una parte, avete voi un’idea ben chiara di cosa intendete per ispirilo e potete rendercela questa idea in modo accettabilmente chiaro? Lo dite una forza che è nella materia ma non è la materia; come la gravità è nel metallo ma non è il metallo, la celerità è nel fulmine ma non è il fulmine; ma allora perchè non chiamate spirito anche la celerità e la gravità?

E domandate all’altra parte.

Avete voi conosciuto, analizzato, apprezzalo proprio per intiero la materia non dirò già la Cosmica lulta, che in grandissima parte dista troppo da noi ma quella pure del nostro pianeta, per potere affermare con certezza liu dove può spingersi la sua interna potenza?

Ad esser sinceri le risposte dovrebbero essere negative.

Ed allora a qual prò quel lungo quistionare. del pari inutile ed alla Scienza ed alla Società? [p. xi modifica]Ancora un’esempio, l’Ateismo. Se possibile, o no.

Or qui, se rolla parola Dio voi intendete la causa il principio d’ogni cosa e che in se compendia tutto lo insieme delle leggi che governano l’Universo nissuno, al certo, che non sia privo di sensi e d’intelletto potrà negar la esistenza di questo Dio; ma per contro se con tal parola intendete alcun che di astratto, e personificato ad un tempo, sul tipo d’un Iehova, di un Giove, di un Saturno di un Allah! allora la buona Logica non può ammetterlo se non per altro per questo che la personalità è contradittoria coli’ infinito e nelP una, e nelP altra ipotesi la quistione non ha più ragione d’esistere.

Primo bisogno per la ricerca coscenziosa, della Verità si è tenere in freno la immaginativa e le passioni troppo ardenti, che fanno velo all’intelletto.

Ora come la Verità è patrimonio di tutti, il ricercarla, coltivarla, onorarla e diffonderla è altresì il dovere di tutti.

Esattamente parlando adunque non v’ha Filosofia di sorta che dir si possa nazionale di questo o in quel paese; e quando udite ripetere Filosofia Greca, ftalica, Alemanna intendete che i Greci, gl’Itali, gli Alemanni, nella ricerca del Vero usarono quei modi, quella locuzione, quelli spedienti che meglio il Genio proprio della nazione loro suggeriva .

Sta però sempre che quella fra le nazioni chepiù si spinge avanti in questo nobile studio; meglio ha meritato il plauso della Umanità. Or noi italiani mentre ci apparecchiamo colla energia del volere, e tanto nella Politica che nelle Scienze, a conseguir quel Primato che Vincenzo Gioberti ci avea forse troppo largamente aggiudicato; riconosciamo con lealtà, che in atto si è la dotta Alemagna che sta antesignana, in Europa in fatto di filosofiche discipline; nè la Francia né P Inghilterra ne le altre più eulte nazioni osano contrastarle un tal vanto.

Dell’Opera del sig. L. Feuerbach, uno dei più arditi odierni filosofi alemanni col titolo Cosa sia la religione; [p. xii modifica]o come un breve saggio di filosofìa alemanna, noi abbiamo voluto voltare nel nostro idioma questa specie ili appendice rbe sta in line al suo volume, col titolo La Morte o l’Immortalità; argomento del qual per vero non può trovarsi altro più interessante ad ogni mente seria e riflessiva.

Ed a bene apprezzarne il senso non saranno qui inutili brevi chiarimenti in proposito.

Il sig. Feuerbach è appunto in fatto di opinioni filosofiche ciò che oggi diciamo un Razionalista un libero pensatore dei più indipendenti ed originali: però questo suo scrino die ora abbiam per le mani si pubblicava circa un trentasei anni or sono, e s’indirizzava ai dotti del tempo, ai dotti di Germania dimisi come li sappiamo in opinioni svariatamente parlile e graduate e rappresentanti tutti i prfncipj diversi a partire in fatto di Religione e Filosofia . dalla Scolastica più ortodossa. al culmine il più spinto dei novatori e libeft pensatori. A questi ultimi si accosta il Feuerbach singolarmente segnalalo per originalità di forme nello esprimere il suo pensiero, larghezza di vedute, argutezza di concetti, penetrazione di criterio intuitivo.

Ma quando egli adopera il vocabolo di Razionalisti, non intende già. ciò che noi intendiamo ai di nostri con tal voce ma piuttosto quelle categorie di Protestanti die pretendono conciliare il Dommatismo o parte almeno delfantica Dommatica colla pura Ragione; sicché egli ora concorderebbe con noi che insieme con Ausonio Franchi teniamo per impossibile silTatla conciliazione. Nella quale per vero credono di adagiarsi e riposare non poche delle notabilità odierne frai protestanti il Guizol fra gli altri né si può comprendere come facciamo a non iscorgerne la forte inconseguenza.

Del resto se dopo quanto più sopra abbiam connato eirra agli Spiritualisti e Materialisti, dobbiamo ancora riconoscere queste due categorie come ben distinte il nostro Feuerbach appartiene agli spiritualisti, concordando col nostro illustre Ausonio Franchi anche in questa opinione, cioè, che lo [p. xiii modifica]spirito pur non essendo materia, non sta però da questa scompagnato, o meglio egli cessa di esistere simultaneamente col corpo che in vita egli agitava ed inspirava tuttavia da esso traendo la sua propria interna esistenza.

A farvi adunque un’idea adequata del sig. Feuerbach tenetelo pure per un seguace della odierna Filosolia Critico-Dialettica trasportato però di tempo poco meno che un quarantennio indietro, e scrivente col genio e colla vivacità lei nostri liberi pensatori d’oggi giorno frai quali egli precorrendo in certo modo i tempi si spinse con via e fortuna quale potea aspettarsi impopolare, e peregrina.

Non è a dire se i neocattolici alla Chateaubriand, ed alla Mont-Alembert l’hanno in odio e dicono orrori dei suoi scritti i quali d’altronde di natura esclusivamente scientifica, non son fatti per correre agevolmente graditi e compresi per le mani di tutti, come bene osserva il suo traduttore francese Hermann Ewerbeck, sono tali però da lasciar dopo di loro una lenta bensì ma profonda impressione in chi li legge.

Noi dal francese trasportando in italiano abbiamo anzi tutto avuto cura di rendere tutto intiero il pensiero dell’Autore; tuttavia scartandoci dalla sintassi straniera uè ciò soltanto, ma (allorché attuabile senza ledere la fedeltà della versione) abbiamo cercato di rendere più chiaro quel pensiero, e più incisivo.

Non è eerto con tutte le opinioni del Feuerbach che noi concordiamo, e dove più spiccato il dissenso lo abbiamo espresso con apposite note, ma sibbene sentiamo al paidi lui tutto il valore tutta la incontrastabile prevalenza che il Razionalismo (o meglio la odierna Scuola Filosofica Critico-Dialettica) a buon dritto ha conquistato sul campo «lei progresso Umanitario.

Ben ci attendiamo agli attacchi degli zelanti amici del vecchio Dommatismo: ma fosse pure una volta che essi dalle vaghe querimonie dalle gratuite sentenze scendessero nel campo della discussione leale, e logica che allora fra [p. xiv modifica]noi, e loro la pubblica opinione sì metterebbe in di meglio rettificare i suoi giudizi!!

Vanno essi ripetendo fra le altro cose che i Razionalisti dell’odierna scuola non potendo dare spiegazione della esistenza del male nel mondo; lo niegano. Come se la impossibilità dello spiegarsi il perchè e l’origine di esso fosse cosa applicabile ai Razionalisti soli e non già a tutti gli uomini.

E poi quando mai il Razionalismo ha negato la esistenza del male e del dolore sulla terra? Ciò che egli intende rilevare è questo soltanto cioè, che malgrado la morte e gli altri mali la vita in generale .considerata nella sua universalità come conviensi alla Filosofia il considerarla, è inalterata armonica, eterna e sublime, e che stolto e iniquo avviso è il falsarne il significato, e disgradarne la importanza, per dar corpo e risalto ad una seconda vita iperfisica, soprannaturale e nudamente finora constatai:’ dalla Scienza.

Altra imperdonabile stranezza e pur troppo comune a sentirsi ripetere dai nostri avversari si é questa della opportunità, della convenienza sociale di questo o di quel Domma e credenza, la sconvenienza, il pericolo il danno, di queste o quelle opinioni Scettiche o miscredenti quasicchè le convinzioni sincere criteri delle Veritàf fossero cose simili agli spedienti potici e sociali, quasicchè l’uomo potesse credere, o non credere secondo che più o meno reputi a se conveniente.

Il non accorgersi di ciò; dove non è il colmo della stupidezza è certo quello della mala fede.

O voi dunque tutti che avversate le nostre opinioni filosofiche, se al par di noi non vi muove che l’Amor del Vero: in nome di esso vi diciamo o combattete con buone ragioni le medesime; mostrandoci gli errori nei quali possiamo esser caduti, e noi siam pronti a modificare, a cangiare le opinioni nostre, ed a proclamarvi nostri maestri, e salvatori, o arrendetevi dinanzi alla Ragion Filosofica odierna. [p. xv modifica]Pagina:La morte e l'immortalità - Feuerbach, 1866.djvu/23 [p. xvi modifica]Pagina:La morte e l'immortalità - Feuerbach, 1866.djvu/24