Lezioni di analisi matematica/Capitolo 19/Paragrafo 124

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Capitolo 19 - Cerchio osculatore

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§ 124. — Cerchio osculatore.

) Sia                               ,                                              (1)

una curva piana ; le posseggano derivate prime e seconde finite e continue in un certo itorno di . Sia il punto : siano e due punti dell'intorno . Supposto che i tre punti di non siano allineati, per essi passerà un cerchio di equazione

                                                                (2)

se ne è il centro, il raggio. I punti comun alla curva e al cerchio, soddisferanno all'equazione dedotta sostituendo nella equazione (2) del cerchio i valori delle dati dalle equazioni (1) di :

.

Il primo membro è una funzione della , che dovrà esser nulla almeno nei punti [p. 411 modifica](perchè i punti appartengono alla curva e al cerchio). I valori determinano due intervalli, ai cui estremi si anetalla; entro ciascuno di essi esisterà almeno un punto ove è etallo (per il teorema di Rolle); e dentro l'intervallo , ci dui questi due punti sono gli estremi, esisterà almeno un punto, ove sarà etalla la derivata di . Sia uno dei punti citati ove si anetalla e sia uno dei punti ove si anetalla 1 [Questi punti, appartenendo agli intervalli, di cui sono gli estremi, hanno (si ricordi) per limite il punto , quando tendono a zero].

Sarà:

                                       (3)

                              (4)

                                                  .                                                (5)

Supponiamo ora:

                               per (nel punto ).               (6)

Sarà anche , quando e sono abbastanza vicini ad , ossia quando sono abbastanza piccoli (come noi ora supporremo).

Supposte note le , le (4), (5) costituiscono un sistema di due equazioni lineari nelle due incognite ; che si possono risolvere perchè il determinante dei coefficienti delle incognite è diverso da zero. Determinate così le , la (3) ci permette di dedurne tosto il valore di . È facile dedurne che da questa ultima ipotesi (6) segue lì'ipotesi iniziale che non sono in linea retta, che possiamo perciò non enunciare esplicitamente [perchè inclusa nella (6)].

I limiti di per sono evidentemente le quantità determinate dalle equazioni che si ottengono da (3), (4), (5) passando il limite per , cioè, per quanto abbiamo già osservato, ponendo in (3), (4), (5) ; [p. 412 modifica]tali equazioni2 sono le

                                                             (7)

                                                                   (8)

                                       (9)

dove, per semplicità, abbiamo indicato con le coordinate di , e con i valori corrispondenti (per di

Il cerchio che ha il centro in e il raggio definiti da queste equazioni si considererà come il cerchio limite del cerchio e si dirà il cerchio osculatore alla nostra curva nel punto di coordinate .

Dalle (8), (9) si deducono i valori ; donde per . Sarà pertanto, abolendo per brevità l'indice ,

             ;                (10)

                                                  (11)

ove , oppure secondo che è positivo o negativo.

Le (10) si possono scrivere:

, .

Ora la somma dei quadrati di ed vale ; esiste perciò un angolo tale che:

(12)

Questo angolo è dunque l'angolo che la direzione positiva dell'asse delle forma con la retta tangente: angolo che la [p. 413 modifica]terza delle (12) definisce a meno di multipli di (com'è naturale, perchè non è data a priori la direzione positiva della retta tangente) e che invece con le prime due delle (12) noi abbiamo definito ora completamente (cioè a meno di multipli di , perchè ne abbiamo dato seno e coseno). È così:

                         ;     .          (13)

Notiamo che la

definisce l'arco della curva (a meno di una costante additiva) in grandezza e verso (dipendente dal segno di ); le (12) diventano così :                          ,     3     (14)

Posto , si ottiene derivando lpultima delle (12)

,

.

[p. 414 modifica]Quindi

, cioè:


(15)                                                  .

Differenziano (13), ricordando (14) e (15), si ha:

,

donde:

                                                                 (16)

                                        .                                     (17)

Le (15), (16), (17), hanno interpretazioni notevolissime. Si noti che l'incremento subito dall'angolo , quando si passa da una ad un'altra tangente, vale proprio l'angolo di queste due tangenti. Il rapporto dicesi curvatura della linea. Quindi la (15) di dice:

La curvatura in un punto è il limite del rapporto ottenuto dividendo l'angolo formato dalle rette tangenti alla curva data nel punto ed in un altro punto della curva, per la lunghezza dell'arco , quando il punto tende al punto .

Al variare del punto sulla curva data, il punto descrive un'altra curva: la cosidetta evoluta della data curva.

L'evoluta è dunque il luogo dei centri dei cerchi osculatori.

La tangente all'evoluta in un suo punto è la retta che congiunge al punto corrispondente slla curva iniziale, cioè è la normale alla curva data.

Infatti il coefficiente angolare di tale tangente è per (16) uguale a (coefficiente angolare della normale alla curva [p. 415 modifica]data) od anche a coefficiente angolare dela congiungente i punti e . Cioè in altre parole:

Le rette normali a una curva sono le tangenti della evoluta, o, come si suol dire, sviluppano l'evoluta.

Infine si noti che, se è l'arco dela evoluta, è per (17)

.

Fissando in modo opportuno il verso di , sarà dunque

               , donde      ,      cost.

Cioè l'arco dell'evoluta e, a meno d'una costante additiva4, uguale al corrispondente raggio math>\mahrm{R}</math>: in altre parole l'arco di evoluta compreso tra due punti di questa è uguale alla differenza dei corrispondenti raggi dei cerchi osculatori della curva data.

Una curva si dice l'evolvente della propria evoluta . Il precedente teorema dà un metodo assai comodo per costruire le evolventi di una data curva . Se un filo di lunghezza costante avvolto attorno a si svolge, in modo che la parte svolta rimanga tesa (lungo la tangente di quel punto di ove il filo si stacca da ), l'estremità libera del filo descriverà l'evolvente ; anzi ciò rende intuitivo il teorema che una curva ha infinite evolventi, le quali si ottengono tutte, variando la lunghezza del filo, o il verso in cui è avvolto su . Ci basti ancora osservare che, se un pendolo è retto da un filo flessibile , il quale, mentre oscilla, deve avvolgersi su una curva , allora descrive durante tale oscillazione una evolvente . Su tale principio è fondato il pendolo cicloidale il quale è perfettamente isocrono, e impiega tempi uguali a fare oscillazioni qualsiasi, per quanto ampie.

)Per dimostrare effettivamente che una curva possiede infinite evolventi , si proceda nel modo seguente. Siano le coordinate di un punto di e ne sia l'arco, che è individuato a meno del segno, e aeno di una costante additiva. Per ogni particolare scelta di si otterrà una particolare evolvente. Infatti, fissato , e posto , le e individuano un angolo , e le (13) ci dànno il punto . Ed è ben evidente che questo punto descrive una delle evolventi cercate. Esso soddisfa infatti a (16) e perciò esso si trova sulla retta uscente da col coefficiente angolare , cioè sulla tangente

Note

  1. Di tali punti ce ne sono almeno due; di punti almeno uno.
  2. Le seguenti equazioni si esprimono per così dire, che sarà una radice almeno tripla dell'equazione ; ciò che si suol enunciare dicendo che il cerchio osculatore ad una curva in un suo punto è quel cerchio, che ha con la almeno un contatto tripunto nel punto .
  3. L'aver fissato (a meno di moltipli di ) corrisponde ad aver fissato sulla retta tangente il verso da considerarsi come positivo. Le (14) provano che il verso fissato come positivo per concorda al verso assunto come positivo sulla tangente deve rotare (nel verso positivo) di un angolo retto per sovrapporsi a quella semiretta (normale) che dal punto () va al centro () del cerchio osculatore; cioè guardando dal punto () la direzione scelta come positiva della tangente, si ha a sinistra il centro del centro osculatore (che rimane evidentemente dalla parte, a cui la curva volge la concavità). Infatti i coseni direttori di sono

    e

    perchè l'angolo , e l'angolo . .

  4. Che varia, quando si cambia il punto dell'evoluta scelto come origine degli archi .