Memorie storiche del Santuario della B.V. della Misericordia di Castelleone/II

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II - Delle Apparizioni di Maria Santissima a Domenica Zanenghetta di Castelleone

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II - Delle Apparizioni di Maria Santissima a Domenica Zanenghetta di Castelleone
I III
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CAPITOLO SECONDO.



Delle Apparizioni di Maria Santissima
a Domenica Zanenghetta di Castelleone.



§. I.

Notizie di Domenica Zanenghetta.


Nel 1462, dai Conjugi, Antonio Zanengo ed Orsola Cominetti, nacque Domenica in Castelleone nella Contrada di Boffalora, vicino alla piccola Chiesa di S. Marta. Cresciuta in età, fu maritata con Bortolo Camerino, da cui ebbe due figli, Lorenzo e Comino. Rimasta vedova e povera, non possedendo che la casa, in cui abitava, miseramente ed onestamente viveva delle proprie fatiche, e di quelle de’ figli, l’uno de’ quali era legnamajo, e l’altro agricoltore e tessitore. Oltre la Roggia Orfea, alla parte di Monte, conducendosi da loro in affitto una Vigna, di ragione di [p. 9 modifica]Monsignor Prevosto di Castelleone D. Paolo Omodei, che è appunto il sito ove ora è fabbricato il Santuario, come si dirà altrove, colà recavansi i figli della Vedova a lavorare il terreno, ma più di frequente vi andava Domenica, approffittando di quel ritiro, per alzare più liberamente i pensieri e gli affetti al Cielo. Ella pregava, anche in mezzo al lavoro, con incessante fervore Iddio, la Beata Vergine, l’Angelo suo Custode, e San Francesco d’Assisi, di cui era specialmente divota; implorando grazie, e misericordia per sè, per i peccatori, e per i defunti. Stanca poi dal lavoro, prendeva riposo appoggiandosi col corpo ad un tronco di pioppo, ivi pure vegliando colla mente e col cuore nell’Orazione, e qui fu dove per quattro volte le apparve Maria Santissima.


§. II.

Prima Apparizione.


La mattina del giorno di Domenica, 11 Maggio dell’anno 1511, la pia Vedova [p. 10 modifica]dopo aver divotamente udita la Santa Messa, penetrata dal più vivo rammarico per le iniquità, e pei peccati, che allor dominavano, sui quali il Signore già scaricava i giusti flagelli, portossi solinga all’amato ritiro della sua Vigna, e al fido tronco appoggiatasi, pregava con calde lacrime il Signore, perchè usasse di sua misericordia, interponendo specialmente l’intercessione di Maria Vergine. Quand’ecco in mezzo ad un improvviso splendore, assisa sul tronco istesso, le si dà a vedere Maria Santissima. Domenica abbagliata da tanta luce, cade al suol tramortita, nè ardisce alzar le pupille a quel volto sacrosanto; ma la stessa Maria con voce soave ed amorosa la conforta, e le dice: „Sorgi, o mia Domenica, e non temere. Io sono la cara tua Protettrice, l’Avvocata dei peccatori, la Madre della Misericordia, e tale sarò sempre verso i miei servi e divoti. Tu vanne ai Castello, e da parte mia annunzia al Parroco, e ai Principali del Consiglio, che per tre giorni, Mercoledì, Venerdì, e Sabbato si [p. 11 modifica]prescriva a tutto il Popolo un rigoroso digiuno, e pubbliche preghiere; che in ogni Sabbato ad onor mio, dal vespro sino alla sera, si desista da ogni opera servile, per impiegare quel tempo negli esercizj divoti del mio culto; e qui si fabbrichi una Chiesa, che sarà chiamata Santa Maria della Misericordia. A tutti ordina in mio nome, che preghino Dio, che facciano penitenza de’ loro peccati, che io non lascierò mai d’intercedere perdono e misericordia“; e così detto, disparve. Riscossa appena dallo stupore la fortunata Donna, tutta piena di celeste ineffabile consolazione, con lieta e devota faccia, a frettolosi passi ritorna a Castelleone, per eseguire i cenni di Maria Vergine: ed entrata nella Chiesa Parrocchiale alle ore 18 in circa, come appare dal fattone Processo Verbale, ella raccontò il tutto a D. Matteo da Ponte, Canonico Coadiutore del Parroco, e a varj Sacerdoti; altri de’ quali rimasero attoniti senza prestarle fede, ed altri la trattarono da visionaria e da pazza. Ciò pur le avvenne, essendo quindi corsa a [p. 12 modifica]far lo stesso racconto, e le medesime intime in nome di Maria Vergine al Podestà, e ai Deputati.

Confusa Domenica per tal fatto, si ritirò a casa, raddoppiando appiè d’una Croce le preghiere, e le lacrime.


§. III.

Seconda Apparizione.


La mattina del seguente giorno 12 Maggio, udita di buon’ora la Santa Messa nella Chiesa Parrocchiale, tornò ella impaziente al luogo della Visione, cioè alla diletta Vigna; e dopo fervidissime orazioni, esclamò: O Maria, Madre delle Misericordie, esauditemi; ed al momento stesso ebbe il favore della seconda Apparizione. In essa, Maria la fece restar muta; e presala per una mano, le la rese storpia ed arrovesciata, dicendole: Torna, o mia divota, a Castelleone, palesa questa seconda Apparizione, chè le tue parole saranno credute, e sarai da me risanata“. Domenica tutta lieta, colla destra offesa, e colla [p. 13 modifica]lingua impedita, ritorna al Castello; ed entrata nella Chiesa Parrocchiale, dopo una breve orazione, mostrando al Podestà, e a D. Matteo da Ponte la storpia mano, e la lingua impedita, indicava loro coi cenni ciò, che le era di nuovo avvenuto.

Eravi tra gli astanti il Prete D. Giacomo Zoveni, che tuttora incredulo; questa, disse, è una Vecchia finta e pazza; e prendendole in così dire la mano, restò anch’egli, con dolore vivissimo, storpiato nel braccio.

A tale portento tutti rimasero attoniti e sbalorditi; e D. Matteo da Ponte, ed il Podestà, ne fecero subito relazione a Monsignor Baldassare Cavagnino, allor Vicario Generale della Curia Vescovile di Cremona. La Donna ritirossi di nuovo a casa, ed ivi passò ancora la notte in continua orazione davanti ad una Croce, e ad una Immagine di Maria, come riferirono i di lei figlj. Una folla di Popolo continuava frattanto a visitare la casa di Domenica, e la Vigna del prodigio.


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§. IV.

Terza Apparizione.


Spuntava appena l’alba del Martedì, giorno 13, quando Domenica in compagnia de’ suoi due figlj, del Prete Zoveni, e di altri Devoti, andò alla Vigna; ed ivi tutti inginocchiatisi, e fatta fervorosa orazione, la Donna esclamò: “O Maria, dove siete?“ e nell’atto stesso ebbe la terza Apparizione della Vergine, che la risanò della mano e della lingua, e sanò pure del braccio il Prete, benchè non da altri veduta, che dalla sola Domenica, la quale fu da Maria fatta storpia di nuovo, non più nella mano, ma in tutto il fianco, e privata ancora della favella col dirle: Va di nuovo a Castelleone, che tutto ti sarà creduto.

Chi può mai esprimere la sorpresa degli astanti a tale spettacolo? I due figlj vedendo la madre, che più non poteva regger sui piedi, furon costretti a ricondurla a casa in una carretta a mano. [p. 15 modifica]Allora i Sacerdoti, e i Principali tutti del Paese accorsero in folla ad esser testimonj dell’avvenuto; e tra questi il Fiammeni riferisce i seguenti, cioè: D. Matteo da Ponte Canonico Vice-Prevosto. D. Amadeo Manente, Canonico. D. Francesco Brianza. D. Tommaso Morbiolo. D. Gio: Bongioco. D. Girolamo Maineri. D. Cristoforo Dossena. D. Antonio Rossetti. D. Gerolamo Parisi. D. Gio: Avo. D. Giacomo Maggio. D. Francesco Cugino. D. Gio: Fontana, Canonico. D. Francesco Fiammeno, Canonico. Il Podestà Bonaventura Chiesa. Lorenzo Albino. Bernardino Rodiano. Francesco Fiammeni. Davide Boldrigaro. Francesco Locadello. Guerino Manfredi. Antonio Fiammeno. Antonio Manente. Gio: Manfrignolo. Cristoforo Fiammeni. Giacomo Arnolfo, Notaro, che autenticò legalmente una tale Apparizione. Cornino Zanenga. Giannese Pigola. Alessandro Braino. Giovanni Nicola. Gio: Giacomo Fiammeno, Notaro. Giacomo Danietti. Girolamo Stellari. Antonio Villa. Gio: Platina. Matteo Rossi. Francesco Calvatone. Giuliano [p. 16 modifica]Cattani. Pietro Zagheno. Cristoforo Lurano. Albertaco Lurano. Stefano Faenza. Stefano Baronzello. Giacomo Cristiano. Lorenzo Cignino. Bernardo Comenduco. Bernardino Polli. Giuliano Pescina, Medico. Gio: Rosano. Mainero Francesco Arrighino. Guglielmo Valvasori. Giacomo Manente, ed altri, che non giova qui enumerare, i quali accertati della terza Apparizione di Maria, da quanto vedevano cogli occhi proprj avvenuto in Domenica, e da quanto udivano dai di lei figli, e dal risanato Prete Zoveni, tutti d’unanime consenso, coll’approvazione di Monsignor Vicario Generale, deliberarono d’osservare un rigoroso digiuno per tre giorni successivi; di lasciare ogni opera servile al Sabbato dopo i Vesperi; e di far nel luogo indicato fabbricar un Tempio col titolo di Santa Maria della Misericordia. Intanto ai desiderj di tutto il Popolo, che esclamava con divoto giubbilo: Viva Maria, Madre della Misericordia, si determinò di recarsi in processione nel mattino seguente alla Vigna, dove fu alzato in modo interinale, [p. 17 modifica]e nel luogo proprio delle Apparizioni, un altare di pietra con portico. L’Ordine fu scritto per mano del Notaro Giacomo Arnolfo, e si diedero perciò mille segni di allegrezza in quel giorno e in quella notte col suono delle campane di tutte le torri, e cogli spari dell’artiglieria.

La Vedova fu ricondotta a casa accompagnata dal Podestà, dal Vice-Prevosto, e da altre persone ragguardevoli; ed un immenso popolo di Castelleonesi, e di Forestieri inondava la strada Buffalora, sperando tutti dal manifesto Padrocinio di Maria il termine delle guerre, delle pestilenze, delle carestíe, e di tutte le altre calamità, che allora desolavano la Lombardia.


§. V.

Quarta Apparizione.


La mattina del giorno 14 di Maggio inviossi alla Vigna la ben ordinata e solenne processione generale di tutto il Clero e Popolo, alla quale intervennero i [p. 18 modifica]Disciplini, o Confratelli, che allor esistevano del Consorzio di Maria Vergine, e quelli di San Pietro Martire, cantando le Litanie di Maria; indi gli Amadei del Convento di Bressanore, nel quale aveva avuto principio dal B. Amadeo quell’Ordine, ossia Riforma dell’Istituto de’ Minori Osservanti di San Francesco, al quale dopo non molto fu di bel nuovo incorporato: poi tutto il Clero con cere ardenti, preceduto da preziosa Croce d’argento, che era in somma venerazione, e dietro a tutti il Canonico D. Matteo da Ponte Vice-Prevosto. In seguito, per usar le stesse parole dei Fiammeni, era condotta sopra una carretta dai proprj figli la muta e storpia Vedova attorniata dal Pretore e dai primarj Consiglieri, e da un numerosissimo stuolo di Castelleonesi e Forestieri, che con tutta compostezza e divozione recitando a bassa voce fervide preghiere, accrescevano la pompa della sacra funzione.

Giunta la processione al luogo desiato, si schierarono in buon ordine, da una parte gli uomini, e dall’altra le donne; e [p. 19 modifica]i Confratelli, i Consiglieri, e più da vicino i Frati ed il Clero circondando il Tronco, e l’Altare ivi eretto, fu collocata Domenica presso a quel Tronco, tutti genuflessi cogli occhi rivolti al Cielo, e col cuore compunto, impazienti aspettando il compimento de’ celesti favori.

Quand’ecco Maria per la quarta volta apparendo alla sola Domenica, la risana all’istante, e le intima di rinnovare al Popolo i suoi comandi. La pia Vedova in fatti allor si vede uscir d’un balzo dalla carretta da sè, sotto gli occhi di tutto il Popolo, il quale ai voleri di Maria sclamò per tre volte ad una voce: Misericordia; e sentì per bocca di Domenica ripetuti i voleri della Vergine Protettrice, pel digiuno cioè di tre giorni, per lasciar il lavoro ai Vesperi di ogni Sabbato, e per fabbricarle ivi stesso il Tempio.

Non si ponno esprimer le voci, i segni, le lagrime di santo giubbilo, i ringraziamenti, le lodi universali per tanto favore a Maria Santissima, la quale ad approvar maggiormente la di lei Apparizione, non [p. 20 modifica]solo risanò in quel punto Domenica, ma inoltre alla vista di tutti, per intercessione di lei, ricuperarono la favella i muti, l’udito i sordi, la vista i ciechi, la sanità gli infermi; onde fu poi scritto, al riferir dei Fiammeni, a lato del provvisorio Altare: Caeci vident, Claudi ambulant, Surdi audiunt, Muti loquuntur; e perciò stesso fu dipinta sul muro rilevato dell’Altare suddetto la seguente Iscrizione, che ancor si conserva nel Santuario, e della quale si parlerà nel §. VIII. del presente Capitolo.


1511. SI IN QVESTO LOCO PARI’ LA VERGINE MARIA ET SI LASO CHE OGNE FIDEL CISTIANO DOVESE FESTAR DA PO VESPERO EL SABATO E POI SIA FATO DE MOLTI MIRACHOLI RESANATI ORBI E MVTI ET MOLTI ALTRI GRANDI INFERMITA E OGNI MALI.

1511. ADI 11 MAGIO


In tale fortunata circostanza celebrò la Messa solenne il Sig. Canonico [p. 21 modifica]Vice-Prevosto D. Matteo da Ponte; e dopo la Messa fu cantato il Te Deum coll’Orazione pro gratiarum actione. Ritornossene poi la Processione alla Parrocchiale coll’ordine stesso col quale era venuta; e detta a quell’Altar maggiore l’Antifona: Haec dies quam fecit Dominus exultemus et laetemur in ea, si finì colla benedizione del Santissimo Sacramento.

Tutta penetrata dai celesti favori, tornò a casa nuovamente Domenica in compagnia de’ suoi figli; e d’indi in poi fu sempre chiamata Domenica della Misericordia.

Giacomo Arnolfo Notajo, Guerino Manfredi, e D. Giacomo Zoveni, si trattennero alla Vigna a raccogliere le copiose elemosine dei devoti, e a registrare le grazie e i miracoli di Maria in quel luogo operati.

Pieno il Popolo di commozione e di fervore per tante prove avute del celeste Padrocinio, pose subito pensiero alla fabbrica della Chiesa come si vedrà in appresso; digiunò i tre giorni prescritti; introdusse l’uso di lasciar il lavoro dopo i Vesperi d’ogni Sabbato; e si è perciò [p. 22 modifica]praticato sino a’ giorni nostri di dar ogni Sabato al Vespero un segno distinto colle campane della Torre maggiore. Nel 1797, epoca cioè del Triennio della Repubblica Cisalpina, col cessare d’altre pubbliche sacre Funzioni, si è tralasciato ancora quest’uso; ma sembra però, che si potrebbe ripristinare.


§. VI.

Continuazione della Vita di Domenica.


La pia Vedova, sebbene in tal modo favorita e distinta da Maria, vivevasi umile nella sua casa e nascosta nel suo ritiro; ma ognuno può facilmente immaginare qual nuovo fervore di pietà e di spirito avrà ella acquistato, e con quale tenerezza di divozione si sarà ella recata al luogo fortunato della Visione; dove in fatti si recava ogni giorno: ed era per lei di pena gravissima, se la malattia, od altro accidente le avesse impedito di colà recarsi per isfogare il suo cuore in sospiri, ed in lagrime divote, ringraziando [p. 23 modifica]continuamente Maria delle celesti sue Visite, e pregandola a continuare sopra di lei, e di tutto il Popolo, la materna sua predilezione.


§. VII.

Morte di Domenica.


Al compiersi del nono anno dopo le prodigiose Apparizioni di Maria, cioè nel Maggio dell’anno 1520, giunta Domenica all’età di 59 anni, fu sorpresa da una febbre violentissima, cui sopportò sempre con cristiana rassegnazione, e con ispirito di penitenza; e ricevuti con edificazione di tutti gli astanti i Sacramenti di Penitenza, Eucaristia, ed Estrema Unzione, replicando i più dolci colloquj a Dio, ed a Maria, con animo tranquillo, con fronte serena, e con una morte invidiabile, spirò l’anima beata nella notte precedente il giorno 2 di Giugno.

La Magnifica Comunità delegò all’istante i due Ragionieri Tommaso Trussi, e Battista Pilo, perchè a spese pubbliche [p. 24 modifica]ordinassero e disponessero solenni Funerali a Domenica nella Chiesa di S. Maria della Misericordia, come venne eseguito. Un immenso Popolo accompagnò il Cadavere; e tutti andavano a gara per portare il Cataletto, venerando qual Santa, Domenica; felice stimavasi chi poteva toccarla, o baciarla; nè sapeva staccarsi la gente da quella Bara. Il cadavere fu sepolto nella stessa Chiesa al lato destro della Cappella maggiore, lungo il muro che corrisponde alla Sagrestia, sul quale, a discreta altezza dal pavimento, e con dimensione simile a quella dello spazio, che occupava lo strato di pietre unite con calce, sul quale giaceva lo stesso cadavere, si legge in lingua volgare l’antichissima Iscrizione poco sopra riferita, di stile e di carattere di quel tempo, e che per tal modo si è conservata a noi anche dopo la demolizione del provvisorio Altare, sul quale fu, come ho detto, dipinta la prima volta.


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§. VIII.

Visita fatta al Sepolcro di Domenica nel 1810.


Dopo che i P. P. Agostiniani nel 1617 rimasero possessori del Santuario, come se ne dice al §. V. del Capitolo quarto, collocarono nel Presbiterio due lunghi sedili con alto postergato, e l’uno di quelli venne così a coprire tanto il luogo nel quale precisamente era sepolta Domenica, quanto per intiero la Iscrizione originale, ch’era dipinta sul muro. Nel 1673, essendo stato levato dal muro della Cappella maggiore l’Altare di Maria Vergine, e portato nel mezzo, come si vedrà altrove; venne questo Altare fiancheggiato da due portine, che dividono anche al presente la Cappella stessa, in parte ridotta a Coro, e in parte conservata a Presbiterio. Non rimanendo quindi per tale innovazione vestigio alcuno del Deposito della pia Domenica; arbitrariamente i detti Religiosi fecero in Coro, e a lato del vero Deposito, [p. 26 modifica]cioè appena oltre la portina del Cornu Evangelii, fecero, dissi, costrurre con pietre un avello, sulla facciata del quale furono dipinte tre Apparizioni di Maria Vergine a Domenica, cioè la prima, la seconda, e la quarta; lasciando, non so come, la terza; per cui, in seguito, anche sulle Immagini a stampa si ommise, e prevalse l’errore di chiamare terza la quarta Apparizione. Sulla sommità dell’avello fingevasi una lapida di marmo contro il muro, inclinata a chiudere l’avello stesso; sulla qual lapide erano scritte a lettere d’oro le seguenti parole:


hoc saxo jacet sepulta
cui quondam genitrix dei
videndam sese ultro obtulit
obviam alloquendo. m. d. xx.


e sul muro, al quale era appoggiato il finto avello, i buoni Padri fecero dipingere la medesima Iscrizione antica, che avevano essi coperta col postergato del sedile nel Presbiterio; ma colla falsa persuasione di far cosa plausibile, la [p. 27 modifica]ridussero in foggia migliore di lingua, come esiste anche al giorno d’oggi, e come nel suo Ragguaglio la esibisce il Fiammeni, il quale ignorava la originale nascosta; ed eccola nei precisi termini, e quale esiste tuttora sul muro, e quale è riportata dal Fiammeni, perchè si metta a confronto colla vera, che abbiamo riportata al §. V. del presente Capitolo:

„Quivi la gloriosa Vergine Madre di Dio e Avvocata di noi miseri mortali apparse mostrando con molti chiari prodigj la sua santa Apparizione, posciachè Ella risanò infermi, illuminò ciechi, diede il favellare a muti; e molti altri, con divoti prieghi supplicandola, furono da Lei risanati: e lasciò che ogni fedele Cristiano dovesse festare dopo il Vespero d’ogni Sabbato nell’anno 1511 agli 11 di Maggio“.

Ciò tutto fece dunque supporre tanto al Fiammeni, che non aveva potuto aver contezza dell’altra Iscrizione coperta, quanto a noi, sino all’anno 1810, che le ossa di Domenica fossero precisamente in [p. 28 modifica]quell’avello. Colla lusinga pertanto di trovare nel deposito di Domenica qualche memoria in pietra, od in pergamena; lusinga, che riuscì vana; fu desso visitato il giorno 13 Settembre, previe le dovute licenze, e formalità dell’Ill.mo e Rev.mo Monsignor Vescovo di Lodi, Alessandro Maria Pagani, allora Prevosto, Parroco, e Vicario Foraneo in Castelleone; e aperto dapprima l’avello, trovossi non contenere che pietre; ed altro non essere che un Monumento per conservare la memoria, che la buona Domenica era sepolta in quella vicinanza. L’avello cadde quasi da sè al solo porvi mano per romperlo; e fatte quindi le più minute indagini, si scoprirono finalmente le ossa della pia Vedova, nel suolo che corrisponde alla già riferita antica Iscrizione; e raccolte queste, e collocate in una Cassetta di rovere, si riposero nel luogo medesimo, sotto lapide, sulla quale si leggono le parole stesse, che si leggevano sull’avello: Hoc Saxo etc. coll’aggiunta seguente:

dep. m. d. xx. vis. m. d. ccc. x.

[p. 29 modifica]A tal visita furono invitati, anche come testimonj, dal prelodato Monsignor Pagani li seguenti Signori:

Giuseppe Bressanini, Podestà di Castelleone.
Carlo Lavizzari, di lui Segretario.
Pietro Cogrossi, Reggente del Santuario.
Giuseppe Venturelli, Reggente come sopra, Savio e Consiglier Comunale.
Sacerdote Agostino Noci, Prefetto del Santuario.
Sacerdote Stefano Gritti, Curato Coadiutore, e Cancelliere del Vicariato.
Sacerdote Pietro Mazza, Curato Coadiutore, ora Prevosto e Vicario Foraneo di Pizzighettone.
Giuseppe-Andrea Loeatelli, Primo Fabbriciere della Parrocchiale.

Per la mano d’opera furon chiamati:

Bartolomeo Zanisi, Sagrista del Santuario, Legnamaj.
Filippo Mombelli,
Cristoforo Borsieri, Maestri da muro.
Bartolomeo Pini,

[p. 30 modifica]Fu esteso il Processo Verbale su quanto venne fatto e riconosciuto; e le copie autentiche di esso furono consegnate alla Curia Vescovile di Cremona, all’Archivio Municipale, all’Archivio Parrocchiale, all’Archivio del Santuario, e il quinto esemplare fu chiuso colle ossa di Domenica nella Cassetta, come si disse di sopra.

Prima di ultimare il presente Articolo, faremo riflettere, che la pia Vedova è sempre stata in grande venerazione, e che fu chiamata ancora dal Volgo, Beata, o Santa, senza esserle stato prestato mai culto religioso. Il fatto però che la riguarda, è così mirabile, che fa conoscere, quanto fosse quest’Anima distinta in pietà, e per ciò stesso cara a Dio.