Memorie storiche della città e marchesato di Ceva/Capo XXXV - Della nuova Chiesa, ossia Duomo attuale.

Da Wikisource.
Capo XXXV - Della nuova Chiesa, ossia Duomo attuale.

../Capo XXXIV - Di S. Maria del Castello, ossia antico Duomo di Ceva. ../Capo XXXVI - Chiesa dell’Arciconfraternita di S. Maria e S. Catterina. IncludiIntestazione 21 ottobre 2012 100% Storia

Capo XXXIV - Di S. Maria del Castello, ossia antico Duomo di Ceva. Capo XXXVI - Chiesa dell’Arciconfraternita di S. Maria e S. Catterina.
[p. 194 modifica]

CAPO XXXV.


Della nuova chiesa, ossia Duomo attuale


L’antica chiesa collegiata come si vede dalla succitata relazione di visita pastorale, e relativi decreti, minacciando rovina fu costretta la civica amministrazione a pensar seriamente alla costruzione d’una nuova parrocchiale in sito più comodo per la popolazione.

Alle vive instanze dei vescovi d’Alba, dell’arciprete e canonici s’aggiunse l’eloquenza d’un padre cappuccino che dettando una missione nel 1603 non cessava d’esortare il Municipio a dar mano ad un’opera così necessaria, come risulta dal cartolare 155 degli ordinati Municipali.

La prima decisione fu quella di fabbricare la nuova chiesa nel recinto delle Rochere. Ma dopo più maturi riflessi si determinò di atterrare alcune casuccie di poco valore che si trovavano nel sito ove sorge attualmente il Duomo; si tagliò il tufo della rupe del castello per un certo tratto, e si gettarono le fondamenta della nuova chiesa.

Contribuì alla nuova fabbrica l’arciprete, ed il Capitolo decimante, ed il popolo colle obblazioni e colle condotte di [p. 195 modifica]materiali, ma l’opera andava a rilento per le spese enormi che gravitavano sul Municipio, e pei tristi tempi che correvano.

Uno stimolo potentissimo per la continuazione della fabbrica fu la peste. Allo svegliarsi di questo morbo desolatore la civica amministrazione aveva già fatto voto alcuni anni prima di edificar questa chiesa per placar l’ira di Dio.

S’infuriò talmente questo tremendo flagello che non si vedeva più altro rimedio per gli appestati che far murare le porte delle loro case, e lasciarli perire senza alcuna sorta di soccorsi. La civica amministrazione profondamente commossa da tanta sventura si congregò in consiglio nel Broglio vicino al fiume Tanaro, e prese la risoluzione di ripigliare senza indugio la fabbrica del Duomo da qualche tempo dimenticata in adempimento del fatto voto. Così nel libro degli ordinati del 1630 e 31 a cartolare 44.

Si leggono negli archivi di Città altri ordinati del 1665 e del 1670 per la continuazione del Duomo, il che fa vedere come progredisse lentamente quest’edifizio. In essi si dice che si è formato l’arcone grande della chiesa collegiata.

Quest’arcone è quello che sovrasta alla balaustra, e porta scritto l’anno 1630, e vorrà indicare l’anno della fondazione della stessa chiesa.

La prima fabbrica non comprendeva il coro nè l’ultimo arco dove si trova il Battistero, e la statua dell’Assunta, ed era senza facciata. Il coro si fabbricò nel 1800 a spese del signor abate Rovelli, insigne benefattore di questa chiesa, il quale provvide l’ancona dell’altare maggiore rappresentante la sacra famiglia, opera del cav. Conca Romano, pagata lire 2000 e più. L’altar maggiore in marmo e di maestoso disegno, costruito dai fratelli Aglio, è pure un monumento non perituro della generosità di questo benemerito Abate.

La bella facciata che fa di sè sì vaga mostra in capo alla contrada maestra dei portici, è stata disegnata da abile architetto, di cui non si conservò il nome, e vi si dà accesso per mezzo d’una stupenda gradinata, balaustra in marmo [p. 196 modifica]bianco di Garessio, che la civica amministrazione fece costrurre a spese del pubblico ad eccezione di lire mille che vi legò per testamento l’avvocato Antonino Moretti.

L’architettura è d’ordine corinzio, è da rimarcarsi la maestosa volta della gran navata, e l’ampio e comodo presbiterio.

Si vedono lateralmente sei cappelle, quelle a destra son dedicate; la prima alla SS. Vergine del Rosario singolar patrona della Città, i di cui rappresentanti intervengono alla processione che si fa nella prima domenica d’ottobre. Apparteneva questa cappella alla famiglia Bocca. La seconda già di casa Bugnardi, ora della compagnia del suffragio. La terza dedicata a Maria Vergine Addolorata, e detta una volta del Crocifisso, è propria della famiglia Bonino che la vendette al Capitolo li 10 marzo 1805 per L. 87.

Dalla parte sinistra della chiesa si vedono 1° la cappella di S. Filippo della nobile famiglia Derossi, ed ora dell’Ospizio di Carità.

La seconda, della Madonna del Carmine, è della famiglia Barberis. La terza, dedicata a S. Giuseppe, è della famiglia Cassinis.

Il campanile, la di cui porta trovasi vicina alla cappella di S. Filippo, restò incompleto per molti anni, e solo negli anni 1825-26 fu portato a compimento mercè la indefessa cura del fu cav. Giuliano Pecollo. La campana maggiore di questa Collegiata si è provvista nel 1829-30 a spese della sacristia, delle compagnie, del Capitolo, e di volontarie oblazioni. Fu solennemente consacrata da monsignor Monale vescovo di Mondovì nel mese di agosto 1830.

Nel 1840, questa Collegiata si provvide d’un organo nuovo, opera del sig. Carlo Vittini, in surrogazione del vecchio fabbricato sul principio del 1700 da certo Landesio, e che si è rimesso alla parrochia di Monesiglio.

Nel 1842, si riformarono i banchi della chiesa, per cui si dovettero superare non poche difficoltà; ma questa riforma era voluta dalla pulizia della chiesa, e dall’irregolarità degli [p. 197 modifica]antichi banchi, che facevano di loro pessima vista. Fuori del banco di Città e quello della Compagnia, tutti gli altri sono di proprietà dei particolari.

Resterebbe da riformarsi il pulpito, ma sapendosi per tradizione che su di esso vi predicò S. Bernardino da Siena quando si trovava ancor nel Duomo vecchio del Castello, si ha pel medesimo una specie di venerazione.

La civica amministrazione è Patrona di questa chiesa, e tale si fece dichiarare dal vescovo d’Alba nel 1696 con far valere le sue ragioni per mezzo d’uno scritto in lingua latina, che si conserva negli archivii parrocchiali, e sottoscritto Bartholomeus Rovellius advocatus pro patria.

Nel 1737 alli 23 novembre, il padre Ubaldo Romana da Dogliani Minor Riformato instituì ed eresse in questa Collegiata il pio esercizio della Via Crucis.

Monsignor Vitale vescovo d’Alba, nel 1804 consacrò solennemente questa chiesa, come risulta dalla seguente attestazione.

Universis notum sit quemadmodum nos pia vota Rev.mi Capituli insignis Collegiatæ, totius Cleri ac populi huius civitatis prosequentes, ecclesiam maiorem, eiusque altare maius sub titulo Assumptionis Beatissimæ Virginis Mariæ, alterumque in dextera parte erectum sub titulo SS. Rosarii consecravimus, et dedicavimus die decima tertia huius mensis, Reliquias Sanctorum Grati Episcopi et Vitalis martirum, nec non S. Theobaldi confessoris, cuius sacrum depositum in Ecclesia nostra Cathedrali Albensi veneratur, in iisdem altaribus venerantes, collocavimus, officium vero anniversarium eiusdem dedicationis sub ritu duplice primæ classis cum octava die decima octava aprilis adsignandum esse duximus, prout per hoc nostrum decretum adsignamus.

Dat. Cebæ die 14 mensis maii, anno millesimo octingentesimo quarto.

    I. B. Pius Ep.

Pr. Ioseph Viglierchius
Segretarius assumptus
.