Nicarete ovvero La festa degli Alòi/Atto unico/Scena ottava

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Atto unico

Scena ottava

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SCENA VIII.

NICARETE e detti.


Tucrito.

Come? lasci così il nostro ospite?

Nicarete.

Ero andata un momento a sorvegliar le fantesche. Tu non c’eri...

Tucrito.

(ammiccando, sorridente)

Eh via! ci siam detto tutto...

Nicarete.

Ah...

Tucrito.

Non siete più nulla un per l’altro... Lui non conta... Vi potete benissimo parlare... O indovina di che discorrevasi?... [p. 40 modifica]

Nicarete.

Di che?

Tucrito.

Del bene che egli ha fatto a me, e della eccellente idea che egli ha avuto di lasciarti esser mia (a Protomaco) Ma guarda com’è bella!... Nicarete!... Vien qua... (a Protomaco) Con permesso. (bacia Nicarete)

Protomaco.

(con indifferenza forzata)

Oh!... fa pure... se io devo...

Tucrito.

No, no, resta. Con te non facciam complimenti. Non è il caso. E poi, — n’è vero, Nicarete? — se la felicità nostra la dobbiamo a lui, egli ha ben dritto di esserne testimone...

Nicarete.

Senza dubbio.

Tucrito.

E di vedere co’ suoi occhi, che sappiamo apprezzare tutto il valore del benefizio... Noi dobbiamo dargliela al suo cuore questa dolce soddisfazione. Non ti sembra?...

Nicarete.

Ma certo!... [p. 41 modifica]

Protomaco.

(forzatamente)

Grazie!

Tucrito.

Tanto più oggi... Che giorno è oggi, Nicarete?

Nicarete.

Siamo alla festa degli Alòi...1 mezza Atene è alla campagna...

Tucrito.

La tua festa prediletta. E non mi avevi detto nulla. Vedi un po’, Protomaco, la cattivella! volea star a vedere se il suo Tucrito se ne ricordava.

Nicarete.

Non è vero!

Tucrito.

Ma a Tucrito non la si fa! (mentre parla va a prendere ed apre il cofanetto e ne estrae una collana d’oro o di perle)

Nicarete.

Oh! bello... magnifico!... mio buon Tucrito!... (gli butta le braccia al collo)

Tucrito.

(mostrando a Protomaco la collana)

Che te ne pare, Protomaco? È di buon gusto? [p. 42 modifica]

Protomaco.

(con sorriso forzato)

Bellissimo!

Tucrito.

(a Protomaco, guardando amorosamente Nicarete)

Vogliam vedere su quel collo di neve come sta? (sorridendo fa cenno a Nicarete di volergliela cingere egli stesso)

Nicarete.

(civettuola lasciando fare)

Ma tu mi abitui male, Tucrito!... queste sono spese pazze. Digli tu, Protomaco, che non va bene.

Tucrito.

(a Protomaco)

Tu non mi dire niente... cioè... dille un po’ a lei, che alla festa del buon dio Dionisio, adesso tocca a lei di far onore: e una brava figlia di Atene sa in che modo va fatto onore agli ospiti. Nicarete?... Andiamo!... Non per nulla t’hanno baciata le Muse... non ci hai detto sulla cetra ancor nulla...

Nicarete.

(schermendosi)

No... oggi non ho voglia...

Tucrito.

Via! Sai bene che all’ospite il sorriso delle Piérie non si nega. (a Protomaco) Se sentissi come si è fatta brava!... Andiamo, Nicarete... facci sentire... [p. 43 modifica]

Nicarete.

Ma non ho voglia... non so...

Tucrito.

(pregando e porgendole egli stesso con insistenza la cetra ch’è andato a prendere)

Una... una corta...

Nicarete.

Ma corta... (prende la cetra dalle mani di Tucrito e dopo un leggiero arpeggio comincia la recitazione. L’attrice abbia cura di dire i versi non declamando, ma dipingendo con naturalezza e colorito drammatici)

          Pallida, immota, sola, le chiome
               Sparse, è Arïanne prostrata al lido;
               Indarno, indarno ripete un nome:
               Su l’onda vasta si perde il grido.
                    Gonfi di pianto figge i bei lumi
               Lunge, ove un’ultima vela scompar:...
               «Non c’è più nulla! non ci son numi!»
               E la bestemmia muore nel mar.
          Cinto di pampini passa un Iddio:
               Dolce le parla: «Pianger perchè?
               «S’ei te per Ninfa lascia in oblìo,
               «Io cento Ninfe lascio per te.
                    «Sorgi, ancor restano gioie, o gentile,
               «Finchè i tuoi occhi diano baglior!
               «Fin che il tuo viso carezzi aprile,
               «Sorgi, ancor Numi restano e fior!...»

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Tucrito.

(a Protomaco, comicamente, sottovoce)

Neh? il Nume sarei poi io.

Nicarete.

(continuando)

          E al suon che blando l’orecchio molce
               Par si rattuti del cor lo schianto:
               Leva ella il capo: ne l’occhio dolce
               Brillan le lacrime: ride nel pianto:
                    Sorge: e al bellissimo che accenna e invita
               Molle sul petto si abbandonò:
               E dal volubile sposo tradita
               Tra i numi Arianne beata amò.2

(agli ultimi due versi fieramente drizzandosi guarda Protomaco)

Tucrito.

(abbracciandola con trasporto)

Tesoro!... anima mia!... (a Protomaco) Con permesso... (bacia Nicarete: l’altro volge la testa indispettito. Tucrito, lasciata Nicarete, gli si accosta) Eh! che voce!... che sentimenti!... ha sulla lingua le Sirene!... Merita, neh, che le facciamo a mensa oggi un brindisi? Oh sì, agli Alòi si assaggia il vin nuovo, ma... ce ne ho anche del vecchio! Sentirai certe anfore che ho portate da Taso! Vado ora io stesso a scovarle. Sentirai!... (s’avvia) Ah sì, quest’oggi, in onore della [p. 45 modifica]Dea vuol essere festa completa... ci mancavi tu solo... (nell’andarsene, si arresta presso Nicarete e additandole Protomaco) Nicarete... anima mia!... ma pensa di quanto gli siam debitori!... Che questo giorno lo dobbiamo a lui. (la ribacia mentre ripete a Protomaco) Con permesso!... (a Nicarete) I tuoi baci sono più dolci del nettare... (a Protomaco) Ora scendo in cantina... (a Nicarete, con aria di compassione guardando Protomaco) Poveretto!... Un po’ di nettare anche per lui!... (esce a destra)


Note

  1. Vedi la nota a pag. 59.
  2. Vedi la nota a pag. 62.