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13. La tutela degli informatori     121


computer scollegato dalla rete è l’unico luogo in cui i messaggi SecureDrop vengono decifrati e letti, per far sì che sia molto più difficile, per un possibile attaccante, accedervi.

I contributi sono, poi, accessibili e scaricabili dai giornalisti utilizzando il sistema operativo Tails, che si avvia da una chiavetta USB, non “tocca” il disco rigido del computer e instrada tutto il suo traffico Internet attraverso la rete Tor.

I contributi sono, infine, decifrati su un computer air-gapped che usa anch’esso Tails, e questo procedimento mitiga il rischio che un attaccante possa inviare malware attraverso SecureDrop nel tentativo di infettare la rete principale del quotidiano o dell’organizzazione.

La scelta di Aaron di ancorare il suo progetto a Tails, un piccolo/grande sistema operativo, pensato e sviluppato per garantire un alto livello di sicurezza e per essere utilizzato (anche) in contesti dove le attività di sorveglianza e di controllo sono particolarmente pervasive nei confronti di un utente preso di mira, è molto significativa anche in un’ottica di attivismo.

Aaron scelse, infatti, un sistema operativo specificamente progettato per non lasciare alcuna traccia di attività sul computer che lo “ospita” e che permette all’utente di installarne una copia su una normalissima chiavetta USB e di usarla ovunque, soprattutto su computer di cui l’utente non conosca l’origine, la provenienza e la configurazione. L’uso tipico, come ben si può immaginare, è sul computer collocato in un Internet Café o nella hall di un hotel, luoghi che Aaron vedeva come facilmente controllabili da un terzo ostile.

Nonostante sia un sistema pensato per dissidenti, per giornalisti controllati da regimi liberticidi, per vittime di reati (ad esempio, di stalking) o, comunque, per persone che non possono permettersi di lasciare tracce delle loro attività, si può rivelare uno strumento assai utile per l’utente itinerante, che voglia mantenere al sicuro i suoi dati e le sue attività/comunicazioni.

Aaron, com’è noto, cercava, negli strumenti che utilizzava o sviluppava, come prima cosa, la semplicità, e l’uso di Tails è molto semplice ed è alla portata anche dei non-tecnici: si avvia su un computer “ospite”, ma il sistema operativo risiede sulla chiavetta USB in possesso e di proprietà dell’utente. La conseguenza è che si viene a creare una sorta di “computer temporaneo” sulla chiavetta stessa (che si appoggia alla memoria volatile del computer “ospite”), che non lascia alcuna traccia delle attività dell’utente. In pratica, Tails non usa né il sistema operativo presente sul computer che lo ospita, né il suo disco fisso.

Ma vi è di più: Tails, a ogni avvio, si presenta come un ambiente libero da qualsiasi dato generato in precedenza e, quindi, non reca traccia di tutte le attività svolte in passato. In altre parole: non appena si spegne il computer, “svanisce” anche Tails.

Aaron aveva riflettuto con cura sui benefici immediati di tale sistema: Tails consentiva di non lasciare tracce di tutte le attività che un utente comune avrebbe potuto svolgere nelle ore trascorse di fronte allo schermo di un computer: i