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3. L'incontro con Lawrence Lessig     53


La quarta, infine, ha preso la denominazione di “non opere derivate” (“ND”), ed è stata pensata per garantire all’autore che non siano fatte elaborazioni successive della sua opera creativa. In questo caso, si tutela quell’autore che, al contrario, non vuole che la sua opera sia presa e modificata, dando così origine ad altre opere che potrebbero sfuggire al controllo dell’autore originario.

Dalla combinazione delle quattro clausole, possono derivare sei tipi di licenze che si possono interpretare, anche, in ordine decrescente di libertà di utilizzo: i) Attribuzione; ii) Attribuzione - Condividi allo stesso modo; iii) Attribuzione Non commerciale; iv) Attribuzione - Non opere derivate; v) Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo; vi) Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate.

L’idea vincente alla base delle licenze CC fu quella di non limitare questo sistema di regolamentazione al dato testuale, ossia alla tradizionale clausola scritta, ma di prevedere una triplice dimensione.

Oltre al testo della licenza, infatti, il sistema prevede un “creative commons deed”, ossia una sintesi delle principali condizioni, accompagnata da icone facilmente interpretabili e, soprattutto, prevede quei famosi metadati che citava Aaron nel suo discorso e che consentono ai motori di ricerca, e ai siti web, di classificare in maniera corretta il regime di uso e circolazione delle opere.

Il video dell’incontro californiano con il lancio del progetto Creative Commons è, si diceva, ancora reperibile in rete: Aaron, in questo contesto, è molto attento a fare uso di termini semplici per spiegare il suo lavoro e per condividere i motivi per cui quel progetto prettamente giuridico avesse affascinato così tanto anche lui, un giovane informatico.

Mentre parla, evidenzia subito i tre punti essenziali alla base dell’idea di Creative Commons.

Mettere la volontà, e la persona, dell’autore al centro, innanzitutto, affinché possa essere sempre indicato il creatore dell’opera con un uso corretto delle funzioni di attribution e dei credits. Garantire, poi, la libertà assoluta in capo all’autore di scegliere un possibile utilizzo commerciale, o meno, del proprio lavoro. E, infine, la possibilità costante di permettere, o vietare, modifiche al lavoro stesso.

La novità – ribadisce Aaron dal podio durante il suo breve discorso – è che tutte le domande circa i diritti d’uso e di diffusione che gli autori hanno voluto stabilire sulle loro opere, per la prima volta le potremo fare a un server! A una macchina! A un computer! E la macchina, fatta la domanda, ci risponderà. E ci rimanderà a una pagina dove potremo trovare, in regalo, un piccolo frammento di codice scritto in HTML. Da quel momento in avanti, potremo anche noi incorporare nel nostro sito web, o in qualsiasi altra opera, quel frammento di testo che sarà in grado di descrivere con cura e in ogni momento, il tipo di licenza che abbiamo deciso vi debba essere su quell’opera.