Sente un po’ dell’affricogno;
Tuttavía di mezzo agosto 590Io ne voglio sempre accosto;
E di ciò non mi vergogno,
Perchè a berne sul popone
Parmi proprio sua stagione.
Ma non lice ad ogni vino 595Di Pumino
Stare a tavola ritonda;
Solo ammetto alla mia mensa
Quello che il nobil Albizi dispensa,
E che fatto d’uve scelte 600Fa le menti chiare e svelte.
Fa le menti chiare e svelte
Anco quello,
Ch’ora assaggio, e ne favello
Per sentenza senza appello: 605Ma ben pria di favellarne
Vo’ gustarne un’altra volta.
Tu, Sileno, intanto ascolta.
Chi ’l crederia giammai? Nel bel giardino
Ne’ bassi di Gualfonda inabissato, 610Dove tiene il Riccardi alto domíno,
In gran palagio e di grand’oro ornato,
Ride un vermiglio, che può stare a fronte
Al piropo gentil di Mezzomonte;
Di Mezzomonte, ove talora io soglio