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libro secondo 253

’l vivere civile accaggiono le inimicizie prese non raro per la iustizia e difesa de’ tuoi, e qualche volta importate ancora a te da certi invidiosi rattori e malefici. Difficil cosa, non nego, nulla sentirsi morso e punto dagli oltraggi e dispetti. Ma non però bisogna per ogni offesa opporsi urteggiando chi ti si presenta tedioso. Non raro, stimar nulla gli omini levissimi, acquista a noi autorità e riputazione. E ben spesso avviene che la ragione e prudenza nostra rompe l’audacia degli insolenti con altro che col certare. E conviensi all’animo generoso più molto essere indulgente per acquistar grazia, che severo per mantenersi utilità. Né sarà meno fortitudine e gloria superare in te la indignazione e ira tua, che suprastare con durezza il tuo inimico. E io molto più loderò chi tolleri le offese passate con ragione, che chi ora persequiti el vendicarsi con acerbità e impeto concitato. L’animo grande non riceve a sé in contumelia se non quel solo quale e’ non può tollerare colla pazienza, e non trascorre a punizione per contentar sé, ma sequita la ragione per satisfare alla dignità. Non è dubbio: s’tu potrai contro e’ tuoi concitamenti, in molta parte potrai contro l’impeto dello inimico, parte meglio adoperando el consiglio, parte fermando lo stato tuo, parte disponendo quel che bisogni, e conducendo le cose con ragione e maturità. La pazienza, massima virtù, quieta e senza arme spesso vince e’ ferocissimi armati, e non raro stracca el coruccio e infestamento del cielo. L’ira in noi non è altro che vapor d’animo furiato, onde suole susseguire che l’omo irato ruina per vendicarsi spesso in qualche non onesto movimento; e la vendetta fatta con disonestà riporta ferite mortali alla fama, e perde la dignità. Per questo sarà da preponere el sofferireetiamcon qualche dura tolleranza e molestia privata, che vincere con turpitudine e publica infamia. E quasi mai sarà bene onesto, per la offesa ricevuta, darsi con severità a vendicarsi, se non quando e’ tuoi ottrettatori palese concederanno che a te nulla più giovava la pazienza tua contro la insolenza e infestamenti di chi per sua natura e per tua tolleranza de ora in ora più errava. E se pur fussero le offese da non più sopportarle, sarà officio d’animo virile deponere quella inutile tolleranza, non con subitezza, ma con circunspetta cau-