Pagina:Alcuni scritti del dottor Carlo Cattaneo vol. II, 1846.djvu/170

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insetto che gli scrìcchioli sotto il piede. E siccome consìdera sè medèsimo come un’emanazione di Brama, così tutti li atti della sua vita sono esercizi d’un’esistenza divina, ch’egli compie con rìgido ed ansioso raccoglimento, quasi funzioni d’un sacro rito. « La divozione, dice l’antica legge di Manù, comprende tutti i doveri della vita; è la scienza nel sacerdote; è la vigilanza nel mìlite; è il commercio nel mercatante; è l’agricultura nel colono.» E così ogni più profana operazione soggiace all’ingerenza del rituale bramìnico in modo così minuto e inesoràbile, che la libertà morale, la volontà, la ragione rimàngono assorbite e cancellate sotto l’assidua dettatura d’un principio che nulla tòllera di spontaneo, di lìbero, d’indefinito. E sempre sta sospesa sul capo di ciascuno la minaccia che un rito negletto non tragga seco la ripulsa della casta e un’irrevocàbile maledizione.

Ogni persona d’onore porta i segnali della sua stirpe, e prima di deporli soffrirebbe mille morti; e già solo alle fattezze, al colore, ai modi, le alte caste sacerdotali e armìgere, discese in remeta orìgine dalli altipiani dell’occidente, si discèrnono dalle fosche genti indìgene, ancora semiselvagge nei monti, o deboli e snervate nelle maremme del Bengala. Non è lècito gustar cibo preparato da persona d’altra casta, nè seder seco a mensa, nè contrar seco parentado; e la pena inevitàbile è d’èssere immantinenti ripulso da ogni consorzio di famiglia, abborrito e fugito come un èssere immondo. Ogni soldato porta in campo di che apprestarsi in disparte il suo cibo; e se può, lo prende non visto nel nascondiglio della sua tenda, o addossato a una parete, a una siepe. Due soldati della scorta del vèscovo Heber di Calcutta, presi da repentino morbo, protestàrono rispettosamente di voler piuttosto morire che toccare la bevanda ristoratrice che il buon prelato apprestava loro di sua mano. Per l’uomo d’altra casta nessuna umana cura, nessuna pietà; potrebbe morire in mezzo alla folla, senza che una mano si stendesse a soccòrrerlo, senza che un occhio si volgesse a lui. Ogni casta è un mondo a sè; non cura e non sa che si òperi o si pensi dalli altri viventi; nè tiene altra règola della vita che le millennarie tradizioni de’ suoi padri; nè alcun’altra nozione del