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352 parere dell’autore


Questo fatto tragico è interamente inventato dall’autore, e non so con quanta felicitá. Egli acquista forse un certo splendore dall’esserne il carattere del protagonista appoggiato ad un personaggio noto e verace, i di cui delitti fanno rabbrividir nelle storie. Ma l’antichitá e l’illustrazione hanno pur tanta influenza su le opinioni degli uomini, che Rosmunda, per non essere stata Greca o di altra possente antica nazione e per non essere stata mentovata da un Omero, da un Sofocle, da un Tacito, o da altri grandi, non può andar del pari con Clitennestra, né con Medea. La mentovava però nelle sue storie il nostro Machiavelli; a cui, perch’egli appaja ai nostri occhi un Tacito, null’altro manca se non che gl’Italiani ridiventino un popolo. Nulladimeno, io non trovo questa universale opinione falsa del tutto; perché l’uomo non può mai spogliare il fatto, né delle persone, né dei tempi, né delle conseguenze che da esso derivate ne sono. Onde, con questa proporzione, tra due fatti eguali in tutte le loro parti, ma succeduti, l’uno fra grande e possente nazione con rivoluzione memorabile dopo, l’altro fra un piccolo popolo, senza che ne risultassero delle innovazioni grandiose, il primo sará riputato grande, e degno di storia e di poema, il secondo di nessun dei due. Ma pure l’antichitá somma, e le molte illustrazioni, suppliscono alla grandezza. Quindi un re di Tebe in tragedia riesce un personaggio molto superiore a un re di Spagna o di Francia, benché questi di tanto lo eccedano nella potenza; perché la picciolezza nell’antichitá si smarrisce, e la durevol grandezza nei grandi antichi scrittori si acquista.

Vengo da tutto ciò a dedurre, che questi secoli bassi a cui io ho appoggiato questo fatto, essendo per la loro barbarie e ignoranza cosí nauseosi, che i loro eroi non sono saputi, né se ne vuole udir nulla, io certamente ho errato nello scegliere sí fatti tempi per innestarvi questa mia favola. Credo oltre ciò, che sia anche mal fatto di volere interamente inventare il soggetto d’una tragedia; perché il fatto non essendo noto a nessuno, non può acquistarsi quella venerazione preventiva, ch’io credo quasi necessaria, massimamente nel cuore dello spettatore affinch’egli si presti alla illusion teatrale: e fermamente credo (quanto alla grandezza tragica dei personaggi) dover loro giovare moltissimo, pria