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di vittorio alfieri 139


3 Ch’io avrei bramata un pocolin piú estesa.1
Ma la tua pigrizietta in blando aspetto
Sí ben sapesti appresentar, ch’io credo
6 Non fosse il tacer tuo di amor difetto.2
Io, che pure in pigrizia a nullo cedo,3
Vo’ non solo risponderti, ma in versi
9 E magri4 assai, per quanto io già mi avvedo.
Ma perché appunto io so che gli alti e tersi5
Piacciono a te, che bevitor del fonte6
12 Carmi scrivi di mèle attico7 aspersi;
Voglio or perciò queste rimacce impronte8
Farti ingoiare in pena del silenzio,
15 Cui giusto è pur che in modo alcun tu sconte.
Odo che amara è a te piú che l’assenzio
Codesta Londra, ove stranier ti trovi:9
18 Ed è vero il supplizio di Mezenzio10
Lo star fra gente, ove nessun ti giovi
Co’ bei legami d’amistà giuliva.
21 Ah! ben tu osservi che di ferro ha i chiovi
Necessitade,11 inesorabil Diva;
Solo Nume a cui cede anco il tiranno,


    rabile ode La jeune captive per la Duchessa di Fleury, e il giorno 25 luglio 1794 veniva condotto al patibolo. Abbondante è l’opera di questo poeta morto sí giovane: egloghe, poemetti, elegie, inni, odi egli compose e di tal grazia che, tra’ moderni francesi, il solo V. Hugo può reggergli al paragone. — Quando l’A. lo conobbe non so, né credo sia possibile stabilirlo con precisione; può darsi nell’84, quando lo Chénier venne in Italia.

  1. 3. Piú estesa, piú lunga.
  2. 5-6. Io credo che la tua pigrizia non derivasse da mancanza di amore.
  3. 7. Quasi in ogni lettera, specialmente quando scrive alla madre, l’A. si scusa di questa sua invincibile pigrizia, e la prega di non volerla ascrivere a dimenticanza o a poco amore. — Nullo, nessuno.
  4. 9. Magri, poco belli, meschini; altrove, versuccini.
  5. 10. Tersi, ben condotti, sapientemente levigati; come il Parini, nell’Educazione.
  6. 11. Del fonte; quello d’Ippocrène, intorno a cui vegg. la nota al v. 5° del son. Lunga è l’arte sublime, il viver breve.
  7. 12. Di mèle attico, di bellezze greche.
  8. 13. Impronte, improvvisate, non preparate.
  9. 16-17. Scriveva lo Chénier in un bel frammento sulla sua dimora in Inghilterra (Oeuvres poétiques, Paris, Lemerre, II, 217):
    Sans parents, sans amis et sans concitoyens,
    Oublié sur la terre et loin de tous les miens,
    Par les vagues jeté sur cette ìle farouche,
    Le doux nom de la France est souvent sur ma bouche;
    Auprés d’un noir foyer, seul, je me plains du sort;
    Je compte les moments, je souhaite la mort;
    Et pas un seul ami dont la voix m’encourage,
    Qui près de moi s’asseye, et, voyant mou visage
    Se baigner des mes pleurs et tomber sur mon sein,
    Me dise: «Qu’as tu donc?» et me presse la main.
  10. 18. Mezenzio; re etrusco che aveva inventato il supplizio di legare i vivi con i morti.
    Mi pare che il ms. dia di questo verso una lez. migliore:
    Ed è in vero il supplizio di Mezenzio.
  11. 21-22.... di ferro ha i chiovi Necessitade: essa ha, vuol dire l’A., tal forza che nessuno può resisterle, neppure il tiranno.