Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/105

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loro, spazzavano la neve: già nell’aia si vedeva come un sentiero scuro che usciva dal portone aperto e proseguiva fuori nella strada. Isabella ed i bambini si divertivano a seguire il lavoro dei tre pionieri, che, rivestite le gambe di vecchi stivaloni, erano loro, più che la macchina, a pestare ed a scavare la neve.

Si sentivano, nella sera bigia lievemente colorita di una lontana promessa di serenità, le loro grida d’incitamento e di gioia: parevano quei gridi caratteristici delle sere di carnevale, quando le maschere ballano, e la danza, i suoni, i canti, non sono altro che giuochi d’amore.

Gina era sola nella cucina e aveva già messo sulla fiamma il paiuolo con l’acqua per la polenta: quando Pietro entrò silenzioso, ella stava davanti alla madia e gli volgeva le spalle; eppure sentì lo sguardo di lui coprirla come un mantello soffice e caldo; ed arrossì, anzi le parve di diventare tutta rossa, dai piedi al seno, dalle mani alla fronte.

S’egli si fosse avvicinato con dolcezza, dicendole parole di passione, quelle parole magiche lette pure da lei nel libro degli amanti e ch’ella sapeva a memoria e ripeteva fra di sè come un motivo quasi