Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/122

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— Ecco i nostri ragazzi, — disse Annalena quando ebbero attraversato il sentiero lungo il campo del grano. — Ecco il tuo Osca che lavora come Dio nel creare il mondo.

Il suo accento era scherzoso e commosso insieme, perchè realmente Osca lavorava, con le mani e coi piedi, senza fermarsi un minuto. Ripiantava i pali per le viti, e, già in maniche di camicia, col viso roseo e gli occhi in colore di quella bella giornata, oro azzurro verde, si piegava e si sollevava elastico e rapido, per scavare le buche, scegliere i pali, piantarli, rincalzare e pestare intorno ad essi la terra.

Della terra si sentiva quell’odore speciale che ha sul cominciare della primavera, odore come di tomba dissepolta dalla quale però esalano le misteriose fragranze di un corpo santo. Così doveva odorare il Sepolcro donde risorse Gesù.

Le due donne si fermarono un momento presso Osca, e Gina lo guardò di nascosto, quasi con pudore, pensando che dopo tutto