Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/121

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venteranno grandi, i grandi vecchi: e tutti si sarà contenti se si avrà fatto il proprio dovere. Osca tuo marito già parla di far studiare i bambini: così essi diventeranno signori, istruiti, ed avranno tutte le soddisfazioni che a noi sono negate e che pure sono nostre perchè sarà il nostro lavoro ed i nostri sacrifizi che le procureranno loro. Pensa: sarai madre di dottori.

Gina rabbrividì, come uno che si desta in un’atmosfera fredda: le parve di vedere i suoi figli già grandi, vestiti da borghesi, come il medico ed il veterinario che marciava in automobile, e si vergognò dei suoi sogni. Sentiva inoltre che Annalena le parlava così, veramente materna, per svegliarla e guarirla dal suo male, e le venne il desiderio di confessarsi a lei; ma non potè pronunziare una parola. Del resto, che doveva dire che l’altra non sapesse già? Sapeva tutto di tutti, Annalena, e se adesso le parlava così significava che la compativa e la perdonava.

Era il tempo del perdono, per tutti; l’aria stessa dava un senso di pace, ed i grandi cieli sembravano ritinti a nuovo per la Festa imminente. Anche lei, Gina, sentì di perdonare a Pietro, e sopratutto a sè stessa.