Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/13

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Seguiva il biroccino, con lo zio e la madre. Guidava lei, Annalena Bilsini, senza cessare un momento di osservare se tutto procedeva in ordine. Tutto procedeva in ordine: d’un tratto però la vecchia cavalla ancora ardimentosa, che tirava il biroccino, agitò le orecchie per segnalare un imminente pericolo; e le mani della donna, nodose come quelle di un contadino, strinsero forte le redini.

Il corteo si fermò, a sinistra del ponte, mentre un camion carico di sacchi di frumento, passava velocemente a destra. Tutto il ponte tremava come dovesse sfasciarsi; anche l’acqua, sotto, correva con una vertigine di spavento, mentre il conducente del camion, col viso che pareva di bronzo, illuminato dal sole, cantava a squarciagola accompagnando il fracasso di terremoto che destava il suo passaggio.

I giovani Bilsini lo inseguivano coi loro gridi di protesta, i bambini piangevano ed il cane abbaiava cupo; anche lo zio, dentro il biroccino, tirandosi con la mano sinistra la lunga barba grigia, mormorava:

— Quello lì va verso l’inferno. Sicuro!

Solo la donna, sporgendosi indietro, seguiva con uno sguardo benevolo il passaggio tempestoso del camion: i suoi occhi cele-