Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/142

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seguire. Ma egli sospirò. La porta del suo cuore s’era aperta, e una ventata di quell’aria di maggio che possedeva anche i pali morti della vigna, vi entrava e vi scuoteva il dolore addormentato.


Con voce insolitamente bassa e cavernosa egli riprese:

— Mia moglie, che ha qualche anno più di me, tu del resto lo saprai, è pazza. Lo è stata sempre, ma finchè era giovane le sue passavano per stravaganze. Adesso, con l’andare del tempo, le cose si sono aggravate. Le è venuta la mania dell’avarizia, peggio che alla vecchia Mantovani; nasconde i denari sotto i mattoni, nei buchi, nei campi, poi dimentica dove li ha messi e piange perchè dice che io glieli ho rubati. Ha pure la mania di persecuzione: la notte non dorme mai: ha paura dei ladri, si alza, gira di continuo, di qua, di là, vaneggiando, presa da terrori senza fondamento. Ma tutto questo sarebbe niente, senza la sua fissazione di aver cento malanni fisici, e di essere odiata da me e dalla figlia nostra. Povera Lia! Invano essa abbraccia pian-