Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/160

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Ripassando sotto la casa, vide che Gina aveva chiuso la finestra e spento il lume; forse era anche già andata a letto: e questo le fece piacere.

— Ma perchè, ma perchè? — si domandò subito: — io non devo aver paura di nessuno.

Ma perchè dunque, invece di rientrare nella casa, ne fece il giro, per non essere veduta dagli uomini; ed al cane che stava già in ascolto davanti al portone, fece segno di tacere?

Una forza fatale la spingeva, come l’onda in tempesta, ed invano ella vi lottava contro.

L’uomo non era ancora giunto, e non lo si vedeva neppure nella strada che, fitta d’erba, pareva un fosso d’acqua coperta di musco e andava a perdersi nella boscaglia delle nuvole in fondo ai campi. Annalena aveva l’impressione di aver sognato. Si fece accompagnare dal cane, si avanzò nella strada: e finalmente vide l’uomo, fermo ancora all’ombra della siepe, evidentemente in attesa di lei.

— Tom, — disse al cane, piegandosi per