Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/17

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gazza e da sposa; e ogni volta la distesa sfavillante delle acque e dell’orizzonte, le lontananze boscose delle rive, coi campanili dalle cime lucenti come fari, le avevano destato un senso di stupore, e il desiderio che una delle barche del ponte, allora di legno, si staccasse e trasportasse lei e il suo veicolo giù, lontano, verso le terre ignoto dove il fiume andava.

Questo desiderio, di luoghi lontani e non conosciuti, nasceva forse in lei dal fatto ch’ella non aveva mai provato nè goduto l’amore.

Sposata per interesse, a sedici anni, ad un uomo già anziano, del matrimonio ella non aveva conosciuto che le ripugnanze, e il dolore e la gioia della maternità. Le rimaneva quindi nel sangue un pungiglione di desiderio, un germe ignoto a lei stessa di inquietudine e di tristezza. Ma la naturale allegria della razza, l’amore per i figli e l’ambizione di vederli un giorno ricchi e felici, riempivano il vuoto della sua vita.

Quando furono arrivati in cima al ponte, ed il carro coi bambini, il gatto, il merlo dai rotondi occhi idioti, le rosse materasse incendiate dal fuoco del tramonto, volse verso l’alto argine tutto verde e dorato, ella pensò dunque alla nuova grande casa dove