Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/187

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un lato, ed imitò la voce dolce del parroco santo.

— Baldo, fratello mio in Gesù Cristo, come puoi tu parlare di pugni? Se ti danno un ceffone sulla guancia destra, devi porgere anche la sinistra.

— Be’, smettila, — egli replicò con forza: — e sta attenta che Dio non ti castighi.

— Come sta tua madre? — domandò Annalena.

— Oh, lei sta sempre bene. Da tre giorni è occupata a fare la conserva di pomidoro e tutta la casa ne è impiastrata. Ne avrà pienato già cento barattoli; poi se li ficca in camera sua e guai a toccarglieli. E quale castigo mi aspetta? — gridò poi correndo all’ingresso in cerca di Baldo. — Più di quello di diventare cognata di un santo?

Ma Baldo era già scappato via, perchè la figura di lei, così sgargiante e chiassosa, a lui faceva male: gli sembrava quella del peccato mortale.

— Tua sorella e gli altri sono nella vigna, a vendemmiare l’uva bianca: vuoi andarci anche tu? Ti macchierai il vestito, però, — disse Annalena raggiungendola. Ed anche lei provò di nuovo un senso di sconforto, pensando ancora una volta che quella non era una moglie adatta per Pietro. Isabella