Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/192

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— Spero, Bella, che presto prenderai tu il mio posto di servaccia: allora ti passeranno i grilli, te l’assicuro io.

Ma Isabella era pure lei di cattivo umore, e rimbeccò pronta:

— Cominciano già a passarmi, figurati!

E ad Annalena, tutta occupata a pelare un pollo, disse con rancore:

— Poteva aspettarmi, però, il signorino Pietro: sarei andata volentieri anch’io, al fiume.

Anche Annalena non era contenta del contegno di Pietro; tuttavia, mentre pelava con più furia l’infelice bestia che pareva rabbrividisse di dolore anche dopo morta, per scusare il figlio disse che era andato al fiume per fare un bagno.

Allora intervenne Bardo, col suo sorriso di traverso!

— E che forse Bellina non dovrà poi vederlo tutti i giorni, nudo?

La madre minacciò di percuoterlo col pollo, che con la triste testa insanguinata disapprovava pure lui; e non potendo altro gli buttò sul viso una manciata di piume: Isabella invece ritrovò la sua allegria.

— Se mai, tutte le notti, — disse ridendo.

— Dio, Signore, che canaglie voi siete, tutti, tutti, dal primo all’ultimo, — gridò