Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/199

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— E insomma, perchè credi che Pietro cerchi solo i denari? Tu sei bella....

Si fermò, impaurito. Vedeva sul crespo rosa del vestito di lei come delle macchie di sangue. Erano lagrime.

— E perchè piangi, adesso? Si può saperlo? Voglio saperlo.

Le si avvicinò, le toccò la veste; il contatto della stoffa lo fece rabbrividire, come avesse toccato della carta vetrata; brivido che si sciolse in una prepotente voglia di piangere pure lui, appoggiato a lei, per un dolore inesplicabile che li irretiva tutti e due e li schiacciava come una medusa invisibile e per questo più paurosa.

Bisognava liberarsene: ed egli tentò di farlo, scuotendo ruvidamente Isabella, per staccarsene, per far cessare quel suo pianto misterioso, e col pianto l’incantesimo fatale che li affogava.

Ella infatti parve svegliarsi: ingoiò un singhiozzo e sollevò il viso, rasente a quello di lui; un viso diverso, di un’altra Isabella; come pestato, e ardente d’incudine: ma fra le lunghe ciglia bionde orlate di rugiada, gli occhi si erano fatti più azzurri, del colore di quelli del cielo fra gli alberi; e le pupille colpirono quelli di lui, simili ai raggi del sole.