Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/212

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— Una donna ricca, bella e buona? E valla a pescare. A meno che....

— A meno che?

— Non sia la figlia di Urbano Giannini.

Bardo gli diede uno spintone.

— Ma va a farti fotografare. Quella, io non la voglio neppure rilegata in oro. Dàlla a qualche scimpanzè.

— Quella è del Signore: lasciatela stare, — esclamò Baldo sdegnato.

— Già, lei monaca e tu frate, nello stesso convento, dice la mamma.

I due fratelli sghignazzavano; ma quando si trattava di Lia, Baldo faceva onore al suo nome: diventava un eroe: si alzò quindi dal tronco, e scuotendosi la cenere dai capelli, disse con impeto:

— Peccatori e sacrileghi siete voi, ribaldi destinati all’inferno: voi, che vi prendete gioco pure della sventura altrui. Ma il Signore vi castigherà. Attenti.

Allora Pietro, che fino a quel momento aveva parlato con una certa indifferenza, si animò e si fece davvero cattivo.

— Mi fai un piacere, Baldo? Te ne vai? Va a dire il rosario: io ho da parlare con Bardo, di cose di questo mondo. Levati dunque di tra i piedi, tu col tuo prevosto di ricotta e col vostro rompiscatole Signore Iddio.