Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/238

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parte attiva ai loro discorsi e movimenti, abbaiava se i bambini si azzuffavano; correva avanti e poi tornava indietro coi suoi lunghi cernecchi tutti in festa se la compagnia procedeva allegra e d’accordo. Se i bambini si aggrappavano a lui si accucciava per sottomettersi meglio, e tentava di abbracciare il vecchio rizzandoglisi tutto caldo e fremente addosso, se egli lo accarezzava col bastone.

Quel giorno, mentre nell’ingresso della casa si svolgeva la torbida scena fra il mendicante ed i giovani fratelli Bilsini, egli se ne stava appunto in fondo al campo dell’erba medica, mentre Osca provava un aratro nuovo, a carrino, che avevano acquistato da pagare a rate.

I giovenchi ed i buoi faticavano meno, ed anche lui, Osca, che anzi si faceva trasportare sul carrino per forzare meglio l’aratro, il cui rullio lo divertiva come una musica nuova.

Il vecchio, tenendo fermi i bambini che volevano montare anch’essi sul carrino, non approvava e non disapprovava il nuovo metodo: di solito egli accoglieva con ostilità le innovazioni, e quando si parlava di macchine elettriche diceva che erano opera del demonio per togliere all’uomo il suo mag-