Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/247

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dove sul cielo di viola il sole, accompagnato e seguito da nuvolette simili a piume d’oro e di carminio, pareva un favoloso uccello di fuoco che volasse oltre l’universo.

E aveva l’impressione che qualche cosa di lui, una piuma della sua anima, si fosse staccata e accompagnasse quel tramonto che gli pareva l’ultimo della sua vita. Sentì rientrare i bambini e la Gina, e questa mettersi a preparare la polenta: sentì entrare i giovani, e, all’oscurarsi del cielo, vide Giovanni ritornare in bicicletta da una gita di affari.

Anche il giovine portava la notizia ed i commenti che se ne facevano in tutti i paesi dei dintorni: la Gina e Bardo rispondevano, ed anche Osca, mentre Annalena, Baldo e Pietro, come d’intesa fra di loro, non aprivano bocca.

Quando fu chiamato per la cena, il vecchio parve destarsi da un lieve sonno; mangiò la sua polenta, e quando Giovanni, come al solito, gli offrì da bere, accennò ad accettare, poi scosse la testa, avvicinò a sè la bottiglia dell’acqua e vi guardò attraverso, con gli occhi alquanto vitrei, sembrandogli di vedere i nipoti in una grande lontananza, come di là di un largo fiume.

Il dubbio che Pietro avesse commesso