Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/251

Da Wikisource.

— 241 —

accesero, fissarono lo zio Dionisio; e confusamente egli dovette trovare nell’aspetto di lui una parvenza solenne, perchè corrugò la fronte come alla visione improvvisa di un misterioso pericolo.

Respinse sulla tavola il giornale e si mise sull’attenti, ricordando i suoi recenti superiori militari.

— Perchè mi fate queste domande? E perchè ci hanno lasciato soli? — aggiunse, fra di sè, con un senso di congiura da parte della madre e dei fratelli.

— Sei tu che devi rispondere alle mie domande, Pietro. La spiegazione verrà dopo.

— Ed io non voglio rispondere, finchè non ho capito di che si tratta.

— E allora, ascoltami: questa è la pura verità. Qualcuno è venuto a dirmi che tu, forse, sai dove la ragazza si nasconde. Ed io, in mia coscienza, vengo a domandarti quanto c’è di vero in questo sospetto.

Pietro pareva non capisse bene; e stette lì sospeso, fra la curiosità, lo sdegno, l’allegria.

— Chi è che è venuto a dirvelo?

— Ricominciamo? Questo non importa, o importerà a suo tempo. Tu, intanto, devi rispondere alla mia domanda.

— Ed io non vi voglio rispondere, finchè