Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/255

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ziato la sua estrema decisione, balzò in piedi, respingendo con un calcio la sedia che cadde con fracasso.

— Ebbene, — disse, con rabbia e crudeltà, — accomodatevi pure. La ragazza l’ho fatta scomparire io, e farò di lei quello che mi pare e piace.

Poi andò a prendere il suo berretto; se lo calcò bene sulla testa come quando soffiava il vento, e uscì fuori di casa.


La madre, su, seduta sullo scalino sotto la finestra della sua camera, lo sentì attraversare l’aia, socchiudere il portone e andarsene nella notte chiara di luna e di stelle. Che era accaduto, giù? Lo zio Dionisio non si moveva: ed il cuore di lei cominciò a battere forte, come se giù fosse accaduta una tragedia; o come quando, appunto nelle notti di vento, ella credeva di sentir gli alberi schiantarsi e i ladri tentare di assalire la casa e rovinare la famiglia.

Piano piano, scalza, aprì l’uscio, attraversò le camere dove già gli altri dormivano, s’affacciò all’erta scala dove, nel buio, si respirava d’abisso.