Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/257

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Il letto era tanto grande che i due uomini non si toccavano; quella notte, poi, il giovine, ch’era stato tutto il giorno fuori viaggiando in bicicletta, dormiva profondamente.

Il vecchio dunque, spento che ebbe il lume, provò l’impressione di essere solo; e quando si fu disteso dalla parte destra, col peso sopra della parte viva, sentì una gradevole sensazione di calore e di benessere: gli parve di essere penetrato in un luogo sconosciuto, dove tutto era piacevole: una strada erbosa, fra alti alberi, gli si stendeva davanti, ed egli la percorreva, d’improvviso guarito e ringiovanito. Tutto il passato, anche il più acre e recente, era scomparso: egli camminava per la nuova strada, verso una meta che non conosceva ma che sentiva buona e serena.

D’un tratto sussultò: risalì dal suo improvviso sopore: e gli parve che il suo cuore fosse incappato, come la lieve lepre che corre felice tra il fieno, in una trappola mortale.

Si mise supino e disse a sè stesso: