Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/261

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— pensa, e non si sgomenta nel vedere le pareti del suo strano sedile alzarsi, alzarsi, fatte di terra umida e grassa come quella dei campi arati.

D’un tratto però si scuote; capisce che sogna, che l’incubo della paralisi mortale lo inghiotte inesorabilmente: ma per quanto faccia non riesce a muoversi. Ed egli non vuol morire: ha dei conti da aggiustare ancora, con la vita, con la sua coscienza.

Dio è in alto, e bisogna volare liberi a Lui, come la fiamma che si spegne nell’aria.

Nel centro della terra è Satana, ed è lui che lo attira facendogli sembrare bella anche la morte.

Un’angoscia sovrumana lo investe, come se davvero un abisso lo seppellisca vivo: bisogna uscirne, e poichè il suo corpo rifiuta di aiutarlo, egli si ricorda che l’anima ha uno strumento divino: la voce. Allora cerca di chiamare Giovanni: anche la lingua si rifiuta; ma dalla sua gola esce un suono stridente, ed egli lo percepisce come un grido non suo.