Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/268

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sima perchè voglia conferire col Signor Urbano Giannini, e riferirmi le sue intenzioni.»

— Orfana, sola, perseguitata. — declamò con voce tonante il Giannini; e si fece vento con la lettera, poichè in realtà un violento calore gli ardeva il viso. Ma la sua enfasi tosto si sgonfiò, per dar luogo ad un accento di sommesso dolore: — tu avevi ragione, bambina. Orfana, perseguitata dalla sorte, abbandonata dai tuoi genitori. Che potevi stare a fare nel tuo focolare distrutto? Sei andata verso Dio ed egli non respinge chi soffre.

— Allora? — domandò il prete con voce secca.

— Allora dico che Lia fa bene a sfuggire questo maledetto mondo.

— Speriamo che voi ripenserete bene ai fatti vostri ed a quelli di vostra figlia, — disse brusco il parroco, con grande sorpresa di Annalena.

Il viso di lui s’era indurito e imbiancato, come la cera messa al freddo, e gli occhi ammiccavano quasi maligni. Era scontento, insomma, che il padre della fuggitiva non protestasse contro di lei, e, dopo averla lasciata scappare, si rassegnasse in quel modo.