Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/271

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investito dallo spirito di capo di famiglia trasmessogli dal morto, sorvegliava i fratelli con occhi da padrone.

Aveva preso lui, del resto, anche prima che il vecchio morisse, l’indirizzo di tutto; lavoro, spese, guadagno; e chiedeva alla madre, che faceva da cassiera, conto dell’ultimo centesimo.

Questo piaceva ad Annalena, disposta anche lei a seguire d’ora in avanti la più ferrea disciplina morale.

Anche il Giannini non s’era lasciato più vedere e non mandava notizie. Un giorno però giunse una cartolina illustrata da Trieste, firmata da lui e dalla figlia: allora si seppe che egli aveva convinto Lia a tornare a casa, e per distrarla la conduceva con lui in viaggio.

Baldo non era contento di questa soluzione mondana del dramma di Lia: non fiatava più, però, coi fratelli, quando ancora si parlava del fatto, perchè nei primi giorni dopo la morte dello zio, mentre lui e Pietro si trovavano soli nel campo, d’un tratto il fratello gli si era avventato contro, col viso digrignante, e l’aveva acciaccato a furia di pugni e di schiaffi.

— Questi per me, — diceva ansando; — e questi per il povero zio che è crepato