Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/272

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innanzi tempo per colpa dei tuoi pettegolezzi. E se ne vuoi ancora fiata pure. Sicuro!

Questo sfogo, del resto, fece bene a Pietro: d’improvviso egli si sentì un altro. Divenne taciturno e serio; e questo suo contegno conferiva al suo carattere fisico: con quella sua faccia nera, dove il bianco degli occhi e dei denti ricordava gli squarci di cielo lunare nelle notti nuvolose, anche lui sembrava, come la Gina, un personaggio di altra razza, intruso in quella famiglia di biondi allegroni.

Ecco che cinque settimane appena erano passate dalla morte dello zio, e nessuno ci pensava più: anche Annalena rideva, contenta che la stagione andasse bene, che la prospettiva dell’inverno si presentasse di un colore ben diverso di quello dell’anno scorso; che un nuovo piccolo Bilsini stesse per venire al mondo.

Si sperava fosse un maschio, ed era già pronto il nome: Terzo.

Nacque però, in una notte di bufera, una piccola settimina, coi capelli argen-