Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/274

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— Se si restava nel nostro campo, poveri ma contenti, tutto questo non succedeva. E adesso si andrà sempre peggio: cresceranno i soldi, ma con essi i guai.

La madre lo respingeva col gomito.

— Ma va là: il più bel guaio sei tu, brontolone. La Gnocchin crescerà, diverrà la più bella ragazza della provincia, e se Dio vuole la più fortunata. La faremo studiare da professora.

Baldo disapprovava più che mai.

— Ma bene! Fareste meglio, intanto, a farla battezzare.

Fu battezzata la domenica seguente: madrina Isabella. E Isabella, sì, era entusiasta della sua figlioccia, alla quale già parlava come ad una persona adulta. La vestì lei, col lungo camice di velo tutto infioccato, ch’era il dono battesimale, le mise in testa la cuffietta simile ad una rosa; poi la tirò su, in alto quanto poteva, fra le sue mani, la presentò di qua, di là, a tutti gli astanti, perchè l’ammirassero come una piccola sposa.

La piccolina, coi minuscoli pugni stretti, lucidi e giallini come due albicocche, apriva e chiudeva gli occhi verdognoli che, in mezzo ai merletti ed ai volantini della cuffia ricordavano i maggiolini nascosti nel-