Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/285

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ria: in cambio, sa lei che casa fanno quei signori?

— Lo so, mi mangiano, sebbene ci sia poco da rosicchiare intorno alle mie ossa. S’accomoderebbero meglio con lei. Le farò osservare, però, che i cannibali bisogna prima farli appunto cristiani: quando saranno educati, quando la loro coscienza si sveglierà, allora ne riparleremo.

— Ma mi faccia il piacere: e i cannibali già cristiani, dove li lascia, lei? Quelli che si mangiano il proprio simile peggio di quelli veri, spogliandolo, sfruttandolo, uccidendolo?

— Io parlo dei cristiani nel vero senso della parola: pur troppo, sì, essi sono ancora in piccolo numero, forse meno numerosi che nei primi anni dopo Cristo: sì, ma essi sono al mondo per continuare, anzi per riprendere l’opera del Maestro: e quando l’uomo avrà capito che bisogna vincere i cattivi istinti, non solo ritroverà la salute dell’anima, ma anche quella del corpo e la perfetta felicità.

— Il povero zio Dionisio diceva lo stesso, — intervenne Giovanni, che sedeva accanto al posto vuoto e istintivamente versava l’acqua nel bicchiere, come se il vecchio, ritornato dall’altro mondo, fosse l’ospite atteso.