Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/291

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occhi scintillanti esprimevano la speranza, anzi la certezza di diventarlo un giorno.

E il veterinario afferrò subito e tradusse questo pensiero.

— Ma lo diventerete un giorno, e quando lo diventerete, mi userete la cortesia di far sapere al signor dottore se state meglio adesso o allora.

Osca sorrise, con furberia.

— Oh, allora, certo.

Il dottore si volse a lui, con improvvisa vivacità.

— E come puoi dirlo, fin d’adesso? Ma non vedi che è proprio la speranza, anzi la ferma volontà di diventare padroni, che vi tiene qui uniti, concordi, sottoposti a vostra madre, come nella felice età dell’infanzia, mentre allora....

Annalena si era fermata dietro la sedia del veterinario ed ascoltava con l’anima tesa, rossa in viso come si parlasse di cose sue intime: una voglia quasi anelante d’intromettersi nella discussione le gonfiava la gola: quando il dottore ebbe accennato a lei, non potè più trattenersi. Disse con voce ferma:

— Servi o padroni, i miei figliuoli saranno sempre sottoposti alla madre.

Il veterinario si alzò di scatto, si volse,