Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/33

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vina le famiglie: è come uno specchio dove ci si vede brutto e storto. E allora uno dice: poichè il Signore Gesù mi ha creato così, ed io sarò così: vuol dire che andrò all’inferno e mi divertirò coi diavoli.

Così, — riprese il vecchio, dopo aver bevuto un sorso di acqua, poichè di vino, con suo cocente dispiacere, non poteva berne più, — le cose andavano male. Dei fratelli chi giocava e fumava, chi beveva, chi andava a donne. In casa sempre un disordine da stordire, e strilli, sacramenti, bastonate. Due soli dei giovani andavano relativamente bene, mio padre Giovannon ed il fratello Alessandro. Ed erano quelli che le pigliavano, perchè non reagivano. Lo zio Alessandro se ne scappò per la disperazione e andò soldato coi tedeschi. Mio padre si sposò e portò la sposa in casa: e si nacque noi due, io e la vostra nonna Lena. La nostra infanzia non fu allegra; a furia di bere, il nonno era diventato stupido e vaneggiava sempre. Gli zii sempre in bagordi: ed i campi diminuivano, uno dopo l’altro, come rosicchiati pezzo per pezzo dalle volpi. Le cattive volpi erano loro, i tre fratelli. Non che, in fondo, fossero malvagi, che, per esempio, erano incapaci di rubare neppure un uovo, ma non amavano il lavoro, e chi