Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/50

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antichi signorotti selvatici che amavano le asprezze perchè aspra era l’anima loro: ma cercava di non pensarci molto, e di superare anche lei con fierezza la fatica della scala: tanto, bisognava abituarsi; e salire, in tutto, con forte volontà, si doveva salire.


Sul pianerottolo, lastricato pur esso di pietre connesse fra loro in modo che pareva ne formassero una sola, si aprivano gli usci delle camere: usci grandi, a due battenti, di legno forte venuto certo di lontano, forse dalle foreste del nord, per difendere meglio il sonno dei signorotti della valle: le serrature doppie, solide, i catenacci ed i lucchetti davano loro un aspetto di guardiani armati.

Annalena entrò nella camera destinata al figlio Osca ed alla moglie, e dovette alzare alquanto il braccio per deporre il lume sulla mensola del camino. Tutto intorno era ancora in disordine; ma anche lassù la vastità della stanza permetteva di muoversi liberamente.

Quanto grande era la camera altrettanto piccole erano le finestre, a levante ed a